Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
aldo grasso
Nel linguaggio della politica è tollerata la clava (le volgarità del gen. Vannacci, l’elogio della X Mas, l’uso disinvolto della parola «stronza» da parte di De Luca e della premier) ma non il fioretto.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha querelato Il Foglio e Il Riformista sentendosi diffamato per l’uso di un «nomignolo originale ma denigratorio»: Adolfo Urss, un felice mot d’esprit per segnalare un’impronta governativa di piede statalista.
adolfo urso foto di bacco
La politica non ha paura del linguaggio scorretto, anzi. L’uso della volgarità con intento offensivo è una caratteristica storica della contesa politica: il cosiddetto trash talking è una strategia che serve a fidelizzare il proprio elettorato […]. Quello che preoccupa è la totale scomparsa dal discorso pubblico dell’ironia, l’ultima arma civile per combattere i dogmatismi e le millanterie.
Non c’è più posto per lo stile perché il discorso politico ama il grado zero del linguaggio, tende a semplificare: una comunicazione, strutturalmente modesta e poco coltivata è più controllabile. […] Sì al vaffa, no all’arguzia, allo humour, al nonsenso che ai tempi smodati della politica oppongono i tempi eleganti del sorriso.