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    AL CAMPO LARGO NON CI CREDE MANCO LETTA - LA SUPERCAZZOLA DI ENRICHETTO SULLA GRANDE ALLEANZA: “ESISTE, È GIÀ ESISTITO, COME NEL COLLEGIO DOVE SONO STATO ELETTO. DA ALTRE PARTI NO. È UNA FATICA QUOTIDIANA. SENZA SOLUZIONI IMMEDIATE” - “IL NO DI CONTE AL SEGGIO? NON CAMBIA IN NULLA LA PROSPETTIVA” - “È BENE CHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SIA ELETTO DA UNA LARGA MAGGIORANZA. VA COINVOLTA GIORGIA MELONI” - “LO SCIOPERO IN QUESTO MOMENTO NON ME L'ASPETTAVO”


     
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    enrico letta atreju enrico letta atreju

    Venanzio Postiglione per il "Corriere della Sera"

     

    «Non mi aspettavo lo sciopero». «Sul Quirinale va coinvolta Giorgia Meloni». «Dopo il Colle parleremo anche di legge elettorale». Enrico Letta ieri in diretta su Corriere.it , ora sulle pagine del nostro giornale.

     

    È stato premier, ora è il leader dei democratici: è più facile guidare l'Italia o il Pd?

    enrico letta matteo renzi enrico letta matteo renzi

    «Difficili tutte e due le cose. Grande onore, missioni complicate. Mi colpisce che entrambi i compiti siano arrivati in situazioni eccezionali, mi chiedo se c'è un nesso, se qualcosa mi spinge nelle situazioni di emergenza. Da presidente del Consiglio le intese larghe, ora da segretario del Pd ancora più larghe».

     

    Se parliamo di accordi ampi, ecco subito il primo tema. Qual è il metodo per scegliere il presidente della Repubblica?

    «Ho sempre detto che è troppo presto e che ci sono adesso tre priorità. La prima è la nuova dose del vaccino e la volontà di bloccare la pandemia. La seconda è la legge di bilancio. La terza è mettere a terra il Pnrr con i fondi europei: devono entrare nella vita degli italiani».

    giuseppe conte enrico letta giancarlo giorgetti giuseppe conte enrico letta giancarlo giorgetti

     

    E il Quirinale?

    «A gennaio. Ma in una situazione eccezionale, come dimostrano le tre priorità, è bene che il o la presidente sia eletto da una larga maggioranza con un largo sostegno».

     

    Senza una decisione comune si andrà al voto anticipato?

    «Questo lo dirà il Presidente eletto. Ora il nostro Paese è più sicuro di fronte al Covid. Abbiamo la legge di bilancio, con il rilancio dell'economia e dei consumi, e un cammino da percorrere. Il 2022 sarà fondamentale. Una crisi politica con le elezioni porterebbe a sei mesi di blocco. Non ce lo possiamo permettere».

     

    giorgia meloni enrico letta atreju giorgia meloni enrico letta atreju

    Nella scelta condivisa deve esserci anche Giorgia Meloni? È vero che ne ha parlato con lei?

    «Rispondo sì alla prima domanda e no alla seconda. Non ci siamo parlati, a parte l'invito a partecipare all'evento del suo partito. Sono favorevole alla maggioranza larga. Se si riuscisse a comprendere anche l'opposizione sarebbe una cosa positiva. Come è successo nelle fasi difficili della vita repubblicana. Tutti devono partecipare, si rinnova la più alta carica dello Stato».

     

    giuseppe conte claudio mancini roberto gualtieri giuseppe conte claudio mancini roberto gualtieri

    Lei ha immaginato il «campo largo» del centrosinistra, Giuseppe Conte teme che sia «un campo di battaglia». È una preoccupazione anche sua? Nascerà mai la grande alleanza?

    «Il campo largo è una definizione che si è costruita nel tempo. Ho letto con grande attenzione l'editoriale di Paolo Mieli sul Corriere . Ma quel campo esiste, è già esistito, come nel collegio dove io sono stato eletto il 3 e 4 ottobre. Lì c'era.

     

    Da altre parti no. È una fatica quotidiana. Senza soluzioni immediate. Non ho l'ambizione di definire tutto e subito».

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    E il momento quando arriverà?

    «Per me i contenuti vengono prima della geografia. Abbiamo lanciato le agorà democratiche, chiunque può iscriversi. Chi partecipa sottoscrive una carta d'intenti e diventa cittadino delle agorà. Nascono gli incontri, le proposte, le idee, si parla di progetti e futuro. Il campo largo non è l'incontro tra sigle e dirigenti, è il valore dei contenuti».

     

    Lo stesso Conte vorrebbe un sistema proporzionale con sbarramento al 5 per cento. È d'accordo? Potrebbe rispecchiare l'attuale frammentazione?

    peppe provenzano giuseppe conte compleanno bettini peppe provenzano giuseppe conte compleanno bettini

    «Credo che il sistema politico abbia subìto molti danni per questa legge elettorale. Il quadro è frammentato come non mai. Colpa anche di alcune regole della vita parlamentare.

     

    Dopo la scelta del capo dello Stato, dobbiamo fare una riflessione sulle riforme. Prima tra tutte i regolamenti per limitare il trasformismo e l'incentivo ad andare nel gruppo misto. Ecco: aprire una discussione sulla legge elettorale il giorno dopo il voto sul presidente con larga maggioranza è possibile.

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    Dopo l'elezione sì, prima non ci sono le condizioni. Il centrodestra oggi è arroccato attorno alla candidatura di Berlusconi e quindi prima di quel voto non appare disponibile a fare ragionamenti istituzionali. Dopo si potrà».

     

    La scelta di Conte di non candidarsi alle suppletive di Roma è un freno per l'alleanza tra Pd e Cinque Stelle? E l'ipotesi che Italia viva candidi la ministra Elena Bonetti?

    «La decisione di Conte non cambia in nulla la prospettiva. Per quel collegio si immaginava in via eccezionale di superare il criterio del legame con il territorio, si poteva pensare a una candidatura autorevole come quella di Conte. Non è così e in queste ore il Pd romano farà le sue valutazioni e le porteremo avanti. Ripeto: tramontata l'ipotesi nazionale, tocca al partito cittadino».

    MATTEO RENZI ENRICO LETTA MEME MATTEO RENZI ENRICO LETTA MEME

     

    Si aspettava lo sciopero generale di Cgil e Uil? Ha senso in questa fase così complicata del Paese?

    «Lo sciopero in questo momento non me l'aspettavo. Rispetto molto l'autonomia delle organizzazioni, è fondamentale la separazione tra politica e sindacato. Non metto becco sulle scelte, sulle strategie diverse, con Cgil e Uil da una parte e Cisl dall'altra. Non do un giudizio.

     

    Allo stesso tempo sono favorevole alla massima unità tra i confederali e nelle prossime settimane lavorerò per la ricomposizione. È nel mestiere del sindacato la trattativa, la negoziazione fa parte della loro vita da sempre». Ma lei difende le scelte del governo?

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    «Sì. E questa è la nostra missione, la missione della politica. Io ritengo che la legge di bilancio, che è già stata aggiustata e poi sarà migliorata in Parlamento, sia una legge positiva per il Paese, perché interviene su temi molto sensibili, riforma gli ammortizzatori sociali, si occupa della riduzione delle imposte, offre segnali importanti di investimento e di attenzione verso le fasce più deboli. Diamo atto al governo Draghi di aver messo in moto prospettive positive».

     

    E il ruolo del Pd?

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    «Il Pd c'è, la sua presenza è determinante. Ma è complicato fare le intese, noi rappresentiamo una parte della maggioranza. In Parlamento il numero di deputati e senatori è esiguo, di gran lunga inferiore rispetto a quello che rappresentiamo nel Paese.

    Avremmo dovuto fare di più? Io dico che abbiamo fatto il massimo su salute, istruzione, con una delle più grandi riduzioni di tasse sul lavoro mai viste in Italia».

     

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    La riforma fiscale con le quattro aliquote va bene così o bisogna fare di più per le fasce deboli?

    «A me sembra che la strada sia giusta, soprattutto con l'intervento aggiuntivo sulla decontribuzione. Prendersi l'impegno politico sulla continuità della scelta è un altro punto forte. Per il 2022 ci saremo per l'aiuto alle fasce più deboli, perché diventi permanente».

     

    Ha nostalgia di Palazzo Chigi?

    «No, lo dico con franchezza. Affascinante, bellissimo, ma umanamente molto faticoso».

     

    Qual è la prima cosa che il Pd chiede al governo?

    «La vera priorità è il tema dei giovani. Siamo in un tempo in cui i ragazzi soffrono per la fatica di trovare un lavoro decente, di mettere su casa. L'età media in cui si diventa autonomi è più di 30 anni, in Francia e Germania siamo tra i 23 e i 25.

     

    MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

    Il traguardo non sarà la Svezia, con l'uscita a 18 anni, ma almeno puntiamo ai 25 con l'indipendenza, con la vita nelle proprie mani. È tra le cose più importanti per l'Italia. Così si risponde anche alle ansie dei genitori e dei nonni. Vedere i propri figli e nipoti senza un lavoro decente, con la fatica di guardare al futuro, è un dramma vero.

    PATRICK ZAKI PATRICK ZAKI

     

    Vorrei che il 2022 fosse l'anno senza più i tirocini gratuiti, con il primo impiego pagato meglio, con meno precarietà, con l'addio a formule contrattuali di inizio attività. Diamo speranza ai nostri giovani, che sono molto in gamba. Ha visto come si sono mobilitati sul clima e sulla liberazione di Patrick Zaki? Anche per lui la spinta dei ragazzi è stata fondamentale, ha coinvolto un Paese intero. Una pagina di gioia, ci voleva».

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