Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
hindley blockhaus
Non ricordo più chi ha detto che il ciclismo non è solo uno sport, è un genere: come la tragedia classica, il romanzo, la musica pop. Per capire l'importanza della definizione dei generi basta immaginare di scrivere un libro giallo; fin dalle prime righe, necessita di un certo grado di suspense e tensione. Se non abbiamo bene in mente il genere che vogliamo riprodurre, con molta probabilità scriveremo una trama noiosa, poco appassionante o banale.
stefano rizzato
Ecco, il Giro d'Italia è una sorta di grande romanzo diviso in 21 capitoli e ogni giorno ci offre soluzioni narrative diverse. C'è il racconto in prima persona dei corridori (uno spettacolo che la fatica sa anche rendere crudele) e c'è il racconto di chi racconta i corridori.
Rai Sport ha trovato un quartetto di narratori ben affiatato. C'è Francesco Pancani (sostituito in questi giorni da Stefano Rizzato) con il compito di seguire la trama principale; ci sono Alessandro Petacchi e Giada Borgato (sempre più brava, ormai presenza indispensabile) chiamati a interpretare i segreti più tecnici; c'è soprattutto Fabio Genovesi, grande scrittore, squisito affabulatore, la cui passione per il ciclismo è pari alla competenza. Poi c'è anche Marco Saligari sulla moto. Per sua natura, il ciclismo è racconto, esaltato da un qualche viaggiatore incantato che rivela storie incredibili. A ogni colpo di pedale, si dipanano tante altre storie, divagazioni, scatti della fantasia, fughe del pensiero.
pancani giada borgato
Domenica, il Giro arrivava sul Blockhaus (un nome tedesco nel massiccio della Maiella!), una di quelle salite dove è nato il mito di Eddy Merckx e dove domenica è naufragato l'enfant du pays Giulio Ciccone. Il ciclismo moderno non vive sulle grandi imprese, è un'ascesa in gruppo a tutta, in progressione, uno sfilacciamento continuo, un assottigliarsi a ogni curva. Non c'è ancora un padrone del Giro e questo lo rende ancora più interessante.
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