? Watch the real time assassination attempt on Trump from different angles. With countdown from footage of people warning authorities about the shooter to Trump being whisked away. pic.twitter.com/iJTbRNlCEw
— MilkBarTV (@TheMilkBarTV) July 15, 2024
il video in cui thomas matthew crooks parla del suo pene 1
1. POLIZIA ALLERTATA ALMENO 86 SECONDI PRIMA DI SPARI A TRUMP
(ANSA) - Diversi testimoni hanno urlato verso un agente di polizia puntando il dito contro l'uomo che ha sparato a Donald Trump almeno 86 secondi prima che aprisse il fuoco. Lo riporta il Washington Post citando alcuni video. In un filmato si sente un uomo urlare in direzione di un agente per richiamare la sua attenzione, mentre in sottofondo una donna grida al poliziotto di guardare sul tetto.
2. 'AGENTE HA VISTO ATTENTATORE TRUMP SUL TETTO MA NON È SALITO'
attentato a donald trump in pennsylvania3
(ANSA) - Un agente delle forze dell'ordine aveva individuato Thomas Matthew Crooks pochi istanti prima che sparasse contro Donald Trump, ma non è riuscito a salire sul tetto. Lo hanno detto due funzionari all'Associated Press. Dalla ricostruzione delle fonti, l'agente avrebbe messo una scaletta sul muro dell'edificio e sarebbe iniziato a salire ma l'attentatore gli ha puntato una pistola contro e lui è sceso. Pochi secondi dopo ha iniziato a sparare. Testimoni avevano dichiarato ieri alla Bcc di aver segnalato il ventenne armato sul tetto al Secret Service ma di non essere stati presi in considerazione.
3. 86 SECONDI PER PRENDERE LA MIRA E SPARARE: COSÌ THOMAS CROOKS È RIUSCITO AD AGIRE INDISTURBATO
Estratto dell’articolo di Guido Olimpio e Simone Sabattini per il “Corriere della Sera”
THOMAS MATTHEW CROOKS E IL SUO FUCILE SEMIAUTOMATICO AR15
[…] Crooks, oltre a preparare la presunta trappola, aveva acquistato alla vigilia dell’attacco una cinquantina di proiettili. Altra mossa ricorrente degli shooters protagonisti di stragi, anche se spesso tendono a rifornirsi con largo anticipo e con scorte ben più ampie. È comunque un piccolo tassello dell’indagine concentrata sui passi di Thomas, sui contatti, sul cellulare (esaminato al 70 per cento, dicono), sull’esistenza di eventuali mandanti per ora simili a fantasmi.
attentato a donald trump
Lui non era titolare di armi ma si è impossessato di uno dei fucili del padre. Dalle verifiche è emerso che il genitore ne aveva comprati una ventina mentre il figlio […] frequentava un poligono […] a trenta minuti dalla sua abitazione di Bethel Park. Tutti luoghi nei sobborghi meridionali di Pittsburgh. Il genitore non ha mai colto nulla nel comportamento del ragazzo? È rimasto sorpreso come molti dal vederlo «mutare» in un attentatore pronto a eliminare The Donald? L’Fbi gli avrà fatto queste domande insieme ad altre per scoprire le motivazioni di un tipo definito — al solito — timido, riservato, schivo.
attentato a donald trump foto di evan vucci 1
Bravo in matematica e con gli scacchi, preciso nel lavoro alla mensa di una casa di cura, con le uniche stranezze (note) emerse dopo il tentativo di entrare nel club di tiro del liceo. Lo avevano bocciato per due ragioni: aveva atteggiamenti definiti «strani» e non era riuscito a superare il test pratico.
«Ha mancato clamorosamente il bersaglio distante appena 15 metri», ha raccontato un amico. Un particolare in contrasto con quanto avvenuto sabato pomeriggio a Butler dove il suo proiettile ha sfiorato la tempia di Trump a 120 metri. Thomas era sdraiato come un vero cecchino sul tetto della vetreria che qualcuno si è dimenticato di controllare. Storia che resta comunque ancora in sviluppo nell’attesa di individuare il perché. […]
il cadavere di thomas matthew crooks
4. I (TROPPI) PASSI FALSI DEL SECRET SERVICE ASSEDIO A CHEATLE
Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
[…] La dinamica dell’attentato ha spinto l’agenzia con le spalle al muro. Troppe falle nella prevenzione, caotica la seconda fase quando il candidato doveva essere portato via rapidamente. Errori che si sono sommati a una tradizione pesante, con il «servizio» considerato perennemente in crisi. Il personale è ritenuto insufficiente — gli oltre 7 mila funzionari non bastano —, il morale delle unità è calato in modo sensibile, i turni di lavoro sono cresciuti.
L ORECCHIO DI DONALD TRUMP DOPO L ATTENTATO
Difficoltà croniche che sono state enfatizzate dal «vento» che soffia sull’America. Estremismo, polarizzazione, demonizzazione dell’avversario politico e giustificazione di ogni mezzo per fermarlo, propensione di alcuni alla violenza e la ben nota disponibilità di bocche da fuoco. Il cocktail perfetto a volte reso più velenoso da ingredienti non chiari: l’instabile, il folle, il ragazzo in guerra con il mondo e quello che sogna di diventare famigerato. Ognuno può essere un’insidia, ogni singola minaccia va analizzata e parata. Ma la coperta, ripetono gli analisti, è corta.
UN POLIZIOTTO SI AVVICINA A THOMAS MATTHEW CROOKS
[…] C’è tutto questo sul tavolo di Kimberly Cheatle, sono questi i pericoli che attendono le unità incaricate di vegliare su Casa Bianca e personaggi. Dalla semplice guardia all’investigatore chiamato a lavorare su una segnalazione che può sembrare specifica o stramba ma che non hai il lusso di trascurare. I repubblicani chiedono conto alla direttrice mentre si diffondono informazioni poco accurate ma che contribuiscono a rendere difficili le cose. Una nota esponente conservatrice, Ann Coulter, ha presentato una raccolta di firme per contestare le quote rosa nei ranghi del Secret Service.
Un’accusa legata a quanto avvenuto al comizio di The Donald con alcune donne della scorta apparse non proprio a loro agio in quei momenti concitati. E così Cheatle si trova sotto assedio, con tre missioni da affrontare. La prima.
MEME SULL ATTENTATO A DONALD TRUMP
[…] Contribuire a far luce sull’imboscata al comizio, compito ripartito tra diverse agenzie e non sempre in armonia. Un coordinamento saltato sull’aspetto cruciale: la perquisizione e il controllo del tetto dove si è poi piazzato l’omicida. Il Secret Service sapeva della criticità — è emerso in queste ore — ma riteneva che dovesse essere la polizia locale a occuparsene con verifiche per poi presidiarlo con un team di tiratori scelti. Non è stato fatto e le autorità della Pennsylvania hanno scaricato le responsabilità sull’agenzia federale che, ovviamente, conta di più nella linea gerarchica.
donald trump dopo l'attentato
Su questo e altro Kimberly Cheatle sarà chiamata a deporre già il 22 luglio sotto gli occhi dei congressisti. È attesa da domande, audizioni, critiche. Il sentiero è stretto.
Da un lato la presunta «colpa» di incapacità, di inadeguatezza in un momento critico. Dall’altro il sospetto alimentato dai trumpiani di aver abbassato volontariamente la guardia lasciando il miliardario con poca difesa. Il balletto su chi dovesse vigilare sul tetto diventerà propellente per nuove polemiche e stavolta basate su fatti concreti e non tesi cospirative.
MEME SULL ATTENTATO A DONALD TRUMP
Nel Paese c’è chi sospetta di tutto e di più. Per alcuni lo sparatore Thomas Matthew Crooks è un nuovo Lee Oswald, l’ex marine che secondo la ricostruzione assassinò John Kennedy a Dallas nascosto al sesto piano del Texas School Book Depository. Per altri una marionetta, un provocatore mandato allo sbaraglio. Per altri ancora un ex studente in apparenza tranquillo infilatosi nella Storia per ragioni imperscrutabili. E il problema, però, è che la nazione è frammentata. Il Congresso è stato vilipeso e assaltato. L’Fbi accusata di far politica, l’intelligence idem.
Qualsiasi verità rischia di essere accettata solo da una parte. Un po’ lo è sempre stato, proprio il mistero JFK lo rammenta ogni giorno ma adesso lo è ancora di più.
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un cecchino spara a matthew crooks al comizio di donald trump
THOMAS MATTHEW CROOKS
le immagini su donald trump dei fanatici religiosi 9 donald trump dopo l'attentato