Aldo Grasso per “Oggi”
Dago in redazione - ph Massimo Sestini
Vent’anni fa nasceva Dagospia, il «sito più irriverente d’Italia». Lanciato nel 2000 con un investimento di 10 milioni di lire e la diffusione di tre notizie al giorno: tre pettegolezzi, come si diceva allora. Roberto D’Agostino aveva una rubrica sull’Espresso, si chiamava Spia e viveva di indiscrezioni mondane, di «si dice» del mondo della comunicazione, di perfidie varie. Poi l’infortunio: una malignità su Gianni Agnelli e il rapporto con l’Espresso finisce seduta stante.
selvaggia lucarelli vs aldo grasso 6
Di qui lo sbarco sulla Rete, in un periodo in cui la diffidenza nei confronti di internet era molto alta e nessuno osava prevederne i successivi sviluppi. Finire sulla Garzantina era già un grande titolo di merito: «Sito internet fondato nel 2000 dal giornalista Roberto D’Agostino. Ha innovato le cronache mondane privilegiando indiscrezioni e curiosità su personaggi del mondo dell’economia, dell’informazione e della politica, rispetto alle tradizionali spigolature rosa su jet set blasonato e spettacolo».
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Non era facile allora capire la filosofia del pettegolezzo. In inglese si dice gossip, che qualcuno fa derivare da «gospel», Vangelo, altri, più propriamente, da god-sip, cioè madrina (comare, vicina di casa). In italiano «pettegolo», secondo il linguista Giacomo Devoto, deriva dal veneto petégola, ovvero «piccolo peto».
dago con la redazione (giorgio rutelli francesco persili federica macagnone riccardo panzetta alessandro berrettoni)
Un tempo, il pettegolezzo volava di bocca in bocca: nei salotti francesi di Madame du Deffand, il potin era una prova di smagliante intelligenza, all’epoca in cui il ridicolo poteva ancora uccidere una persona. Virginia Woolf aveva una sua curiosa teoria: amava mettere in difficoltà gli amici con torbidi pettegolezzi perché, diceva, «si amano molto di più le persone quando sono affrante, di quando trionfano nella buona fortuna» (una formula che credo piaccia molto a D’Agostino). Oggi è una forma di comunicazione fra le più praticate che ha trovato in Dagospia il suo santuario mondano.
Negli anni, Dagospia ha saputo svicolarsi dal puro pettegolezzo, divenendo un aggregatore di notizie e spazio d’informazione, tra i più letti del web. D’Agostino lo descrive come una grande «portineria elettronica che muore ogni sera e rinasce ogni mattina». Chi scrive finisce sovente sul sito.
roberto d'agostino
In buona parte, per la pubblicazione dei suoi pezzi apparsi sul Corriere della Sera e, per la restante parte, come oggetto di malumori.
Ormai gli informatori di Dagospia sono dappertutto: nelle industrie come nei giornali, nei ministeri come in Vaticano, nelle sedi dei partiti come nelle tv. «Voi credete di esistere, e invece esiste soltanto la vostra immagine riflessa nel pianeta artificiale di D’Agostino», scriveva Edmondo Berselli.
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