Marco Imarisio per il Corriere della Sera
michael jordan
Se il prezzo è giusto, allora «The last dance» ha funzionato. Alla fine della settima e penultima puntata del documentario di Netflix sulla sua ultima stagione ai Bulls, Michael Jordan è seduto su una poltrona della sua villa, in un salone che si intuisce al tempo stesso lussuoso e vuoto.
È quel momento in cui sembra che abbia le lacrime agli occhi, mentre parla del suo rapporto con il basket, con i compagni di squadra, che molto poco l' hanno amato, con l' ossessione della vittoria. «Guardate che non ho bisogno di fare questo» dice. E ancora non si è capito a cosa si riferisse. Forse, alla necessità di girare questa serie.
michael jordan
In questo caso, sarebbe una bugia. Non l' unica per altro.
Ne aveva bisogno, eccome.
L' annuncio fatto dalla londinese Christie' s, la più grande casa d' aste del mondo, della vendita di undici paia di scarpe indossate dal più grande di tutti i tempi, il basket è l' unico sport dove non è ammessa la consueta disputa sul Greatest of all time, conferma il risultato raggiunto dal monumento televisivo eretto a Jordan.
Basta guardare il listino dei prezzi base. Si parte da 7.000 dollari, ma si tratta degli scarpini da baseball calzati durante il periodo sabbatico 1993-1995, per salire a cifre più importanti. Tra i cinquanta e i settantamila dollari per le Air Jordan Olympic, indossate nel 1992 ai Giochi di Barcellona, quando guidò il leggendario Dream Team. Tra i 350 mila e i cinquecentomila dollari per le sue prime Nike.
Ma il pezzo pregiato, un vero Gronchi rosa jordaniano, ci riguarda da vicino. Era il 25 agosto 1985 quando arrivò al palazzo dello sport di Trieste per una partita di esibizione con la maglia della Stefanel.
michael jordan scarpe
Fece 41 punti, per quello che vale, dimostrando che forse la Nike ci aveva visto giusto a puntare su di lui per una nuova linea di scarpe, quello è infatti l' anno zero delle Air. A rendere unico l' evento fu una schiacciata pazzesca, che mandò in frantumi il tabellone, una prima e unica volta nella carriera del futuro Goat, che ha generato un' aura di feticismo su quell' episodio, al quale è stata dedicata nel 2015 una linea di scarpe ad hoc.
jordan 1
Christie' s invece mette in vendita proprio quelle indossate durante la partita, per altro un normale paio di Air di prima generazione. La stima iniziale è di 650 mila - 850 mila dollari, e non c' è bisogno di ulteriori commenti. La facile previsione è che le scarpe di Trieste, dell' episodio noto ai cultori di Jordan come lo «shattered backboard game», la partita del tabellone distrutto, non rimarranno invendute. E si andrà oltre il milione. Cinque mesi fa, Sotheby' s ha aggiudicato un paio di Air Jordan 1s del 1985 per 560 mila dollari, partendo da un primo prezzo di 100 -150 mila euro.
jordan obama
Anche le grandi case d' asta seguono la corrente. «The last dance» è stato soprattutto una gigantesca opera di restaurazione del monumento mondiale del basket, che a distanza di vent' anni dalla sua ultima apparizione in campo risultava pieno di crepe, anche per colpa del diretto interessato.
Gli stessi produttori della serie hanno rivelato che il sì di Jordan all' utilizzo del materiale girato dietro le quinte nella stagione 1997-1998 sia arrivato nel luglio del 2016, proprio nei giorni seguenti alla vittoria del titolo di LeBron James con i Cleveland Cavaliers, capaci di rimontare da 1-3 nella serie contro i Warriors di Steph Curry, impresa mai riuscita a nessuno in precedenza. Nei giorni in cui, timidamente, qualcuno cominciava a chiedersi se «l' altro» numero 23 fosse per caso più grande di quello originale, o almeno comparabile.
La memoria non si nutre solo delle imprese sportive.
MICHAEL JORDAN A TRIESTE
Conta anche altro. Se qualcuno vuole andare su Google a cercare quel che Jordan disse dal palco durante la cerimonia del suo ingresso nella Hall of fame, avvenuta l' undici settembre 2009, gli basta digitare «infamous speech», il discorso della vergogna. Quel giorno, il campione che aveva vinto tutto riversò sul suo mondo un profluvio di rancore e di disprezzo che mise a disagio il pubblico presente e chi aveva fatto le ore piccole per assistere allo storico evento.
AIR JORDAN
Il Jordan pubblico non è mai stato all' altezza del giocatore. Un uomo che non ha saputo reggere il passo della propria grandezza sportiva, come racconta Roland Lazenby nella sua monumentale biografia, caldamente consigliata a chi non si accontenta del ritratto edulcorato di Netflix. Ma forse è davvero giusto così. La storia viene scritta sempre dai vincitori, «Last dance» non fa eccezione. Lui sta lassù, nell' Olimpo del basket, più in alto di tutti gli altri. E le scarpe di Dio costano.
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