Estratto dell’articolo di Enrico Marro per il “Corriere della Sera”
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Avanza l’iter della direttiva Ue per aumentare la prestazione energetica nell’edilizia, che punta alla neutralità climatica nell’Unione entro il 2050, tenuto conto che gli edifici sono responsabili del 36% delle emissioni di gas serra.
Ieri la commissione Industria del Parlamento Ue ha adottato la sua posizione negoziale che dovrà essere votata in plenaria nella settimana del 13 marzo. Solo col via libera della plenaria può iniziare il negoziato col Consiglio.
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Rispetto alla proposta della Commissione, il Parlamento Ue è stato più ambizioso.
In commissione il testo è passato con 49 sì, 18 no e 6 astensioni. FdI, Lega e FI hanno votato in maniera compatta contro. Il Pd a favore, così come i Verdi (tra cui Ignazio Corrao) e i quattro rappresentanti del gruppo della Sinistra. Nicola Danti di Renew Europe si è astenuto. Per il M5S «la direttiva è un’opportunità storica».
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FdI promettere battaglia «perché questa norma venga annullata o radicalmente modificata». Per il leader della Lega Matteo Salvini è «una patrimoniale mascherata». E per FI bisogna «evitare derive ideologiche in Europa». Patrizia Toia del Pd ha sottolineato che è passata «la linea del cambiamento ma con più tempo e flessibilità».
Salvo imprevisti, i nuovi edifici residenziali dovrebbero essere a emissioni zero dal 2028, mentre i nuovi pubblici dal 2026 (la Commissione ha proposto rispettivamente il 2030 e il 2027).
Secondo il Parlamento Ue gli edifici residenziali dovrebbero raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033 mentre gli edifici non residenziali e pubblici le stesse classi entro il 2027 e il 2030 (la Commissione ha proposto F ed E). […]
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Infine, si stabilisce che in caso di impedimenti oggettivi all’espletamento delle gare, le concessioni possono continuare fino alla fine del 2025. Le opposizioni attaccano. «Così si rischia una procedura d’infrazione Ue», dice Simona Malpezzi (Pd). Proprio da Bruxelles si ribadisce come il diritto Ue richieda che le norme nazionali sui servizi assicurino la parità di trattamento degli operatori, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale e proteggano dal rischio di monopolio. E dai 5 Stelle arrivano critiche sul fronte della previdenza, dopo il no a un emendamento che proponeva di ripristinare Opzione donna. […]