Nicolas Lozito per “il Messaggero”
shut adolfo franzo'
Adolfo Franzò, detto Ado, classe 1961, deve la sua carriera all' Etna e alle enciclopedie. «Studiavo all' Università di Catania, volevo fare il geologo, ma per farlo dovevo scattare foto al vulcano. Non avevo i soldi per i rullini, così ho iniziato a vendere enciclopedie porta a porta».
La fotografia è diventata per lui un mestiere in continuo cambiamento: le foto di cronaca nera negli anni Novanta della mafia siciliana, il paparazzo nel boom dei rotocalchi patinati, e infine ritrattista di celebrità per le riviste di tutto il mondo. «Ma a mio padre ho dovuto mentire per anni, dicevo che ero venuto a Roma per proseguire gli studi». Ora nella città che lo ha adottato presenta la sua collezione Shut - Chiudi gli occhi (dal 1 aprile alla Casa del Cinema) con 40 scatti di personaggi della cultura e dello spettacolo ritratti a occhi chiusi.
susan sarandon ph adolfo franzo'
Gli occhi sono lo specchio dell' anima. E lo sguardo è un elemento fondamentale nella fotografia di ritratto. Qual è allora l' anima del suo lavoro?
«Le cose più belle della vita sono invisibili. A occhi chiusi ci baciamo, piangiamo, ricordiamo, sogniamo. Una spontaneità umana. Ho voluto catturare quel momento, che solo con la fotografia può durare in eterno, ma nella vita normale è come se non esistesse».
Come è nato questo progetto? Sono fotografie di scarto che poi ha ritrovato o ha chiesto espressamente ai suoi soggetti di chiudere gli occhi?
adolfo franzo'
«Alcune provengono da set del passato e non erano volute. La copertina del libro, per esempio, è una foto di 25 anni fa a Jovanotti: sembra una statua, con la luce che lo fende. Ma poi è diventato un mio mantra, una cosa che cercavo con precisione e chiedevo espressamente ai soggetti».
Il pubblico cosa dice di fronte a questa mostra?
sabrina ferilli ph adolfo franzo'
«L' aspetto curioso è che c' è molta più interpretazione. Alcuni sorridono, altri immaginano sogni e desideri. Altri scherzano: c' è una foto a Marco Bellocchio dove il regista sembra, in effetti, dormire. C' è però anche una nota malinconica, gli occhi chiusi possono significare anche morte. L' idea si insinua e ti cattura. Nella serie ci sono alcuni personaggi scomparsi, come l' immenso Bertolucci».
C' è poi una insolita foto di Pavarotti in piscina. Come è stato fotografare il maestro?
luciano pavarotti in piscina ph adolfo franzo'
«Pavarotti era iper-perfezionista. Per cinque giorni mi ha fatto scattare nella sua villa di Pesaro e l' indomani controllava le foto sviluppate. I primi giorni mi dava indicazioni su dove dovevo stare, come ritrarlo. Ma quelle foto in piscina sono così disinvolte: il suo fisico sott' acqua si deformava, creava sagome incredibili».
Lei ha una collezione imponente di ritratti di celebrità straniere. C' è differenza tra fotografare gli italiani e gli stranieri?
marco pannella ph adolfo franzo'
«Gli stranieri, in particolare gli americani, sanno tutti che anche durante i ritratti stanno lavorando. E che chi c' è di fronte è un professionista. I grandi hanno sempre rispetto».
Esempi?
«Jack Black. Avevamo solo 15 minuti per il servizio fotografico.La sua agente continuava a urlare Time, time, per dirci che stava per scadere il tempo, ma lui si divertiva come un pazzo: l' ho fatto saltare con una Fender, tirare pugni con i guantoni di Hulk, dormire dentro una tenda. Ecco, lì capisci la forza di alcuni personaggi».
robert de niro ph adolfo franzo'
Negli anni Novanta è passato da fare il paparazzo a fare il fotografo ritrattista. L' ambiente come ha visto questo salto?
«In un primo momento sono sempre tutti diffidenti. Passi da nasconderti dietro muri e cespugli ai set con truccatrici e grandi flash. Ma sono sempre stato trasversale nei miei lavori, quindi è stata una transizione facile».
Erano tempi d' oro.
alessio boni ph adolfo franzo'
«Lavoravo molto per Max, ma anche per Oggi e Gente. Giravo il mondo. Per dire, una volta ero in Giappone con Pippo Baudo e Katia Ricciarelli, ero il loro fotografo ufficiale ed esclusivo grazie alla mia amicizia con Pippo. Prima di partire mi ero accordato con una rivista per vendere le foto, ma una volta arrivati lì Sandro Mayer, direttore di Gente, voleva pubblicarle. Chiamava Baudo per parlare con me. Al ritorno in Italia, all' aeroporto la voce dell' interfono annunciava: Il signor Franzò è richiesto urgentemente. Volevano a tutti costi le foto. Non gliel' ho date comunque».
Brutti ricordi, invece?
monica bellucci ph adolfo franzo'
«Facile: ero stato il primo a fotografare Licio Gelli quando era agli arresti domiciliari nella sua Villa Wanda di Arezzo. Ma avevo confessato a un amico e collega fotografo di aver fatto quel gran colpo. Così anche lui era andato alla villa spacciandosi per mio assistente, dicendo che il rullino si era rovinato e che doveva rifare le foto negli stessi punti. Le pubblicò per primo su un quotidiano».
Qualcuno che ha inseguito per tanto tempo?
«Robert De Niro, per 25 anni. Poi l' ho incontrato a Taormina. È un pacioccone».
Qualcuno che ha fotografato agli inizi e poi rivisto dopo anni?
julianne moore ph adolfo franzo'
«Susan Sarandon. L' ho vista che era giovane e bellissima. L' ho ritrovata trent' anni dopo ed era come l' avevo lasciata. Ci abbiamo scherzato su, mi ha detto: Ado, ma che scattiamo a fare, usiamo quelle che mi avevi fatto quella volta».
Ma i set fotografici sono come nei film, tutte frasi fatte e richieste di pose assurde come fammi un sorriso, fai la tigre?
«Lo stereotipo cinematografico è una scemata».
Lei come lavora allora?
alba rohrwacher ph adolfo franzo'
«Io cerco di non farmi notare. Quello che dico sempre è: per me non devi recitare una parte. Alcuni fanno fatica all' inizio, perché davvero non sanno più che fare».
Se un giovane geologo oggi decidesse di intraprendere la sua stessa carriera, quale sarebbe il primo consiglio che gli darebbe?
pierfrancesco favino ph adolfo franzo'
«Gli direi di non prendersi troppo sul serio. Di trovare uno stile proprio, un sapore, e divertirsi, provando e riprovando, accettando la gavetta, senza mai appiattirsi.
E poi, di guardare la luce, sempre la luce».
Come nei Blues Brothers?
paola cortellesi ph adolfo franzo'
«No. Come Stanley Kubrick in Barry Lyndon. Ce l' ha presente? Ecco, a vederlo e rivederlo si imparano tante cose. Kubrick era anche fotografo, ha girato quel film solo con luci naturali. Ha fatto persino riaprire una fabbrica di candele per illuminare gli interni. Bisogna imparare dai maestri e non scendere sempre a compromessi».
shut adolfo franzo' luciano pavarotti ph adolfo franzo' nanni moretti ph adolfo franzo' matthew mcconaughey ph adolfo franzo'
bernardo bertolucci ph adolfo franzo'
helen mirren ph adolfo franzo'
leonardo di caprio ph adolfo franzo' james franco ph adolfo franzo' willem dafoe ph adolfo franzo' valeria golino ph adolfo franzo' eva green ph adolfo franzo' colin farrell ph adolfo franzo' roberto d'agostino ph adolfo franzo' richard gere ph adolfo franzo' fiorello ph adolfo franzo' chris isaak ph adolfo franzo'
susan sarandon ph adolfo franzo' jack black ph adolfo franzo'