Aldo Grasso per “il Corriere della sera”
TOTTI IN ROMOLO + GIULY
Un condensato di ironie, sarcasmi, parodie e rimandi. Un affresco sguaiato e senza freni dell' Italia di oggi attraverso la lente della romanità e dei suoi eccessi. La seconda stagione di Romolo +Giuly , irriverente comedy prodotta da Wildside, che parte da Shakespeare, passa per Boris e approda dritta dritta nella cronaca della capitale tra finti palazzi del potere e cumuli di «monnezza», è un'esplosione di surrealismi e luoghi comuni (Fox).
ROMOLO + GIULY
Roma è stata conquistata da Milano e Napoli, che si sono spartiti le spoglie della città eterna; a nord un governatorato con a capo Giorgio Mastrota, che ha fondato una «democrazia in diretta» e instaurato un sistema di spensieratezza, con i lunedì sostituiti dalle «domeniche bis», mentre a sud Don Alfonso (il Pietro Savastano di Gomorra) sta sperimentando un modello ispirato alla legalizzazione della criminalità, tra lo sconcerto delle famiglie mafiose («mio padre si rivolta nel pilone in cui l'ho dovuto murare»).
ROMOLO + GIULY
I romani, prigionieri con tute arancioni in stile Orange is the new black, sono stati rinchiusi nel «Campo vacanze romane», insieme ai «peggiori» esponenti della città: taxisti, ausiliari del traffico, ex sindaci che si rimpallano colpe e responsabilità. «Coatti» di Roma sud e «fighetti» di Roma nord si ritrovano insieme (e così anche i protagonisti Romolo Montacchi e Giuly Copulati), pronti a riprendersi i propri territori.
ROMOLO + GIULY
E sopra la spartizione tra nordisti e sudisti, incombe l'Europa, con il burocrate Wagner Von Bismark, che si nutre di debito pubblico greco («ottimo con lo tzatziki») e giunge alla più spietata delle conclusioni: due Italie sono peggio di una sola. La serie è arricchita da altri volti celebri e cameo d'eccezione che si succederanno nelle dieci puntate da mezzora; un modo per aggirare un citazionismo che, per quanto godibile, alla lunga rischia di diventare scontato e stancante.