Claudio Antonelli per “la Verità”
airbus 2
Il patteggiamento non è una ammissione di colpa, ma è tutt' altro che una assoluzione. Ieri le agenzie di stampa francesi hanno diffuso una notizia bomba per l' intera industria della Difesa internazionale.
Airbus, il conglomerato franco tedesco, ha confermato che pagherà una multa da 3,6 miliardi di euro per patteggiare di fronte alla corte francese e alle autorità inglese ed americane una lunga serie di accuse di corruzione. Talmente lunga da partire alla fine del decennio. Le autorità francesi hanno a loro volta spiegato che il maggiore produttore di aerei mondiale ha già raggiunto un' intesa da 2,08 miliardi di euro.
airbus flotta
Mentre la parte restante della multa, circa 1,5 miliardi di euro, sarà versata alle autorità britanniche (circa 984 milioni) e statunitensi (circa 526 milioni). Negli Stati Uniti si indaga in aggiunta anche per presunte violazioni dei controlli sulle esportazioni. Un dettaglio assolutamente da non dimenticare: ricorda tanto l' avvio della guerra tra le banche svizzere e tedesche e la Casa Bianca.
donald trump
All' epoca gli interventi a gamba tesa delle autorità Usa hanno imposto una totale rivoluzione del sistema delle banche d' affari europee messe in ginocchio con multe miliardarie. Stesso discorso è avvenuto tra Washington e Berlino con il dieselgate. Adesso non possiamo dimenticare che a Parigi siede Emmanuel Macron che crede di voler creare una terza via per la Difesa europea.
boeing
Ne è così convinto da promuovere il patto di Acquisgrana con Berlino in modo da avviare una concorrenza diretta a Donald Trump sfidandolo all' interno del perimetro Nato. Non ci è mai parsa una buona idea, nemmeno un' idea lungimirante. Ecco che adesso il patteggiamento di Airbus diventa una potenziale leva in mano a Trump per ristabilire gli equilibri dentro la Nato. Se Boeing è in crisi per via del 737 Max e dei tremendi pasticci di progettazione, Airbus non potrà sperare di colmare il potenziale gap di mercato.
airbus beluga 2
Non solo, la potenziale battaglia tra Stati Uniti e Francia potrebbe avere ricadute nel comparto militare. Una potrebbe anche riguardare il nostro Paese e le future scelte di alleanza. Banalmente quando ci sarà il bivio tra il caccia di ultima generazione franco tedesco e il Tempest (nel quale la nostra Leonardo è già coinvolta) è palese che agli Usa interesserà tirare il mulino dei fondi dalla parte di quest' ultimo progetto.
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Alla fine le battaglie geopolitiche si basano sui flussi di miliardi e a indirizzarli anche indirettamente a loro favore gli americani sono maestri. Così come la notizia di ieri di Airbus ci insegna che a zittire i francesi sono dei grandi professionisti. Non abbiamo a disposizione le carte del patteggiamento, ma ipotizzando che siano stati per davvero pesanti attività di corruzione Parigi ha chiaramente deciso di applicare il cordone sanitario dell' interesse di Stato.
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Niente fughe di notizie e soprattutto niente arresti. Si tira una linea e si patteggia una multa. Che per quanto grande sia non sarà mai invasiva quanto una inchiesta giudiziaria che dilania i vertici e spezza le attività strategiche di crescita. Certo, la tutela degli interessi dello Stato vale per i pesci grandi e funziona finché un pesce più grande decide di difendere i propri interessi. È quello che potrebbe succedere nel corso del 2020 tra Usa e Francia.
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Al netto però delle potenziali ricadute geopolitiche, va riconosciuto che Parigi ha ben chiara la tutela degli interessi nazionali. Cosa che accade da tanto tempo. Basti pensare che negli anni Ottanta la Guardia costiera Usa acquistò un pacchetto di elicotteri dal nome Dauphin. Fu la prima volta che Parigi riuscì a piazzare una grande commessa a Washington. A distanza di un lustro l' amministratore delegato della società rispuntò agli onori delle cronache con altro ruolo: da pezzo grosso dei servizi francesi.
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A indicare il legittimo nesso tra industria e apparati dello Stato. Da noi purtroppo Finmeccanica è stata sezionata per le accuse di tangenti in India. La divisione elicotteristica è stata azzoppata e ci sono voluti anni per ripartire. L' ex manager Giuseppe Orsi è stato arrestato nel 2013. In quell' ordinanza il giudice per le indagini preliminari sosteneva che la «filosofia aziendale delle tangenti fosse un «fattore naturale degli affari del gruppo». Orsi è stato assolto in Cassazione a maggio del 2019. Solo che Leonardo è ancora in black list per l' India. Un colosso che spende ogni anno il 2,6% del Pil in armamenti, più o meno 66 miliardi di dollari.
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