Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
aldo grasso
Una modesta proposta. Provo a lanciare un invito alla direzione sportiva della Rai, di Mediaset, de La7, di Sky, di Dazn, di Prime Video e di tutte le piattaforme che trasmettono partite di calcio. E se provassimo a contingentare i tempi d'intervento della seconda voce? Qualche parola di spiegazione al 20° e al 40° di ogni tempo (minuto più o minuto meno non importa), giusto per illustrare le tattiche delle squadre e aggiungere qualche osservazione non proprio scontata.
LELE ADANI
Provo a spiegare i motivi della stravagante richiesta. C'è stato un momento (anni fa) in cui la seconda voce serviva a vivacizzare il racconto della partita e le cose per un po' sono andate bene. Il telecronista, però, ha cominciato a patire la presenza dell'esperto (come se lui non lo fosse) e a coprire con la sua voce l'intera partita, senza un attimo di respiro. La qual cosa, prima di tutto, è fastidiosa per l'udito, impedisce di sentire i rumori del campo, sancisce il ritorno alla radiocronaca, come se le immagini fossero un inutile orpello.
Un secondo motivo è che non tutti gli ex calciatori o gli ex allenatori (e non parliamo degli allenatori che sognano ancora un posto) sono capaci di far emergere la loro imparzialità e di astenersi, all'orecchio del tifoso, da quella pratica sgradevole che va sotto il nome di «gufaggine».
massimo ambrosini
Ma non è questo il vero problema: la foga di spiegare tutto e l'ansia di interpretare ogni singola azione, tolgono al calcio una delle componenti più seducenti, la casualità. A volte (Liverpool-Inter), una partita non è altro che il risultato naturale di un'assurda, e talvolta persino triviale, concatenazione di eventi (i famosi «episodi»). Quasi tutte le telecronache mostrano un'ancestrale paura del silenzio, non capendo che la pausa serve per attribuire un giusto e autentico valore alle parole, il più delle volte logore e superficiali (quando sento la frase «l'inerzia della partita» sto male).
bergomi caressa