Antonio Riello per Dagospia
PARIS 1924: Sport, Art and the Body
Fitzwilliam Museum
Trumpington Street, Cambridge, CB2 1RB
fino al 3 Novembre
IL CORPO DELL'ATLETA E' ARTE, MERCATO E GEOPOLITICA
E STAVOLTA, STRANO MA VERO, IL PRESENTE SEMBRA MEGLIO DEL PASSATO
olimpiade parigi 1924
Cambridge. Il monumentale Fitzwilliam Museum offre al suo pubblico - nel momento giusto - una notevole esposizione che combina l'eccitante attualità della cronaca (le incipienti Olimpiadi) con il rassicurante vintage della Storia. Non si occupa infatti della tormentata Francia di adesso ma della straordinaria Francia del 1924. In quel tempo (era la Ottava Olimpiade) lo Sport era considerato ancora una sorta di apollineo Olimpo dove valore, morale e bellezza sembravano camminare assieme in modo naturale.
Di imbrogli, colpi bassi e doping non se ne parlava proprio. Quelli del 1924 a Parigi sono stati dei giochi davvero epocali (i primi che possono essere considerati a pieno titolo "moderni"). Per la prima volta, la BBC e la radio francese trasmisero in diretta le Olimpiadi. Era nato lo spettacolo sportivo mediatico su scala mondiale (almeno per chi, all'epoca, poteva ascoltare una radio). Era presente all'inaugurazione (un incredibile spettacolo, da quanto si può vedere dai filmati) anche il Barone de Coubertin.
parigi 1924 at fitzwilliam museum
Di conseguenza l'Atletica divenne molto popolare e, per la prima volta, alcuni concorrenti raggiunsero una certa fama anche fuori dagli stadi: le loro vicende fecero discutere, litigare e sognare il pubblico. William DeHart Hubbard fu il primo afro-americano a vincere una medaglia d'oro. In mostra la cartolina che spedì alla madre (negli USA) dal transatlantico SS America in viaggio per il porto di Le Havre, dove scriveva che si sentiva pronto per diventare il primo campione olimpionico di colore.
johnny weissmuller posing for artist
Ci aveva visto giusto. Harold Abrahams, di origine ebraica e brillante studente di Cambridge vinse una medaglia nei 400 metri piani (il celebre film "Chariots of Fire", 1981, fu ispirato proprio dalla sua vicenda). La giocatrice di tennis Helen Wills divenne una celebrità e una delle prime testimonial per la pubblicità (in questa olimpiade lo Sport iniziò, seppure lentamente, ad influenzare il sistema della Moda).
L'atleta scozzese Eric Liddell si rifiutò di correre i 100 metri piani (era il favorito) perchè la gara era stata fissata alla Domenica e andava contro le sue forti convinzioni cristiane (ci fu chi semplicemente lo criticò e chi ne fece una specie di "Martire degli Stadi").
olympia by leni riefensthal
L'americano (di origini romene) Johnny Weissmuller vinse alcune medaglie d'oro nel nuoto e poco dopo il suo fisico statuario lo fece lavorare a Hollywood nel ruolo di Tarzan (ben 12 film). Tra l'altro in gioventù Weissmuller era stato affetto dalla Poliomelite: il suo clamoroso successo fu motivo di speranza per tante persone che avevano contratto la Polio (il vaccino arriverà solo nel 1955).
helen wills
Sia la tecnica fotografica che il Cinema (così come la scenografia teatrale) registrarono comunque delle mutazioni dopo l'olimpiade parigina. Nello stesso decennio l'Arte Contemporanea viveva una delle sua stagioni più gloriose (in particolare a Parigi). Il corpo umano (anche saltuariamente impegnato in esercizi sportivi) era uno dei temi chiave della sperimentazione pittorica. La struttura corporea veniva vista in genere da una prospettiva dove la potenza muscolare era il punto decisivo.
william dehart hubbard leaping parigi 1924
Quella degli uomini doveva, in qualche modo, riflettere le proporzioni dell'Arte Classica (sebbene modernizzata e qualche volta stravolta), quella delle donne volgeva a sua volta verso una mascolinizzazione quasi forzata. I modelli di riferimento erano: per lui il lottatore (di qualche tipo), per lei la suffragetta che sognava di assomigliare al (detestato) maschio. Inizia ufficialmente (magari in modo un po' confuso, non importa) l'era del cosiddetto sex-symbol.
Il Fitzwilliam ci mostra come artiste e artisti hanno - direttamente o indirettamente - incrociato i parametri dell'Anatomia artistica con lo spirito olimpico. Pablo Picasso, Natalia Gontcharova, Umberto Boccioni sono i nomi più importanti. Ma ci sono anche Gino Severini con le sue famose danzatrici (1915-1916) e Andre Lhote con "Tennis Players" (1917). George Grosz che nel 1922 idea il suo caustico "The Gymnast". Marsden Hartley (artista americano purtroppo forse non abbastanza noto in Europa) che dipinge nel 1923 "The Strong Man". Robert Delaunay (il marito di Sonia) che proprio nel 1924 realizza "The Runners". Jacqueline Marval con i suoi quadri di costumi da bagno.
antonio riello
E Alexander Calder che nel 1927 fa un'opera dedicata a Helen Wills. In fondo lo Sport e l'Avanguardia Artistica avevano una cosa importante in comune: migliorare la tradizione, produrre nuovi miti e confezionare nuovi record.
La cultura della "Vecchia Europa" allora contava ancora qualcosa. C'era la voglia condivisa di fare sperimentazioni estetiche in nome dell'"Eleganza" e dell'"Armonia". Consolante. Anche se le ombre lunghe del primo conflitto mondiale persistevano (la Germania di Weimar non partecipò ai giochi per protestare contra l'occupazione francese della Renania) nessuno immaginava ancora nè l'ascesa del Nazismo, nè le persecuzioni razziali, nè la Seconda Guerra Mondiale.
robert delaunay runners
Non è finita comunque bene 'sta storia: la bellezza del corpo atletico diventerà dopo il 1933 una vera ossessione estetico/propagandistica del Terzo Reich (ovviamente nell'accezione più conservatrice). Arno Breker, lo scultore preferito di Hitler, produrrà quasi solo corpi di eroi/atleti/guerrieri. E la regista Leni Riefensthal, sempre per il Fuhrer assassino, girerà "Olympia", incentrato sulle imprese ginniche e sul sudore degli "arianissimi" partecipanti tedeschi ai giochi di Berlino del 1936. Il corpo dell'atleta è sempre Geopolitica.
the fitzwilliam museum a cambridge
Inesorabilmente, la memoria della Parigi del 1924 arriva poi fino ad oggi ben oltre le benemerite iniziative culturali. Il Mercato, come i bravi atleti, non si riposa mai: il marchio francese Lacoste ha lanciato una collezione direttamente ispirata proprio allo stile di quella mitica competizione. La Tradizione piace ai consumatori.
Un incombente e impalpabile senso di nostalgia avvolge chi esce da questa bella mostra curata da Caroline Vout e Christopher Young. In ogni caso, stranissimo ma vero, alla fine - "olimpicamente parlando" - sembra buttare meglio il 2024 del 1924. Qualche volta la nostra pigra, ansiosa e sgangherata Tarda Modernità riesce ad essere quasi confortante. Volete mettere le Olimpiadi (e perchè no? anche le Paraolimpiadi) dei nostri anni....inclusive, divertenti, interessanti, imprevedibili (il gender issue è sempre fluidamente in agguato). Alla mera potenza muscolare si sono sostituite tante altre virtù più sottili e intriganti: tenacia, "faccia tosta", agilità, tecnica, innovazione.
poster per le olimpiadi di parigi del 1924
Per chi volesse approfondire seriamente il complesso argomento ci sono due bei libroni: "Seducenti Immagini" (2013) di Camille Paglia e "Histoire de la Beauté" (2014) di Georges Vigarello (l'edizione italiana, "Storia della Bellezza", sembra non sia più disponibile).
NB Questo breve testo non ha usufruito di alcun ausilio da parte di programmi basati sull'Intelligenza Artificiale (AI)
fitzwilliam museum harold abrahams olympic heritge lacoste umberto boccioni forme uniche nella continuita?? dello spazio 1913 cerimonia inaugurale dei giochi olimpici di parigi del 1924 george grosz the gymnast jacqueline marval bather in black swimsuit 1923 giochi olimpici di parigi 1924 johnny weissmuller