Giampaolo Visetti per “la Repubblica”
obama e putin in vestito tradizionale cinese
Una pagoda di nove piani in un campo da golf e la copia di un villaggio rurale ai piedi di un hotel in cristallo a forma di sole, sospeso sopra il lago Yanqi. Sullo sfondo, i grattacieli della capitale e la Grande Muraglia che si arrampica sui monti Haitou. Per questa immagine impressionante, simbolo della Cina che dal passato si proietta nel futuro e che risorge sul panorama del mondo, Xi Jinping ha lavorato personalmente.
Ha corretto i disegni agli architetti e speso quasi due miliardi di euro. Un solo scatto: ma è quello assieme ai leader delle economie in crescita dell’Asia-Pacifico, nel giorno più importante da quando Pechino ha ritrovato il suo “nuovo Mao”.
obama e putin in vestito tradizionale cinese
Per i Grandi dell’Apec, accolti con i fuochi d’artificio e un tappeto rosso lungo quanto lo stadio delle Olimpiadi 2008, il presidente cinese ha preparato una scenografia che nessun altro oggi si può permettere. È l’immagine di ricchezza, capacità organizzativa e avanguardia tecnologica che Xi Jinping vuole fissare nella mente della comunità internazionale, mentre conquista la leadership del mercato più vasto e decisivo del presente.
Un suo consigliere, poche ore prima che capi di Stato e di governo mettessero piede nello sfarzoso padiglione imperiale del summit, è stato incaricato di controllare perfino colore dei fiori e altezza dell’erba: quelli britannici, se comparati, devono apparire incolti.
barack obama con il presidente cinese xi jinping e la moglie peng liyuan
Meraviglia e timore verso la nuova superpotenza del secolo hanno unito ospiti divisi da molti interessi. Assieme allo stupore verso Xi Jinping, segretario generale del partito comunista che in soli due anni ha eclissato il mito di Mao Zedong, sia tra i cinesi che nelle cancellerie straniere. Nessuno si sarebbe aspettato che il sorriso da papà buono nascondesse un capo spietato, deciso a costruire anche un globale e quasi divino culto della personalità.
Per la sua incoronazione, il nuovo imperatore della Città Proibita ha chiuso di fatto il Nord del Paese, ottenendo due giorni di quello che la propaganda ha definito “cielo color blu Apec”. Smog invisibile e sicurezza asfissiante: 60 mila uomini e 1680 nuove telecamere a raggi infrarossi. Improvvisamente, in hotel e sale stampa, si sono messi a funzionare anche i social network, altrimenti bloccati dalla censura.
obama sorride a xi jinping
La sorpresa per tutti è stata però il “libro bianco” di Xi Jinping, erede del “libretto rosso” di Mao Zedong. L’apologia in cinque lingue si intitola Il governo della Cina , 515 pagine e 44 fotografie, 5 mila copie in regalo affinché a nessuno sfugga la grandezza dei primi due anni del «leader riformista che ha lanciato il sogno cinese». La definizione va anzi aggiornata. Ai colleghi, Xi Jinping ha spiegato che il «sogno cinese» è già diventato il «sogno dell’Asia-Pacifico», indicata come «una nuova comunità con un unico destino», che Pechino è pronta a guidare.
Non è solo liturgia da vecchio socialismo reale. A poche ore dall’incontro con Barack Obama, Xi Jinping ha esibito ieri i suoi muscoli incontrando in successione il premier giapponese e i presidenti di Russia e Corea del Sud, ossia i leader delle altre tre potenze asiatiche.
Freddo «l’incontro concesso» a Shinzo Abe: mezz’ora faccia a faccia, non un sorriso, ma è il primo Pechino-Tokyo dopo tre anni di gelo e di conflitti sfiorati, dunque qualcosa di più di una stretta di mano. La crisi morde, le prime due economie del Pacifico hanno pagato caro lo scontro e come ha spiegato il braccio destro di Xi, «il pragmatismo in certi casi diventa idealismo».
Cina e Giappone così «hanno concordato sul fatto di essere in disaccordo», ma hanno concordato pure su un «meccanismo di gestione dei problemi». A Vladimir Putin, Xi Jinping ha strappato altri 30 miliardi metri cubi di gas di gas, accordo da 400 miliardi di dollari, mentre da Park Geun-hye ha ottenuto il sì alla zona di libero scambio Pechino- Seul.
«In una mattina — ha commentato il Quotidiano del popolo — il presidente ha allargato l’influenza cinese, sfilato gli alleati a Washington, ricostruito l’asse sino-russo e si è riservato di decidere se puntare ancora su Obama o guardare già al suo successore».
Xi Jinping
E la tela tessuta dal «nuovo Mao», cruccio dei conservatori rossi del Politburo, abbraccia realmente l’intera Asia. Xi Jinping aveva appena stanziato 100 miliardi di dollari per una nuova banca asiatica, da contrapporre a quella a guida Usa. Ieri l’annuncio di altri 40 miliardi per un «fondo aperto» destinato alle infrastrutture. L’obiettivo è «mettere in connessione l’intero continente», puntando a ricostruire «una Via della Seta stradale, marittima e ferroviaria» che «in un decennio richiederà investimenti per 8 mila miliardi».
Sono cifre, idee e ambizioni che oggi né l’Occidente né il resto dell’Oriente possono mettere in campo, ma che l’autoritarismo della prima economia mondiale impone invece al solo leader con davanti otto anni di potere assoluto. Xi Jinping ha annunciato anche che da lunedì le Borse di Shanghai e Hong Kong saranno collegate, secondo mercato finanziario del pianeta, mentre oggi i 21 Grandi dell’Apec saranno accolti a Huairou con l’ultimo colpo ad effetto.
Barack Obama e Xi Jinping si incontrano a Sunnylands
Pechino, con lo strabiliante resort di Yanki e la ski-area di Zhangjiakou, si candida a vincere la volata con la kazakha Almaty per le Olimpiadi invernali 2022. Il “nuovo Mao” pretende che la sua capitale sia la prima nella storia ad ospitare sia i Giochi estivi che quelli bianchi. Le picchiate con gli sci giù dalla Grande Muraglia saranno l’apoteosi per il commiato del leader bi-olimpico. Il problema è che non nevica quasi mai. Dettagli. «Per l’imperatore del Duemila — ha detto la tivù di Stato — i fiocchi sono già nel cannone».