Estratto dell’articolo di Gabriele Rosana per “il Messaggero”
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Airbnb deve continuare a pagare la cedolare secca all'Italia. Dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea, ieri, è arrivata una prima apertura che fa salva l'impostazione scelta dal nostro Paese: con la manovra correttiva del 2017, infatti, l'Italia aveva creato in capo alle piattaforme online, come appunto Airbnb, l'obbligo di ritenuta fiscale alla fonte con aliquota del 21%, in qualità di sostituti d'imposta, sul canone di locazione per gli affitti brevi e l'impegno a comunicare tali dati all'Agenzia delle Entrate.
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«Imporre l'obbligo di ritenuta fiscale agli intermediari che intervengono nel pagamento dei canoni è perfettamente coerente», in quanto «l'attività di un gran numero di persone fisiche che non sono soggette agli obblighi gravanti sui professionisti è, per sua natura, difficile da controllare ai fini fiscali», si legge nelle conclusioni depositate dall'avvocato generale Maciej Szpunar, un parere legale indipendente e non vincolante in vista della decisione della causa da parte del collegio. […] La sentenza […] sarà pronunciata solo in seguito, ma secondo le statistiche della Corte Ue, in quattro casi su cinque la pronuncia finale si dimostra in linea con l'argomentazione scelta dagli avvocati generali.
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[…] Una vittoria porterebbe pure maggiore gettito nelle casse dello Stato. Nel 2018, il secondo anno di applicazione della tassa Airbnb, le entrate si sono infatti attestate ad appena 44 milioni di euro, una cifra di quasi 100 milioni inferiore rispetto ai 139 milioni calcolati nella relazione tecnica del ministero dell'Economia e delle finanze. […]
ARTICOLO INTEGRALE:
https://www.ilmessaggero.it/economia/news/airbnb_cedolare_secca_italia_cosa_e_successo-6799887.html
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