Sandra Riccio per “la Stampa”
APPLE SMART WORKING
Al rientro dalle vacanze molti italiani dovranno dire addio al lavoro agile da casa.
Adesso che l'emergenza pandemica è scivolata in secondo piano, il regime cosiddetto semplificato dello smart working verrà quasi del tutto archiviato e dal primo settembre tornerà a essere attuato solo nella contrattazione individuale, tra datore di lavoro e impresa. Resterà invece nel regime semplificato l'obbligo di comunicazione dei nominativi dei lavoratori in smart working. In pratica le aziende non dovranno inviare ogni singolo accordo deciso con ogni singolo dipendente e questo significherà meno burocrazia.
smart working dal mare
Il passo indietro non riguarderà però tutti. Si salveranno i lavoratori che appartengono a quei settori e a quelle aziende che, nei mesi passati, hanno contrattualizzato lo smart working. È il caso, per esempio, del comparto del credito, delle tlc, degli elettrici, dei meccanici e degli alimentaristi, fino ad arrivare a molte aree del pubblico impiego.
Le novità sono contenute nel decreto ministeriale di attuazione della norma contenuta nel decreto Semplificazioni che è stato firmato ieri dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando.
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Con questo passaggio si torna alla normalità dopo due anni e mezzo in cui il lavoro agile aveva visto una grande espansione. Per molti era stato un grande aiuto sia in termini di risparmio sui costi, sia sul fronte di una migliore gestione del proprio tempo.
Nessuna novità è arrivata ieri invece per le categorie fragili e per i genitori con figli piccoli. Il decreto Aiuti bis, nonostante le richieste del ministro Orlando, non ha prorogato la possibilità dello smart working per fragili e genitori di minori di 14 anni, il cui diritto è così cessato a inizio agosto.
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Questa misura scadeva a fine luglio. Si tratta di un tema che è molto sentito. Su questo aspetto i sindacati annunciano battaglia: «Con gli emendamenti al decreto Aiuti bis chiederemo che il diritto al lavoro agile sia reso permanente per i fragili e per i genitori sotto i 14 anni - dice Tania Scacchetti segretaria confederale Cgil -. Questo tipo di misura dovrebbe essere mantenuta anche dopo la pandemia».
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Orlando si era battuto in Consiglio dei ministri per questa estensione. Non c'erano però le condizioni per andare avanti. L'idea è di riprovare a inserire la proroga alle Camere. Il nodo è sulle coperture: per quel che riguarda i lavoratori privati, l'estensione non vedrebbe costi. A pesare sarebbe invece il settore pubblico.
Gli ultimi due anni e mezzo sono stati di grande espansione per lo smart working, che oggi interessa 2,9 milioni di lavoratori rispetto ai 600 mila del pre-pandemia. La strada è segnata e lo dimostra il fatto che lo smart working è ormai diventato uno dei fattori di intervento e regolazione tra sindacati e imprese.
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Nonostante l'evoluzione, il nostro Paese rimane ancora fanalino di coda in Europa. Secondo i dati Istat, in Italia il lavoro agile si ferma a una diffusione poco sopra al 13%, contro il 20% europeo. Nonostante i progressi, serviranno ulteriori aggiustamenti. «Occorrerà lavorare su un processo di implementazione stabile dello smart working nei contratti e non solo nell'emergenza» dice Tania Scacchetti. Un passo avanti è sicuramente rappresentato dalla semplificazione burocratica.
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Con il dl Semplificazioni diventerà legge la norma per inviare massivamente gli accordi individuali. Il testo contiene un modulo per la trasmissione dei dati, che vanno dal codice fiscale del lavoratore al periodo di smart. Oltre all'applicativo web, è prevista una modalità di invio massiva.
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