1 - “FERMIAMO L’AUTONOMIA” DE LUCA GUIDA LA RIVOLTA SINDACI IN PIAZZA A ROMA
Alessio Gemma,Antonio Di Costanzo per “la Repubblica” - Estratti
vincenzo de luca
La protesta del Sud oggi arriva a Roma. Piazza dei Santi Apostoli, ore 11: appuntamento dei sindaci della Campania radunati dal governatore Vincenzo De Luca. Si prevedono dai 500 ai 700 amministratori, fascia tricolore al collo, tutti insieme a rivendicare lo sblocco dei fondi per la Regione: quasi 7 miliardi congelati da 18 mesi. E gridare no all’Autonomia differenziata, il regionalismo in salsa leghista.
Contro la legge Calderoli il capogruppo al Senato Francesco Boccia annuncia che il Pd è pronto al referendum. Dai social alla piazza. Dopo un crescendo di “imbecilli, farabutti, delinquenti”, e altri epiteti rivolti dallo Sceriffo di Salerno al governo. Tanto da spingere la premier Giorgia Meloni a scrivere di De Luca domenica in un post su Facebook, nel quale ha chiesto alla segretaria Pd Elly Schlein di prendere le distanze dal “rappresentante del suo partito”. È finita con De Luca che non le ha mandate a dire a entrambe le leader. Il governatore le ha provate tutte.
matteo salvini roberto calderoli
A gennaio, sui fondi bloccati, ha persino denunciato il ministro Raffaele Fitto alla magistratura: Tar, Corte dei conti e Procura. Ipotizzando il reato di omissioni di atti d’ufficio. Due giorni fa, Fitto ha giocato d’anticipo, convocando i sindaci, senza De Luca. Per disinnescare l’iniziativa di oggi. Nulla da fare. Tutti in piazza.
“Subito Fsc!!!”, è la rabbia dei sindaci in un volantino. Si tratta dell’acronimo di Fondi di sviluppo e coesione, 5,6 miliardi per la Campania fermi a Roma, a cui si aggiungono 1,3 miliardi del programma complementare di fondi europei (Poc).
vincenzo de luca
“Bloccati gli investimenti — scrive l’Anci Campania — Non possiamo garantire i servizi ai cittadini. Quasi 200 Comuni rischiano il default”. È diventata una guerra di numeri. Con il ministro che vuole vederci chiaro sulla spesa dei fondi in Campania: dalle performance degli anni scorsi alla certezza di finanziare progetti realizzabili.
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Condanne dalla destra, da FdI a Lega: accusano il governatore di cavalcare l’onda del Sud per il suo terzo mandato in Regione.
Non ci sarà il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, ma ha delegato la sua assessora Teresa Armato. Ci sarà Pina Picierno, eurodeputata dem: «La voce del Mezzogiorno nel dibattito deve essere più presente.
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI
E deve essere centrale nelle decisioni istituzionali che riguardano il futuro del Paese». Divisi i sindacati. Scoppia il caso Cgil alla vigilia: manda una delegazione ma senza bandiere. Aderisce la Uil. Assente la Cisl. Domani De Luca bissa a Napoli nel teatro Sannazaro con gli operatori culturali: il blocco dei fondi vale un buco di 350 milioni in quel comparto. «Un danno enorme — dice Marisa Laurito, direttrice del Teatro Trianon — non riesco a presentare il calendario degli spettacoli ».
2 - «FARABUTTI» OVVERO I PIRATI DELLA POLITICA
meloni sangiuliano de luca
Paolo Di Stefano per il “Corriere della Sera” - Estratti
Difficile dire quanto fosse studiata la progressione aggettivale con cui Vincenzo De Luca ha qualificato, qualche giorno fa, i ministri di questo governo: «Imbecilli», «farabutti», «delinquenti politici». Quel che colpisce è l’uso, piuttosto, di un epiteto come «farabutti»,quasi del tutto uscito dai radar del lessico contemporaneo.
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VINCENZO DE LUCA
È interessante più di «sciacalli» o di «sciagurati», altri improperi amati dal presidente della Campania, perché «farabbbutti», pronunciato con la doppia o tripla b, si presenta con un’espressività fortemente meridionale. La curiosità che segnalano i linguisti è che il «farabutto» proviene in italiano dal nederlandese «vrijbuiter» (pirata, corsaro, predone), attraverso il tedesco «Freibeuter», che indica alla lettera colui il quale fa bottino liberamente. In linea perfetta con l’idea vulgata che l’italiano medio ha dello Stato, così ben riassunta nel classico «Piove, governo ladro», declinabile a questo punto anche con il più inedito «piove, governo farabutto».
vincenzo de luca
E non è un caso che quell’aggettivo lo si trovi, sin dalla fine del Seicento, proprio nel napoletano. Va detto a onor del vero che in realtà, pur uscendo dalle labbra di De Luca così meridionalizzato, il termine è attestato nell’intera area nazionale. E se Gadda citò i «farabuttelli di provincia», prima di lui vennero, con il siciliano Pirandello, anche i toscani Carducci e soprattutto Giuseppe Giusti. Il quale offre a De Luca altre deliziose possibilità combinatorie in rima: «Il grullo, l’ebete, il porco beato, / lo spensierato, ed altri farabutti / fanno in pace i loro fatti o belli o brutti».