Guido Paglia per www.sassate.it
Dunque, facciamo un po’ di conti: i giudici della Corte Costituzionale sono quindici: la neo-presidente, Silvana Sciarra, è stata eletta presidente con otto voti; mentre l’altra candidata, la vicepresidente Daria De Pretis, si è fermata a sette suffragi. Manco una scheda bianca, ne’ voti dispersi.
Quindi, c’è poco da arzigogolare: le due illustri giuriste hanno votato per se’ stesse, non hanno avuto il pudore di astenersi o magari di uscire entrambe dall’aula, lasciano liberi gli altri tredici colleghi di scegliere l’una o l’altra. Non si sono fidate. E il risultato è sconcertante. Perché ora abbiamo al vertice della Consulta, cioè a capo dell’organo di controllo costituzionale delle leggi sfornate dal Parlamento, una giurista che è lì solo perché è stata eletta con il voto determinante per se’ stessa.
E con una dei due vice, che ha fatto altrettanto. Non proprio il massimo, non vi pare? Ai media questo aspetto è sembrato del tutto trascurabile. Silenzio assoluto. Forse per paura di essere accusati di “sessismo”? Ecco, nel caos pre-elettorale di questi giorni, ci mancava questa auto-picconatura della Corte Costituzionale.
L’unica speranza è che presto questa Consulta monocolore voluta da Mattarella e dal Parlamento controllato dalle sinistre, sara’ rinnovato per quattro quindicesimi. E saranno tutti prerogativa di Camera e Senato. Ottima occasione per raddrizzare la baracca.