Edoardo Izzo per "www.lastampa.it"
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Nella giornata nella quale l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato, annuncia il calo dell'indice Rt in Regione e i parametri ospedalieri stabili c'è già chi parla del «caso Rieti», dove ieri sera per il concerto di Cristina D'Avena si sono radunate circa 3000 persone, con un distanziamento ridotto, tra piazza Oberdan e piazza Mazzini. In realtà la manifestazione era stata organizzata ipotizzando la presenza di 400 persone distanziate. Poi, però, ne sono arrivate migliaia. Che cosa è acceduto? Perché è stato permesso?
Vero è che l'accesso sarebbe con il Green Pass, ma questo - come ormai sappiamo - non basta a garantire l'assenza di contagi. Il Festival potrebbe dunque trasformarsi in una «bomba virale» anche in considerazione della contagiosissima variante Delta ormai presente praticamente nel 100% dei tamponi analizzati dall'Istituto superiore di Sanità. Ed è già caccia al colpevole perché, dopo il rave del Viterbese, la paura è che eventi di questo tipo possano far risalire i contagi e, conseguentemente, ricoveri e decessi. Tanto più che il concerto di ieri, nella seconda serata della Fiera Mondiale del Peperoncino, non è un episodio isolato.
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Tra stasera e domenica, infatti, saranno ospiti delle serate Adriano Pappalardo, Briga e Michele Zarrillo. E c'è già chi si interroga su cosa non abbia funzionato. «Il ministero della Salute, la Regione Lazio, il Comitato tecnico-scientifico, la Prefettura e la Questura di Rieti diano pubbliche rassicurazioni ai cittadini sulle misure di sicurezza sanitaria previste per lo svolgimento della Fiera del Peperoncino", scrive sul suo profilo Facebook il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi.
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"Davvero ci sono stati i via libera sul rispetto del distanziamento e delle norme anti contagio per una manifestazione che si svolgerà in pieno centro storico, come in era pre covid, con gli stand liberi per le strade? Davvero le migliaia di persone previste non rappresentano rischi per i residenti? Davvero è prudente consentire concerti gratuiti di artisti di grande richiamo come Cristina D'Avena e Zarrillo? A fine giugno la pluriennale processione dei ceri in onore a Sant’Antonio di Padova non è stata fatta perché si disse che c’era il rischio di assembramenti. Se la situazione ora è diversa, è doveroso che i cittadini siano correttamente informati e rassicurati», conclude Anzaldi.
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