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    CI RIMETTONO SEMPRE I PIÙ POVERI – AL POSTO DI INDIGNARVI PERCHÉ IL 44% DEGLI STUDENTI NON COMPRENDE UN TESTO ITALIANO, PROVATE A CAPIRE COSA C’È DIETRO QUESTO DATO: SECONDO “SAVE THE CHILDREN” I RAGAZZI AD AVERE MAGGIORI DIFFICOLTÀ SONO QUELLI IN  CONDIZIONE DI SVANTAGGIO SOCIO-ECONOMICO, CON BACKGROUND MIGRATORIO E RESIDENTI NEL SUD ITALIA – L'OFFERTA EDUCATIVA È PIÙ DEBOLE A CAUSA DELLA MANCANZA DI INVESTIMENTI…


     
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    Antonella Inverno per “la Stampa”

    test invalsi test invalsi

     

    In questi giorni si è parlato molto di dati su dispersione scolastica implicita e competenze minime, accettabili o adeguate che gli studenti in Italia dovrebbero raggiungere al termine dell'ultimo ciclo scolastico. Essendo citati da più parti, a volte in modo non corretto, vorremmo condividere alcune considerazioni.

    Nel dibattito sono state richiamate diverse rilevazioni: i test Ocse Pisa per esempio sono effettuati in 93 Paesi, si svolgono ogni 3 anni su un campione di studenti e hanno standard valutativi uguali per tutti i Paesi.

     

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    Sono dati importantissimi perché ci offrono un'idea di come gli studenti in Italia siano posizionati rispetto ai loro coetanei degli altri Paesi, ma si rischia di fare confusione se i risultati di questi test si comparano a quelli delle prove Invalsi, che invece si effettuano in tutte le scuole ogni anno e si basano su standard valutativi tarati sul curricolo italiano.

    Secondo le prove Invalsi del 2021, a livello nazionale, il 51% degli studenti alla fine delle scuole superiori non mostra competenze adeguate in matematica e il 44% non le raggiunge in italiano.

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    In quest' ultimo caso, sono quegli studenti che alla fine della scuola superiore hanno una capacità di comprensione del testo da terza media, raggiungendo solo il livello 1 o 2 di Invalsi su una scala da 1 a 5. In occasione dell'apertura dell'evento ImPossibile 2022 i due dati sono stati sintetizzati e associati a quello più alto, corrispondente alle competenze in matematica, ma questo non rende meno grave la situazione.

     

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    Il mancato raggiungimento delle competenze adeguate in Italiano è anche superiore al 50% degli adolescenti in ben 7 regioni italiane: Abruzzo (50,2%), Basilicata (51,4%), Sardegna (52,8%), Sicilia (57,2%), Puglia (59,3%), Calabria (63,5%), Campania (64,2%). Il calo di apprendimento rispetto al periodo pre-pandemia (2019) è di ben 9 punti percentuali ed è più evidente per i minorenni in condizione di svantaggio socio-economico, con background migratorio e residenti nel sud Italia. Dati reali, non fake news.

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    Ma se ci fermiamo al dibattito di quali rilevazioni (meglio Ocse Pisa o Invalsi?), quali livelli (quanto poco comprende un testo chi è al livello 2?), quale calcolo della dispersione implicita (pre o post 2021?), rischiamo di guardare il dito e non vedere la luna, anche perché i test standardizzati non ci possono ovviamente restituire una fotografia nitida delle caratteristiche personali e uniche di ciascuno studente. Quello che le prove Invalsi invece certamente segnalano è l'aumento delle disuguaglianze, soprattutto a seguito della chiusura prolungata delle scuole in presenza.

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    Attraverso queste prove abbiamo potuto ricostruire come si formano e consolidano i divari dalla scuola primaria alle superiori, con le disuguaglianze che aumentano al progredire della carriera scolastica. Proprio nei territori dove si concentra la povertà minorile, l'offerta educativa è più debole. Confrontando le 5 province dove vive il maggior numero di studenti in condizioni di svantaggio socioeconomico familiare, con le 5 dove vive il maggior numero di studenti con il più alto livello socioeconomico familiare, abbiamo rilevato un gap di 69,3 punti percentuali nella fruizione della mensa scolastica, di 19,5 nell'accesso all'asilo nido e di 62,4 nella fruizione del tempo pieno, sempre a favore delle province "più ricche".

    tema in classe 2 tema in classe 2

     

    Non stupisce che a loro favore sia anche la differenza di 16,4 pp nel raggiungimento di competenze accettabili in terza media (sia in italiano che in matematica). Anche a voler guardare per una volta le eccellenze scopriamo amaramente che in città come Torino, Milano, Genova, Roma, Napoli, Palermo e Catania gli studenti che stanno meglio a livello socioeconomico raggiungono il livello 5 nelle competenze in italiano con molte più probabilità di chi viene da un contesto deprivato, con un gap che va dai 13 a più di 20 pp a seconda della città.

     

    in classe ai tempi del covid in classe ai tempi del covid

    Una gravissima ingiustizia che pesa sul presente e sul futuro di bambini e bambine. Il quadro critico che ne emerge è corroborato dagli stessi docenti che incontriamo quotidianamente nei nostri interventi sul campo e da quelli che proprio in questi giorni, anche sui social, in molti casi stanno testimoniando le difficoltà dei ragazzi nel loro percorso educativo. La stessa Commissione Europea il 23 maggio ha sottolineato come rimanga «una priorità affrontare le cause degli scarsi risultati scolastici in Italia» e che «anche i divari sociali e territoriali nei risultati si sono ampliati». L'allarme che abbiamo voluto lanciare riguarda allora il rischio che oggi non si riesca a far fiorire i talenti di tutti, ma solo di chi è supportato da un contesto familiare, sociale, territoriale, favorevole.

     

    tema in classe 1 tema in classe 1

    La causa va ricercata nel grave disinvestimento sull'istruzione che da più di un decennio caratterizza il nostro Paese. I docenti troppo spesso hanno dovuto affrontare da soli situazioni di una fragilità estrema soprattutto nelle scuole di frontiera, senza ricevere alcun sostegno. E' per questi motivi che, per ripartire, l'Italia deve scommettere su un investimento proprio nell'istruzione pubblica con l'obiettivo di garantire un organico che sia messo in condizione di fare bene il proprio lavoro in una scuola a tempo pieno, ovunque e per tutti.

     

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    Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza definisce risorse importanti sugli asili nido, sulla costruzione di nuove mense scolastiche e per il tempo pieno, ma essendo risorse comunque limitate è fondamentale che siano orientate prioritariamente nei territori più deprivati, come abbiamo avuto modo di discutere nell'evento di Save the Children, e che siano sostenute da un investimento ordinario e strutturale in grado di rendere davvero possibile l'abbattimento delle disuguaglianze nel nostro Paese. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno di guardare tutti insieme - scuola, terzo settore, istituzioni culturali ed educative, movimenti studenteschi - la luna.

     

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    Abbiamo bisogno di costruire alleanze per rimettere al centro la scuola e permettere di far fiorire i talenti di tutti, anche di chi parte - prendendo a prestito il linguaggio della nostra Costituzione - senza i mezzi necessari. - *Responsabile Politiche Infanzia e Adolescenza di Save The Children.

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