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    ECCO A COSA SERVE L’ASTROFISICA! – UNO SCIENZIATO TROVA LA FORMULA CHE CANCELLA L’INCUBO DELL’INGORGO DISUMANO PER L’IMBARCO IN AEREO – SI DEVE SALIRE A FILE ALTERNATE


     
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    Vittorio Sabadin per “La Stampa

     

    Jason H Steffen Jason H Steffen

    Di tutte le situazioni che rendono ormai sgradevole viaggiare in aereo, l’imbarco è una delle peggiori. La coda dei passeggeri è sempre inspiegabilmente prolungata e la conquista del proprio posto e di un po’ di spazio per il bagaglio a mano può trasformarsi in una vera battaglia. Ci si domanda perché, in tanti anni, nessuno abbia trovato un metodo per razionalizzare gli imbarchi. Forse dipende dal fatto che il problema è così complesso che ci voleva uno scienziato per risolverlo. 


    L’astrofisico Jason Steffen di solito cerca nuovi pianeti con il telescopio spaziale «Keplero» dal Fermilab di Batavia, in Illinois. Intrappolato anche lui a più riprese nelle code dell’imbarco, ha però provato a elaborare una formula che risolvesse il problema, utilizzando la «Simulazione Monte Carlo», ideata proprio da Enrico Fermi nell’ambito del Progetto Manhattan, quello della bomba atomica. La formula si chiama «Monte Carlo» perché può anche servire a vincere al gioco d’azzardo, oltre che a prevedere l’andamento di un titolo azionario o a calcolare la superficie di piani irregolari. In sostanza, individua una serie di realizzazioni possibili di un fenomeno preso in esame, come la coda per salire su un aereo. 

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    Il professor Steffen ha dimostrato che il metodo più usato, quello di fare imbarcare prima i passeggeri seduti al fondo dell’aereo, progressivamente seguiti da quelli seduti più avanti, è uno dei peggiori e non dà grandi vantaggi nemmeno rispetto all’imbarco caotico, quello da compagnia low cost, nel quale i passeggeri entrano senza un ordine preciso e si siedono dove vogliono. 


    Alcune compagnie hanno adottato il cosiddetto «Metodo Wilma», che prevede di imbarcare per primi i passeggeri il cui posto è vicino al finestrino, seguiti da quelli al centro della fila di sedili e poi da quelli del corridoio. Funziona un po’ meglio, perché evita di fare alzare viaggiatori già seduti, ma non è ancora quello buono. Il principale problema che rende complicato l’imbarco, infatti, è lo stivaggio del proprio bagaglio a mano, operazione che blocca il flusso lungo i corridoi e penalizza gli ultimi arrivati. 

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    La ricerca del professor Steffen ha preso di mira proprio questo problema, trovando finalmente una soluzione: il metodo migliore è quello di imbarcare le persone per gruppi di sedili, ma a file alternate. Per primi devono salire a bordo quelli dell’ultima e terzultima fila, ma non quelli della penultima, e così via. Lo spazio libero tra una fila e l’altra consente ai passeggeri di stivare il bagaglio a mano senza bloccare il corridoio e l’afflusso degli altri viaggiatori.


    Finché è rimasta una teoria, l’ipotesi dell’astrofisico è stata discussa alla Cornell University e pubblicata sul «Journal of Air Transport Management», su «Nature» e «New Scientist», in attesa, come tutte le teorie scientifiche, della conferma di una dimostrazione pratica. A Hollywood, in California, c’era quello che serviva: la carlinga di un Boeing 757 dismesso e 72 volontari carichi di bagagli a mano. 

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    L’esperimento è stato condotto su cinque diverse ipotesi di imbarco: a blocchi partendo dal fondo; un passeggero alla volta, sempre partendo dal fondo; il «Metodo Wilma» che parte dai finestrini; l’imbarco casuale e caotico; il metodo Steffen. L’imbarco a file alternate di sedili si è rivelata di gran lunga la formula migliore, consentendo di ridurre della metà i tempi rispetto al sistema a blocchi dal fondo, il preferito da quasi tutte le compagnie.

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    Il professor Steffen si gode il suo momento di gloria, ma la scienza non sta mai ferma: già si ipotizzano numerose variabili, come quella di fare salire per primi i passeggeri senza bagaglio a mano. E le compagnie ne stanno pensando altre, come quella di abolirlo proprio, il bagaglio a mano. O, meglio ancora, di farlo pagare.

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