VIGNETTA MANNELLI - LA LEOPOLDA
Dal "Fatto quotidiano"
MANNELLI, PRO E CONTRO: "CHE ARTE". "NO, VOLGARE"
1 - Vi scrivo semplicemente per suggerire, ove fosse possibile, di mettere in vendita, magari con un'asta di beneficenza, l'originale della vignetta di Mannelli sulla Leopolda. Addirittura se ne potrebbe fare un Nft, per essere moderni. Io un'offertina la farei.
Roberto Larosa
2 - La vignetta apparsa ieri in prima pagina è vergognosa. Se l'intenzione era quella di fare ridere avete sbagliato di grosso, fa vomitare.
Sonia Bartesaghi
MARCO TRAVAGLIO
3 - Sono molto indignata per la vignetta di ieri, che dire volgare è poco. Sembra proprio un invito allo stupro. Se la vostra intenzione era quella di fare della satira contro Renzi avete sbagliato clamorosamente il bersaglio. Temo che gli abbiate fatto un grande favore.
La cosa che più mi meraviglia è che nessuno/a del giornale, in primis Gad Lerner e Padellaro, che apprezzo moltissimo e stimo, non abbiano avuto niente da dire se hanno saputo e visto la vignetta prima della pubblicazione. E Travaglio che dice?
Oggi ho sentito a Prima Pagina il giudizio negativo che ne ha dato Gad Lerner. Non invoco il politicamente corretto, ma nella vignetta in questione c'è un allinearsi e sostenere la cultura maschilista patriarcale contro cui le donne e, ahimè, ancora troppi pochi uomini stanno lottando e che si sperava stesse morendo. Penso che dobbiate porvi il problema di far qualcosa di più delle semplici scuse.
Katia Ricci
MARCO TRAVAGLIO
Risposta di Marco Travaglio
Travaglio che dice? Che la vignetta era un finto annuncio erotico per il nuovo centro renziano, dunque lo stupro e il maschilismo c'entrano come i cavoli a merenda. La satira è estrema dai tempi di Aristofane e Rabelais. Ed è fatta apposta per divertire, indignare, disgustare, dare pugni nello stomaco, insomma suscitare reazioni forti e possibilmente far pensare.
"Il Fatto" ha addirittura allegato il numero di "Charlie Hebdo", campione di satira estrema, dopo la strage di Parigi, e ospita ogni giorno Luttazzi per la gioia di molti lettori e lo sdegno di altri. Mai mi sognerei di censurare una vignetta di Mannelli né di chiunque altro. Quella incriminata, oltretutto (ma questo importa poco, perché ognuno ha i suoi gusti), l'ho trovata azzeccatissima. Ma chi la pensa diversamente ha tutto il diritto di protestare, ben sapendo che non sarà né la prima né l'ultima volta che gliene daremo occasione. "Je suis Charlie" o è sempre o è mai, non a giorni alterni.