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    AHI! TECH - ATTENTI ALL’IRA DI “ZEUS”, IL VIRUS CHE DA SEI ANNI INFESTA FACEBOOK E CHE METTE A RISCHIO IL CONTO IN BANCA


     
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    A cura di Andrea Andrei per Dagospia
    (Twitter: @andreaandrei_ )

    1 - ATTENTI ALL'IRA DI "ZEUS", IL VIRUS CHE DA SEI ANNI INFESTA FACEBOOK E CHE METTE A RISCHIO IL CONTO IN BANCA

    Dal "New York Times"
    http://nyti.ms/13BuEzZ

    Il nome è particolarmente evocativo: Zeus, come il re degli dei dell'Olimpo. Ma invece che con fulmini e saette, si manifesta inviando falsi messaggi su Facebook che spingono l'utente a cliccare su dei link a video o a pagine di prodotti. E invece di accedere ai contenuti che ci si aspetta, in realtà si è solo caduti nella trappola di questo virus, che è in grado di rubare password e dati dei conti correnti.

    VIRUS ZEUSVIRUS ZEUS

    Zeus non è una novità: è stato scoperto nel 2007, ma da allora ancora prolifica indisturbato sul famoso social network, come rilevano i ricercatori dell'azienda di sicurezza informatica Trend Micro. Addirittura in quest'ultimo anno si è espanso più del solito, in particolare a maggio e soprattutto negli Stati Uniti.

    È un cosiddetto "trojan", cioè c'è ma non si vede: il virus entra nel sistema e se ne sta acquattato in un angolo remoto del pc, finché l'utente non decide di aprire il proprio conto corrente online.

    È qui che Zeus entra in azione, registrando i dati d'accesso o addirittura creando una pagina specchio del sito della banca in cui si chiede di immettere i dati, che poi vengono sistematicamente rubati e utilizzati per svuotare il conto corrente in questione oppure rivenduti sul mercato nero.

    Eric Feinberg, fondatore del gruppo di pressione "Fans Against Kounterfeit Enterprise" (FAKE), ha detto di aver svolto delle ricerche sul malware e di aver scoperto che il virus è stato creato in Russia da un gruppo di criminali informatici. Feinberg avrebbe contattato Facebook per avvertire che Zeus si trasmette soprattutto attraverso le pagine dedicate alla NFL, la lega americana di football. Il social network non sembra però essersi particolarmente interessato alla vicenda.


    2 - COPIANDO S'IMPARA: IL MIRACOLO DI XIAOMI, LA APPLE D'ORIENTE, E DEL SUO FONDATORE CHE SOGNAVA DI ESSERE STEVE JOBS

    Dal "New York Times"
    http://nyti.ms/16KdA0L

    Si sa che i cinesi sono bravissimi a fabbricare e riprodurre. A copiare male, direbbe qualcuno. Che sia un plagio sbilenco, un'ispirazione geniale o comunque lo si voglia chiamare, quello realizzato da Lei Jun è una specie di miracolo: guadagnare miliardi di dollari senza inventarsi nulla o quasi.

    CONFRONTO FRA LEI JUN DI XIAOMI E STEVE JOBS DI APPLECONFRONTO FRA LEI JUN DI XIAOMI E STEVE JOBS DI APPLE

    Perché il signor Jun è il fondatore di una società chiamata Xiaomi (si pronuncia "Shaomi"), che è oggi una delle più importanti aziende di tecnologia della Cina. Il suo punto di forza? Essere come Apple. No, non nel senso di particolarmente attenta al design o alla filosofia aziendale, ma essere proprio come l'azienda di Cupertino: fare prodotti simili ai suoi iPhone, avere software somiglianti a iOS. Tanto che Xiaomi non solo non nasconde queste "coincidenze", ma anzi le cavalca facendosi chiamare "la Apple d'Oriente".

    Addirittura Jun si veste, parla e presenta i prodotti come faceva l'indimenticato guru della Mela, Steve Jobs. Con la differenza che fa proclami che a un qualsiasi occidentale che li ascolti sembrano deliranti, tipo: "Stiamo facendo assomigliare il cellulare a un pc, e questa è un'idea totalmente nuova". Se state sorridendo, sappiate che Xiaomi totalizza dei numeri in Cina su cui c'è poco da scherzare.

    L'azienda di Jun ha venduto 7 milioni di smartphone solo lo scorso anno, guadagnando 2 miliardi di dollari. Considerato che la società è nata tre anni fa, si parla di un successo commerciale che nemmeno Amazon ha avuto. L'azienda di e-commerce ci ha messo infatti cinque anni per ottenere gli stessi risultati.

    Xiaomi è stata valutata 4 miliardi di dollari, diventando così una delle aziende cinesi più importanti insieme ad Alibaba, Baidu, Tencent e Netease. Jun sostiene comunque che per ora la società non ha intenzione di quotarsi in Borsa.

    XIAOMI MI-2XIAOMI MI-2

    Lei Jun è conosciuto in Cina per le sue straordinarie capacità imprenditoriali. Ha lavorato per più di dieci anni alla Kingsoft, investendo in varie startup. Pare che Lei si innamorò del personaggio di Steve Jobs nel 1987, quando lesse la sua storia in un libro. Da lì decise di emularlo. Finì rapidamente gli studi e cominciò a lavorare alla Kingsoft, investendo in decine di società.

    Finché nel 2010 ha fondato, insieme a Bin Lin, un ingegnere che ha lavorato a Microsoft e Google, Xiaomi, con un investimento iniziale di 41 milioni di dollari. Nell'agosto del 2011 l'azienda ha lanciato il primo smartphone, Mi-1, che è andato sold out in due giorni. Stessa sorte è toccata al successore, il Mi-2, uscito lo scorso agosto.

    Per ridurre i costi, l'azienda ha deciso di vendere i suoi prodotti solo attraverso internet, mossa che si è rivelata azzeccatissima. Ogni venerdì viene reso disponibile un aggiornamento software per i dispositivi.

    Jun, che potendo vantare un patrimonio di 1,7 miliardi di dollari è secondo Forbes uno degli imprenditori più ricchi della Cina, giustamente adesso punta in alto, e annuncia che la sua azienda può aspirare a vendere 15 milioni di cellulari solo entro quest'anno.

    Copiando, si impara. E ci si arricchisce, anche.

     

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