maranza
Estratto dell'articolo di Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”
Gli ultimi arrivati, moda dell’estate 2023, sono gli occhialoni da ciclista.
Lenti a specchio dai colori cangianti. D’inverno si passa al «balaclava», passamontagna leggero. L’abbinata però è sempre la stessa, con marsupio (rigorosamente a tracolla sul petto) o meglio ancora la sacoche , il borsello.
E poi scarpe Nike Tn squalo e in versione seral/estiva ciabattoni con rigoroso calzino a contrasto. La moda nasce dalla strada e oggi — dopo che anche Vogue s’è occupata del fenomeno «maranza» — molte griffe del lusso sfoggiano capi ispirati allo street style di questi ragazzi di prima e seconda generazione arrivati dal Nordafrica.
Furti e pestaggi Loro sono giovani, giovanissimi, e rivendicano — migliaia i video sul social di riferimento TikTok — l’orgoglio maghrebino. Anche se a volte le loro vite raccontano storie di integrazione difficile. A Milano, come a Brescia e Torino, sono spesso l’incubo di negozianti, baristi e, soprattutto, ragazzini. Perché, anche se chi commette reati è solo una piccola minoranza, i maranza sono stati protagonisti di assalti, pestaggi e rapine a coetanei.
Tra i Navigli, corso Como e l’Arco della Pace, il novanta per cento delle aggressioni a giovanissimi è opera loro.
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Nelle denunce la descrizione è sempre identica: un gruppo di ragazzini nordafricani che circonda la preda e, partendo dalla richiesta di una sigaretta, la colpisce con calci e pugni prima di scappare con cellulare, portafoglio o catenina.
Molti degli arrestati in questi mesi da polizia e carabinieri, hanno esperienze di disagio alle spalle: piccoli furti, fughe dalle comunità, carcere minorile, famiglie disagiate. O solo un posto letto in condivisione nell’appartamento messo a disposizione da qualche lontano cugino. Non è un caso se solo il Comune di Milano ha in carico oltre 1.300 minori stranieri non accompagnati, l’ultima frontiera dell’immigrazione dal Mediterraneo. Dalle periferie Le compagnie sono miste: marocchini ed egiziani su tutti, ma anche tunisini e algerini. Alcuni hanno cittadinanza francese o spagnola, altri sono nati in Italia.
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Ma non è raro trovare nel melting pot slavi, sudamericani anche ragazzi italiani. Tutti uniti dall’unica vera esperienza comune: la periferia. Quando dopo il Covid ci sono state mega risse e «rivolte» aizzate da trapper emergenti, la polizia ha guardato preoccupata ai venti che si levavano dalle periferie milanesi. Analisi e studi hanno concluso una sola cosa: zero collanti politici o religiosi, nessun rischio banlieue , ma un disagio sociale ed economico in forte crescita.
Nel bene e nel male
Sull’etimologia del termine maranza ci sono scuole di pensiero diverse. I paninari degli anni Ottanta rivendicano la fusione tra «marocchino» e «zanza», piccolo ladruncolo in milanese. Il termine quindi è tutt’altro che nuovo e nasconde un certo razzismo. Loro però rivendicano con orgoglio l’essenza dell’essere maranza , nel bene e anche nel male (furti e rapine), tra video social con consigli d’abbigliamento, racconti di risse e balli sull’inno della generazione maranza : la canzone «Alicante» di Gambino, trapper magrebino di Marsiglia...
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