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    “I RUSSI PARLAVANO COME SE AVESSERO DOVUTO BONIFICARE CHERNOBYL” - AGOSTINO MIOZZO RICORDA L’INCONTRO CON IL GENERALE SERGEY KIKOT, CHE GUIDAVA LA DELEGAZIONE RUSSA ARRIVATA IN ITALIA IL 22 MARZO 2020 PER “AIUTARE” NELLA LOTT AL COVID: “CI DISSE CHE GLI ACCORDI DI ALTO LIVELLO PREVEDEVANO SANIFICAZIONI SU TUTTO IL TERRITORIO E DISSE CHE LORO INTENDEVANO SANIFICARE TUTTI GLI EDIFICI, COMPRESI QUELLI PUBBLICI. DECIDEMMO DI NON ACCETTARE: FURONO AUTORIZZATI A ENTRARE SOLTANTO IN ALCUNE STRUTTURE SANITARIE. IN SEGUITO CI FU CONFERMATO CHE AVEVANO SANIFICATO MOLTE STRADE"


     
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    Fiorenza Sarzanini per www.corriere.it

     

    miozzo miozzo

    «Entrare negli edifici pubblici e sanificare il territorio»: era questa l’intenzione della delegazione russa arrivata in Italia il 22 marzo 2020 per affrontare l’emergenza da Coronavirus. Lo chiesero in una riunione finora riservata alla quale parteciparono i vertici militari provenienti da Mosca e quelli italiani del Comando Interforze, ma anche del Comitato tecnico-scientifico che collaborava con il governo nella gestione della pandemia.

     

    Ci fu un duro scontro tra le due delegazioni e alla fine gli italiani negarono il via libera. I russi eseguirono comunque una serie di interventi in ospedali e Rsa. Molti di loro erano militari. Ci sono altri dettagli inediti su quella operazione che tre giorni fa l’alto funzionario del ministero degli Esteri Alexei Paramonov ha citato nel suo attacco al nostro Paese minacciando «conseguenze irreversibili» se aderiremo alle sanzioni.

    IVAN PARAMONOV - PASQUALE TERRACCIANO IVAN PARAMONOV - PASQUALE TERRACCIANO

     

    RIUNIONE IN FORESTERIA

    Foresteria militare di via Castro Pretorio a Roma, sala riservata alle delegazioni internazionali. Da una parte del tavolo c’è il generale Sergey Kikot, vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica, biologica dell’esercito russo insieme ad almeno dieci militari. Dall’altra il generale Luciano Portolano — all’epoca comandante del Coi, il Comando operativo interforze — e i vertici del Comitato tecnico-scientifico, Agostino Miozzo e Fabio Ciciliano. La richiesta di pianificare le attività che potevano essere svolte dal contingente russo nel nostro Paese arriva direttamente da palazzo Chigi. Kikot è subito esplicito: «Siamo qui sulla base di un accordo politico di altissimo livello. Dunque possiamo fare qualsiasi cosa per aiutarvi. Vogliamo sanificare l’intero territorio italiano entrando anche negli uffici pubblici e in tutte le sedi a rischio».

    Sergey Kikot Sergey Kikot

     

    LO SCONTRO

    Portolano e Miozzo chiariscono che gli unici interventi possono riguardare ospedali e Rsa, le residenze per anziani dove c’erano già decine di decessi a causa del Coronavirus. Kikot insiste e la riunione viene interrotta. Portolano si consulta con i colleghi, la trattativa va avanti per ore e alla fine si decide di non cedere. Ma i toni sono aspri. Miozzo lo ricorda molto bene: «L’esordio di Kikot fu particolarmente intrusivo, ruvido. Parlava come se dovessero bonificare Chernobyl dopo l’esplosione nucleare. Ci disse che gli accordi di alto livello prevedevano sanificazioni su tutto il territorio e disse che loro intendevano sanificare tutti gli edifici, compresi quelli pubblici. Il colloquio fu interrotto varie volte ma con Portolano decidemmo di non accettare alcuna offerta di quel tipo. La riunione terminò con l’autorizzazione a entrare soltanto in alcune strutture sanitarie. In seguito ci fu confermato che avevano sanificato molte strade».

     

    GLI OSPEDALI

    Fabio Ciciliano Fabio Ciciliano

    Che cosa accadde dopo è noto soltanto in parte. I russi arrivano in Lombardia e rimangono per due mesi. Collaborano con le strutture sanitarie con libero accesso ai reparti. Qualche mese dopo il New Yorker scrive che avevano «elaborato il Dna di un cittadino russo risultato positivo in Italia per le ricerche sullo Sputnik». Un anno dopo, nell’aprile 2021, è stato chiuso un accordo con l’ospedale Spallanzani di Roma proprio per la sperimentazione dello Sputnik, nonostante la mancata approvazione del vaccino russo da parte dell’Ema. La collaborazione è stata interrotta qualche giorno fa, tre settimane dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina.

     

    Sergey Kikot Sergey Kikot

    I DATI «SENSIBILI»

    Che cos’altro prevedeva l’accordo «di altissimo livello politico» di cui parlò Kikot? E soprattutto, a quali informazioni di tipo sanitario hanno avuto accesso i russi? Tra i responsabili della missione c’erano Natalia Y. Pshenichnaya, vicedirettrice dell’Istituto centrale di ricerche epidemiologiche, e Aleksandr V. Semenov, dell’Istituto Pasteur di San Pietroburgo. Entrambi dipendenti del Rospotrebnadzor, la struttura sanitaria civile a cui Putin il 27 gennaio 2020 aveva affidato la supervisione del contrasto all’epidemia. Gli stessi che avrebbero poi supervisionato l’accordo siglato con lo Spallanzani di Roma per le ricerche sul vaccino Sputnik.

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