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    A “SORCI VERDI” MANCA PIPPO FRANCO - GRASSO: “LA TRASMISSIONE DI J-AX SOGNA LO STILE DI LETTERMAN MA RIPROPONE IL BAGAGLINO. AFFASTELLA IN MODO CONFUSO GLI ELEMENTI DI UNA TV PASSATA, GIÀ VISTA - QUANTO E' ACCOMODANTE QUESTA TRASGRESSIONE”


     
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    Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

     

    aldo grasso aldo grasso

    Quante volte bisogna annunciare di essere rivoluzionari, perché la rivoluzione avvenga davvero? Quanto a lungo è necessario enfatizzare e sottolineare la propria differenza e creatività? Basteranno due intere puntate, o ne serviranno altre ancora, per rendersi conto all’improvviso che la trasgressione non è davvero tale se tutti la accettano di buon grado, e persino con un po’ di sufficienza?

     

    Queste sono solo alcune delle domande che scaturiscono dalla visione di «Sorci verdi» (Raidue, martedì, ore 23.50), un programma cucito sartorialmente attorno ad Alessandro Aleotti, in arte J-Ax. Ben venga il tentativo di ridare fiato alla seconda serata, ma questa trasmissione è un monumento alla distanza enorme che separa le intenzioni dai risultati.

    MARIA DE FILIPPI E JAX MARIA DE FILIPPI E JAX

     

    Il modello esplicito, ancora una volta, è quello del late show e di David Letterman: il monologo, l’intervista, le clip video, il contrappunto sonoro della band (qui capeggiata da Paolo Jannacci), persino le classifiche. In teoria ripensato in salsa cattiva e dissacrante, con sarcasmo e parolacce: ma i proclami da soli non bastano. «Sorci verdi» affastella in modo confuso e trascina troppo a lungo gli elementi di una tv passata, già vista, persino rimpianta: i pupazzi, le parodie della fiction, dei factual e della pubblicità, le finte inchieste.

     

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    L’intervista a Marco Travaglio — coi suoi cavalli di battaglia, la promozione al libro e il «conflitto di interessi» per il figlio rapper — salta di palo in frasca: ed è inevitabile confrontarla con la prima apparizione tv del giornalista, sempre in seconda serata, nel «Satyricon» di Luttazzi, un altro mondo.

     

    La struttura e l’umorismo sono quelle di una bacheca di Facebook, con sproloqui, tormentoni, foto e video virali, politica generica e tantissima auto-analisi. E persino la buona idea del simulatore di rap finisce per riproporre il Bagaglino nascosto dalla grafica alla Mortal Kombat. Quanto è accomodante questa trasgressione.

     

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