cr7 udinese juve
Luca Bianchin per www.gazzetta.it
Sette giorni per fare 1.382 chilometri, quelli che separano Torino da Manchester. Il mercato finisce tra una settimana e il destino di Cristiano Ronaldo al momento è chiaro: se sarà trasferimento, sarà al City. Una premessa, per chiarire la situazione: l’addio alla Juventus è decisamente improbabile.
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Chi riuscisse a procurarsi una macchina del tempo e facesse un viaggetto a Napoli per il weekend dell’11 settembre, probabilmente vedrebbe un 7 in maglia bianconera nello stadio di Maradona. Un 7 finalmente lontano dalle voci di mercato, forse addirittura in pace con se stesso e con l’ambiente juventino.
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Un tentativo di trovare l’accordo con il City – e sarebbe storico per davvero – però c’è stato. Di più: l’ipotesi è ancora sul tavolo di Guardiola. Il dialogo tra Jorge Mendes e i Citizens c’è stato, complici altri affari con assistiti dell’agente più importante del mondo. Si è parlato d’altro e anche di Cristiano perché Ronaldo al City andrebbe, nonostante un passato con il rosso United.
L’operazione però è decisamente complessa. Prima questione: il City insegue Harry Kane con la forza di chi vuole portare un Uragano in città. L’offerta c’è, il sì di Levy – l’uomo che al Tottenham prende le decisioni – ancora no. Anzi, potrebbe non arrivare. Il City, anche per questo, tiene aperte tutte le porte.
Ecco la seconda questione. Se Kane non arrivasse, Guardiola potrebbe chiudere il mercato degli attaccanti, consapevole che nel 2020-21 è arrivato a un passo dalla Champions senza un attaccante centrale come Harry o come Ronaldo, che parte da sinistra ma ha caratteristiche da numero 9.
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Oppure, rimasto senza il suo Uragano, potrebbe valutare Cristiano, che resta un fenomeno. La convivenza tra Pep e il 7, complessa quanto basta, in questo momento non è da escludere: a Manchester non c’è una preclusione a CR7.
L’operazione naturalmente è una corsa a ostacoli e contro il tempo. La Juve ha CR7 a bilancio per 29 milioni e chiederebbe una cifra simile. Chiederebbe, al condizionale, perché nessuna offerta finora è mai arrivata. E la Juve ovviamente ha organizzato la sua stagione con Cristiano: i ragionamenti sportivi e aziendali sono stati fatti con il 7, non senza. Così Udine, con tutta l’agitazione del caso, ha dimostrato che un percorso è iniziato.
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Un percorso diverso da quello degli ultimi tre anni, ma per questo più interessante. Allegri e Ronaldo si sono parlati alla vigilia, come si erano parlati il primo giorno di ritiro, e la panchina di Udine probabilmente era nella testa di entrambi. Di Allegri, che sa come il 7 non sia al 100%, distratto da una settimana strana, e di Ronaldo, che in campo è stato partecipe, reattivo, pronto a incitare i compagni e a esultare per il 3-2 poi cancellato dal Var.
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Cristiano ha applaudito ai gol della Juve, ha scherzato con Pinsoglio in panchina, ha dato indicazioni a Bernardeschi al cooling break, soprattutto ha abbracciato Allegri prima di entrare in campo, a dimostrazione che un’intesa tra allenatore e numero 7 esiste. Ora resta da capire se questo sarà solo un modo più cortese per dirsi addio oppure altro, la base per un’ultima stagione insieme. Deciderà Pep, da lassù.
L’INTERVISTA A MBAPPÉ
kylian mbappe
A tutto Kylian Mbappé. Tramite le colonne di Esquire, la stella del Psg si racconta, partendo dagli inizi all'AS Bondy: "Nella periferia parigina ci sono campi da calcio ovunque, la gente qui vive per il calcio. Sono nato con un campo davanti alla mia finestra. Mio padre è stato il mio allenatore per dieci anni. Ma non ho mai sentito la pressione del dover essere un calciatore.”
“Fin da piccolissimo sono sempre stato negli spogliatoi, ad ascoltare discorsi tattici e punti di vista diversi, perché il calcio è fatto di punti di vista diversi. Ho imparato ad avere quella tolleranza, e penso che mi abbia aiutato, perché essere un allenatore significa mettersi nei panni di qualcun altro".
KYLIAN Mbappe
SU SE STESSO
"Sono un attaccante moderno che può giocare ovunque. Un tempo c'era il numero nove, il un numero undici, il un numero sette. Io ho giocato davanti, ho giocato a sinistra e a destra. In tutta umiltà, non credo che tutti siano in grado di cambiare posizione ogni anno in questo modo e mantenere grandi prestazioni ai massimi livelli".
MBAPPE' BAYERN PSG
SULLA SQUADRA
"Non è un gruppo di amici, proprio come il fornaio non va d'accordo con tutti i fornai. Non devi cenare con i tuoi compagni tutte le sere per vincere".
SULL'ESSERE UNA STELLA
"Credo di sì. Se la tua faccia è ovunque in città, ovunque nel mondo, vuol dire di sì. Essere una star è uno status, ma non mi rende una persona migliore degli altri. Ci vuole molta organizzazione anche solo per uscire a fare una passeggiata".
MBAPPE' BAYERN PSG
SULLA LIGUE 1
"La Francia non è il miglior campionato del mondo, ma ho sempre sentito la responsabilità, da giocatore emblematico, di far crescere il campionato".