Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
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Il regista e autore Michele Guardì è finito nel mirino delle Iene (Italia 1) [...]
Penso, non da ora, che Guardì sia l’uomo che più di ogni altro ha contribuito allo svilimento del ruolo del servizio pubblico. Negli anni ’90 scrivevo: «Guardì applica, con invidiabile cinismo e consolante ipocrisia, una formula destinata a vincere in ogni campo: dare il peggio. Con lui hanno dato il peggio Alberto Castagna, Fabrizio Frizzi, Giancarlo Magalli...
ALDO GRASSO
Il peggio non viene presentato come tale (sarebbe un eroismo encomiabile) ma è mascherato con pusillanimità dietro le poetiche della provincia, dello spettacolo comprensibile a tutti, della festa di paese. È mascherato dietro la più squallida invenzione di questi anni: la voce del Comitato».
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Non mi sono scoraggiato e, anni dopo, ho insistito: «Guardì è un dominus della Rai […] Sta sempre con chi vince. Non si spiegherebbe altrimenti la sua trasversalità, e il suo essere eternamente presente […]. Lui cade sempre in piedi. E un motivo c’è: la sua astuzia predominante è di tipo linguistico e consiste nell’aver abbassato con cinismo il livello di espressività del servizio pubblico. L’ha involgarito, l’ha ridotto a fiera strapaesana, l’ha annebbiato. Così fa ascolti».
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Le molte ore che Guardì firma come autore gli consentono poi di ricevere, beato lui, ingenti guadagni dalla Siae. Quello che veramente importa è che prima di lui la Rai era ancora trainante, propositiva: Guardì ha occupato spazi e li ha trasformati in una corte dei miracoli e dei miracolati. Di questo dovrebbero occuparsi i vertici Rai: che i programmi di Guardì vadano ancora in onda.
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