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    AHI! TECH - UN SUPER-ANTI-EROE DEI FUMETTI STRAORDINARIAMENTE NORMALE: LA RECENSIONE DEL VIDEOGIOCO DI “DEADPOOL”


     
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    A cura di Andrea Andrei per Dagospia
    (Twitter: @andreaandrei_ )

    I suoi fan lo aspettavano da tempo. Anche perché c'è voluto parecchio prima che qualcuno notasse quanto nel panorama dei personaggi dei fumetti della Marvel ce ne fosse uno, spesso tralasciato, che ha in sé tutte le caratteristiche che hanno fatto la fortuna di serie tv come i Simpson o i Griffin, e a cui perciò valeva la pena dare il giusto risalto.

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    Una sorta di Homer in versione super-eroe, se vogliamo anche nella sua veste più demenziale, e veramente irresistibile. Stiamo parlando di Deadpool, folle personaggio nato dal genio di Fabian Nicieza e Rob Liefeld (che ne hanno curato rispettivamente testi e disegni) e pubblicato da Marvel.

    Un personaggio che è andato ad affiancare star dei comics del calibro di Wolverine, ma che purtroppo non ha mai riscosso lo stesso successo. C'è però da scommetterci che d'ora in poi le sorti di Deadpool cambieranno. Soprattutto da quando, mercoledì 26 giugno (venerdì 28 in Italia), Activision ha fatto uscire un videogioco a lui dedicato (per Xbox 360, Play Station 3 e PC), che era stato nei mesi scorsi ampiamente annunciato e che già allora aveva avuto parecchi apprezzamenti.

    Parlarne in maniera troppo seria forse non gli rende giustizia. Perché, al di là degli aspetti tecnici, il vero punto di forza di questo titolo è la sua totale leggerezza, condita da un'irriverenza quasi ostentata e da una volgarità e una violenza evidentemente esagerate, ma che proprio per questo non sono mai fastidiose.

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    Guai perciò a prenderlo troppo sul serio, anche se dietro questo videogame c'è tutta l'esperienza degli sviluppatori degli High Moon Studios, che già avevano portato con successo su console i Transformers.

    Deadpool è il soprannome di Wade Winston Wilson, un ragazzo molto problematico, figlio di un militare dal quale eredita la forza fisica e la propensione alla battaglia ma non la disciplina. Per questo diventa un mercenario. Dalla madre invece Wade purtroppo eredita una brutta forma di tumore: dato ormai per spacciato, il ragazzo viene sottoposto al programma Arma X, con il quale acquisirà la capacità di rigenerarsi, proprio come Wolverine.

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    È così che Wade diventa Deadpool: praticamente immortale ma sfigurato per sempre nel corpo, tanto da essere costretto a indossare una maschera che lo copre da capo a piedi. La morte è qualcosa di talmente familiare per lui che fra i due nasce quasi un rapporto amoroso. Di tutto questo nel gioco non c'è traccia, ma la storia raccontata dal fumetto è utile per far capire a chi non lo conoscesse che Deadpool è in realtà un personaggio molto più complesso di quanto sembri.

    Deadpool è un eroe che sa di non esserlo. I suoi superpoteri non hanno cancellato i suoi istinti più bassi. Perché Deadpool non è solo volgare, trascurato e violento, ma ha tutte le debolezze, in versione "super", delle persone normali: si commuove davanti ai film, adora la pizza a domicilio (perché così evita di scollare le chiappe dalla poltrona per cucinare), non fa che fantasticare su sesso e belle ragazze ma non riesce mai a combinare nulla.

    Anche parlare di trama è azzardato. Perché qui, regnando il nonsense, automaticamente la narrazione passa in secondo piano. D'altronde, come Deadpool stesso non si stanca di ripetere durante il gioco, è molto più divertente ammazzare qualcuno che stare a sentire una storiella. Condivisibile o meno, per questo tipo di gioco è un principio assolutamente azzeccato.

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    Perché ciò che davvero rende particolare questo titolo e che ne caratterizza il protagonista è la consapevolezza della finzione. Deadpool sa di essere un personaggio dei fumetti, e sa di essere in un videogioco. Questo crea un continuo meccanismo che in semiotica si chiamerebbe di embrayage e debrayage: Deadpool parla con una voce nella sua testa,strizzando l'occhio ai giocatori e discutendo dei problemi di budget, dei cliché dei videogiochi (qui tutti rispettati) in maniera assolutamente dissacrante.

    L'ironia funziona alla perfezione, dando anche modo all'utente di far compiere al protagonista delle azioni completamente inutili ma maledettamente spassose: andare in bagno, giocare con una bambola gonfiabile, oppure palpare il compagno di avventure Cable immaginando che si tratti di una sexy fan. Senza contare l'ottimo doppiaggio di Nolan North, che riesce talmente bene da non far sentire affatto il peso dei sottotitoli.

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    Insomma, si ride parecchio. E si mena anche di più. La violenza in questo videogame è un elemento fondamentale, ed è esagerata e spettacolare. Deadpool ha un arsenale micidiale, due spade affilatissime e una serie di combo devastanti: i nemici non fanno che saltare in aria mezzi mutilati, il sangue scorre a fiumi. Il tutto con grande gusto del protagonista e, sinceramente, anche del giocatore.

    Ci si diverte un sacco, tanto da far tralasciare alcune imperfezioni, che comunque sono evidenti. A cominciare dal sistema di puntamento delle armi, non proprio precisissimo, e continuando con il motore grafico, che spesso mostra qualche sbavatura e rallentamento. Anche la telecamera tende a non seguire l'azione al meglio. Infine, quello che forse è il problema principale, ma che definisce il gioco come un classico arcade: l'esplorazione è ridotta ai minimi termini, il protagonista si muove su un percorso definito dal quale è impossibile spostarsi. Il che rende il gioco anche poco longevo.

    Ma chi se frega, quando hai la possibilità di passare quanti minuti vuoi a schiaffeggiare Wolverine senza motivo? E, a pensarci bene, sprecare troppe parole su un gioco come Deadpool è inutile. Perché ci si diverte. Ci si diverte e basta, ed è questo quello che conta. O no?

     

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