MASSIMILIANO NEROZZI per il Corriere della Sera
agnelli
Con le cifre del manager e il cuore del tifoso, il mix che da dieci anni accompagna la sua presidenza, Andrea Agnelli si presenta ai giornalisti dentro l'Allianz Stadium, dopo l'assemblea degli azionisti (virtuale) che ha appena approvato il bilancio, chiuso con una perdita di 89,7 milioni di euro.
Parla di tutto, a partire dall'impatto della pandemia sui conti del calcio europeo: «Per le stime attuali, ci sarà una perdita di fatturato tra 5,2 e 6,3 miliardi e un rosso, tenuto conto del calciomercato, tra 6,5 e 8,4 miliardi».
andrea agnelli
Attorno alla nuova Juve, intravede qualche gufo: «Ho la sensazione, in queste prime settimane di Pirlo, che il mondo che ci circonda non veda l'ora di giudicare un paio di sconfitte». E ancora: «Sarà un cammino non privo di ostacoli e appena inciamperemo, il mondo cercherà di colpirci». Ha sempre il suo orgoglio gobbo, però: «Uno juventino è abituato a vivere accerchiato, ci sta quasi bene».
Oltre a riporre enorme fiducia nel team che affianca Pirlo, del quale snocciola i nomi, da Tudor e Baronio a Bertelli e Gagliardi, l'uomo dei numeri: «È la prima volta che vedo uno staff così moderno».
L'assemblea è stata l'occasione per ritoccare la struttura organizzativa, che sarà concentrata in due macro-aree: quella football, che farà capo a Fabio Paratici (con la promozione di Federico Cherubini a direttore sportivo); e quella business, affidata a Stefano Bertola, che manterrà (pro-tempore) anche la carica di direttore finanziario. Settore nel quale arriverà un manager.
Andrea Agnelli Foto Mezzelani
Rinnovata fiducia in Paratici dunque, per settimane al centro di rumors in uscita: «Tutti godono della mia piena fiducia e mi hanno manifestato la volontà di stare in Juventus e di trovarsi bene. Insieme affronteremo le sfide sportive e non solo». Come questi mesi terribili: «Le stime dicono che 360 club delle prime divisioni europee avranno bisogno di aumenti di capitale per 6 miliardi, nei prossimi 12-24 mesi». Ma non sarà il caso della Juve.
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Al termine dell’assemblea che ha ratificato un bilancio pesante (89,7 milioni di perdita) il presidente della Juventus ha dato indicazioni interessanti sulle prospettive finanziarie. [...]Per funzionare, però, una società ha bisogno di cassa e la Juve ha consumato, in soli sei mesi, quella raccolta con l’aumento, mentre il debito netto (pure migliorato a 385,2 milioni, da 463,5 un anno prima) torna a crescere dai 327 di dicembre.
Anche quest’anno arriverà una perdita consistente, perché con gli stadi chiusi i ricavi non crescono, la recessione frena gli sponsor e le tv puntano a rinegoziare i diritti. Peserà anzi lo spostamento di parte delle retribuzioni al 2020/21.
Andrea Agnelli Foto Mezzelani
La nostra previsione di una perdita da 200 milioni nel biennio sembra destinata a confermarsi: dopo i 90 dell’ultimo anno, ad esempio, anche Banca Imi ne stima circa 112 quest’anno. La congiuntura non colpisce solo la Juve, certo, come giustamente rileva Agnelli, ma impone scelte importanti. Se in un’azienda la cassa è divorata dalla gestione, la mettono gli azionisti, oppure deve arrivare dal debito o cedendo gli asset (per un club: i calciatori).
Difficile non immaginare un graduale riposizionamento della Juventus su una strategia diversa dal passato: la scelta di un esordiente in panchina lo conferma. Niente più investimenti monstre per campioni affermati, ma avanti con l’età. Più giovani e una politica che punti a ridimensionare il costo della rosa, allineandola a ricavi che faticano a crescere per ragioni evidenti.
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Agnelli non ha smentito l’ipotesi, parlando anzi di «acquistare giocatori in altre fasi della curva biologica» e accennando alla necessità di rispondere alle difficoltà con la «creatività» (vocabolo alquanto inconsueto nella tradizione juventina) intesa come capacità di scovare e valorizzare giocatori sconosciuti.
Qualcosa che si avvicini al progetto-Elliott, insomma. Naturalmente il problema finanziario oggi resta: la Juve non ha problemi di patrimonio, ma la liquidità non si inventa.
andrea pirlo andrea agnelli
Non pare assurda l’ipotesi di allargare il perimetro societario a investitori internazionali: fondi di private equity o altri che possano rifinanziare la società. Il brand Juventus ha un’appetibilità che può certamente attrarre grandi investitori e questo servirebbe a giustificare una discontinuità gestionale che pare oggi inevitabile. Su questo, ovviamente, Agnelli non dice e non può dire.
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