Totò Rizzo per leggo.it
«Ahi-ahi-ahi, ahi-ahi chiquito» canta Cristiano Malgioglio nel ritornello di “Sucu sucu”. Lui è rimasto un po’ chiquito nell’animo, «voglio solo divertirmi» ripete l’eterno bambino come fosse un mantra.
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E dunque eccolo qui, con quello che si appresta a diventare un tormentone estivo (da oggi in radio e dal 24 sulle piattaforme digitali per First Artist), cover di un celebre successo sudamericano del ’61 lanciato anche in Italia da Caterina Valente. Da qualche estate Malgioglio si diverte a proporre ballabili per i mesi caldi («ma ci si può scatenare pure in autunno, mica è proibito»), da “Mi sono innamorato di tuo marito” a “Danzando danzando”.
E questa estate, via col mambo, Cristiano.
«Prima la pandemia, poi la guerra… c’è ancora bisogno di un po’ di leggerezza».
Come è nata l’idea di “Sucu sucu”?
«Tre mesi fa ero in aereo, verso Lisbona, auricolari alle orecchie, mix di musica. A un tratto sbuca fuori questo motivo che conoscevo già ma non ascoltavo da decenni. Ho detto: è questo.
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Perfetto per l’estate, fresco come una fetta d’anguria. Tornato a Milano ne ho subito parlato al mio discografico, Claudio Ferrante, e a Lorenzo Suraci, patron di Rtl. Bisognava soltanto un po’ svecchiare, così l’arrangiamento è stato affidato a un team di musicisti inglesi, molto bravi, che di solito lavorano con Adele. Appena hanno spedito in Italia la base, m’è preso un coccolone».
Perché?
«Ma perché avrei dovuto cantare in una tonalità per me impensabile, troppo alta, quasi femminile. Però, come un bravo scolaretto, mi sono messo di buona volontà, mi sono sgolato ed è venuta fuori una delizia. Certo, ci sono voluti sette giorni di lavoro, fosse stata nel mio registro l’avrei incisa in sette minuti».
Il video che accompagna il brano ha la stessa atmosfera caliente?
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«Di più, è quasi hot. Era la prima volta che lavoravo con Fabrizio Conte, il regista. L’ho portato nel mio mondo, ci siamo ispirati un po’ ad Almodovar. Una cornice calda, sensuale. C’è una spiaggia e dal mare emerge un ragazzo che è da urlo, una sorta di apparizione alla Ursula Andress in “007” ma al maschile».
Si scateneranno i cori nel tour estivo.
«Già. Mi avevano proposto i locali alla moda, le grandi discoteche ma io ho voglia di stare all’aperto, di cantare nei parchi, nelle piazze, per le famiglie e per i ragazzini. Così posso arrivare presto, fare il mio show e tornare presto in albergo. Non fa più per me esibirmi dopo mezzanotte, finire alle due e andare a letto all’alba».
In autunno tornerà in tv?
«A fine settembre sarò di nuovo a “Tale e quale show”, chiamato dal mio amico Carlo Conti. Per lui ho rinunciato all’America, avevo 20 date tra cui una a New York, al Madison Square Garden. Ma sono troppo affezionato a quel varietà televisivo, l’America può slittare di qualche mese».
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Nel suo nuovo disco, “Malo”, ha voluto inserire un omaggio a Raffaella Carrà con la cover di “Forte forte forte”.
«È stata la prima canzone che ho scritto per Raffaella. Da quando è andata via è come se mi mancasse una parte di me. Sono contento che Roma abbia deciso di intitolarle una piazza e quando sarò a Napoli col mio show, il 26, chiederò pubblicamente al sindaco di dedicarle una via dei Quartieri Spagnoli: Raffaella li adorava».
A chi si sente di dire grazie?
«Il primo che mi viene in mente è Piero Chiambretti. Mi disse: “Cristiano, tu devi essere te stesso”. Eccomi qua. Mi ci vedrebbe lei in giacca e cravatta? Io amo i colori, i colori sono la mia vita. Piacevo così anche a Gabriel Garcia Marquez».
Era un suo ammiratore?
«Un giorno fa la fila con me in aeroporto, ci si imbarca per la Colombia. Casualmente abbiamo i posti accanto, lui mi guarda e fa: “Mi sembra di conoscerla”. Mi presento. E lui, cordiale: “Ah, sì”. Io morto di timidezza. Poi guarda la mia giacca con tutti i colori dell’arcobaleno: “Ma lo sa che la sua giacca è bellissima?”. A quel punto mi faccio coraggio e gli chiedo un autografo. Lui non me lo fa però vuole il mio indirizzo. Un mese dopo mi sono arrivati tutti i suoi libri, ognuno con dedica personale».
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Beh, deve ammettere che è diventato sempre più un personaggio.
«Le giuro, non c’è differenza tra personaggio e persona. Sono fedele a me stesso. Una volta Sophia Loren mi disse: “Guai a te se ti togli il ciuffo!”. E Raffaella, nell’ultima telefonata che mi fece qualche giorno prima di andarsene, mi ha ripetuto: “Cristiano, resta sempre così come sei”»,
Ho saputo che c’è un fiorente merchandising malgiogliano.
«Sì, l’ho anche constatato di persona. Tazze, accendini, penne. L’altro giorno ero a Firenze e un cameriere mi ha portato un drink in un bicchiere con la mia faccia. Non me ne viene in tasca un euro».
Le basteranno i diritti d’autore di centinaia di canzoni.
«Ma lo sa che non ho più tanta voglia di scrivere?».
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Perché?
«Perché non me ne frega più niente, voglio solo divertirmi. A meno che qualcuno non venga a chiedermi di scrivere per lui».
Chi vorrebbe bussasse alla sua porta?
«Per esempio la Pausini, bella voce e bella grinta».
Messaggio lanciato. Chi altri le piace?
«Tra gli italiani Madame. Tra gli stranieri Sam Ryder, l’ho sentito cantare all’Eurovision Song Contest a Torino: fenomenale».
Vita privata. Come va l’amore?
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«Bene. Ho una nuova storia. Lui ha 40 anni, è turco, di Ankara, di buona famiglia. Per me l’uomo più bello del mondo. Sto facendo un pensierino sul prendere casa a Istanbul. Sono felice».
E gli anni che passano? Malinconie? Rimpianti?
«No, ogni tanto qualche momento di nostalgia. Ma quando sono triste prendo la vestaglia di mia madre, l’ultima cosa che mi ha lasciato, la indosso, metto su un disco di Carmen Miranda e ballo da solo, davanti allo specchio. E torno sereno».
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