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    “AL SENATO FAREMO IMPAZZIRE RENZI” – ALFANO URLA AL TRADIMENTO E PROMETTE UN VIETNAM A PALAZZO MADAMA - LA MINISTRA LORENZIN: "RENZI CI HA IMBROGLIATO. CI FU CHIESTO DI FAR LA CRISI A GIUGNO IN CAMBIO DEL 3%" - E IL FRONTE DEL NO (CENTRISTI E ORLANDIANI DEL PD) ALLE ELEZIONI ANTICIPATE CHIEDE AIUTO AL COLLE - LE MOSSE DI NAPOLITANO


     
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    Tommaso Ciriaco per la Repubblica

     

    ALFANO RENZI ALFANO RENZI

    Quando Beatrice Lorenzin sbatte i pugni sul tavolo, anche Angelino Alfano resta a bocca aperta. «Renzi ci ha imbrogliato, è un cinico! - si infuria la ministra - Ci aveva promesso la soglia del 3%, ma voleva in cambio la crisi a giugno». Ecco il quartier generale del "partito del non voto", orizzonte 2018. Una rete ancora fragile, ma che inizia ad estendersi alla sinistra dem e a pezzi da novanta di Confindustria, a peones e padri nobili. E che spera di far leva su alcuni dubbi del Colle.

     

    Angelino Alfano si aggira con l' aria di chi crede ancora possibile frenare le urne. E di fronte alla delegazione ministeriale di Ap stipata nel suo studio pronuncia parole definitive. «Matteo ci ha tradito, diventando il nostro avversario. Al Senato lo faremo impazzire, im-paz-zi-re.

     

    beatrice lorenzin beatrice lorenzin

    La battaglia sarà tutta contro di lui». Non sarà facile, perché il patto a tre targato Renzi, Berlusconi e Grillo sembra reggere l' urto di queste ore. Ma a raschiare la superficie, già si intravede un mondo che vuole imbrigliare il segretario. «Io penso che sia un errore tornare ad elezioni in modo così precipitoso - ha confidato negli ultimi due giorni Paolo Gentiloni ai ministri più fidati - Di solito lui parte in quarta, ma poi si riesce a farlo ragionare. Stavolta, però, non lo so...».

     

    Frenare le elezioni, dunque. Ma da dove partire? Se lo sono chiesti i 25 senatori di Ap, in sintonia con Udc e fittiani. Tutti hanno indicato soprattutto un uomo, anzi un presidente: Salvatore Torrisi, eletto a capo della commissione Affari costituzionali dopo un blitz anti dem. È stato investito del compito di rallentare l' iter della riforma, giocando di sponda con un altro scettico del voto nel 2017, Piero Grasso. La linea di frattura più significativa, però, si scorge nel Pd.

     

    Quella pubblica, evidente, risponde al nome di Andrea Orlando. Ha convinto 31 senatori a esporsi contro le elezioni anticipate.

     

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    Non sono pochi, anche se non bastano a bilanciare il mega patto sul "tedesco". Ma a considerare sbagliata l' accelerazione verso le urne c' è anche Giorgio Napolitano, che da mesi consiglia proprio il Guardasigilli. Il Presidente potrebbe rendere pubbliche molto presto le proprie perplessità. E pure al Colle circola più di un dubbio su una corsa a perdifiato verso il voto, se intrecciata con i dossier più caldi di politica economica. Sergio Mattarella non è contrario in linea di principio alle elezioni anticipate, con una legge elettorale a prova di Consulta. Ma sono le scadenze economiche d' autunno, incastrate nella campagna elettorale, a tenerlo più che vigile in queste ore.

     

    andrea orlando andrea orlando

    Renzi conosce i rischi di una partita che sembra vinta, ma ancora da giocare. Per questo sta adottando alcune contromosse. Primo: lavora per ricucire con Carlo Calenda, acclamato nell' ultima assemblea di Confindustria. Secondo: "suggerisce" al Tesoro le soluzioni migliori per sterilizzare l' aumento dell' Iva e garantire la manovra. Terzo: dialoga con i ministri e viceministri alfaniani Enrico Costa e Luigi Casero, fan del patto tra Pd e FI.

     

    Quarto: tesse la tela con i senatori meridionali di Ncd, preoccupati per la rielezione. Un' idea è promettere una desistenza camuffata, candidando cavalli perdenti nei loro collegi per favorirne la riconferma.

     

    E però c' è sempre da consumare una crisi di governo. È il punto più delicato del piano renziano. Adesso l' ha capito anche Alfano, che infatti promette: «Non gli regaleremo la fine del governo Gentiloni». E allora come se ne esce? Toccherebbe a Gentiloni prendere atto del primo incidente parlamentare (ad esempio sui voucher) e attendere solo l' approvazione del "tedesco" per poi dimettersi.

     

    «A me sembra complicato - confidava ieri alla buvette ad alcuni colleghi la dem Lorenza Bonaccorsi - come fa Paolo a salire al Colle e dire: "Scusi, il mio partito mi sfiducia..."».

    RENZI MATTARELLA ALFANO RENZI MATTARELLA ALFANO

    L' ultima menzione è per i mercati. E per quello spread che ha ripreso a ballare pericolosamente attorno a quota 190. Anche loro sembrano remare contro il segretario dem.

     

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