1. IL PM INDAGA SULLA MORTE DI ALESSANDRA APPIANO
Estratto dall'articolo di G.B. per il Fatto Quotidiano
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nanni delbecchi alessandra appiano
Alessandra si è tolta la vita, dopo un breve periodo di depressione. Ma come è potuto accadere, visto che dal 17 maggio era ricoverata in ospedale, nel reparto dedicato ai disturbi dell' umore dell' ospedale Ville Turro-San Raffaele? Aveva un braccialetto identificativo come tutti i degenti. Poteva passeggiare nel parco della clinica, accompagnata oppure da sola (con permessi a discrezione del medico curante), ma non poteva uscire dai cancelli della struttura ospedaliera.
Eppure quella domenica mattina del 3 giugno è uscita indisturbata e a piedi ha raggiunto un edificio lì vicino, che ospita un hotel, in cui è entrata senza che alcuno la fermasse, ha raggiunto l' ottavo piano e si è poi gettata nel vuoto.
alessandra appiano
È stata subito aperta un' inchiesta (…) Ora dovrà verificare se vi sono state omissioni o negligenze da parte della struttura ospedaliera che aveva in cura e custodia Alessandra.
È possibile che in un reparto frequentato da pazienti psichiatrici non esistano protocolli per evitare tragedie come questa? È possibile che un degente affidato dalla famiglia ai sanitari riesca a eludere la sorveglianza e uscire dall' ospedale? In alcune strutture, i malati particolarmente a rischio (come quelli affetti da Alzheimer) indossano braccialetti allarmati che segnalano la loro presenza vicino alle uscite e le bloccano.
alessandra appiano oxfam
L' inchiesta si concentrerà anche sull' aspetto farmacologico e l' eventuale nesso di causalità tra la morte e gli effetti collaterali degli antidepressivi che possono provocare o amplificare istinti suicidari.
L' ospedale San Raffaele, contattato dal Fatto Quotidiano, ha risposto di non voler rilasciare alcuna dichiarazione sulla vicenda, oggetto di una inchiesta giudiziaria.
Contro le idiozie e le cattiverie - Sulla sua scomparsa e la sua persona è stato scritto di tutto. La testimonianza di chi ha vissuto con lei 25 anni
2. IN MEMORIA DI MIA MOGLIE. ALE, UNA SORGENTE DI LUCE
Nanni Delbecchi per il Fatto Quotidiano
alessandra appiano nanni delbecchi a siracusa
Computer delle mie ridicole brame, dammi una mano. Prova tu a dire qualcosa, io non ce la faccio. Prova tu a dire cosa accade quando si perde la compagna con cui si sono condivisi 25 anni "vivendo come due ragazzi", quando si è costruito un sodalizio di anime disperatamente allegro, in fuga dalle convenzioni, con il culto del "miracolo dell' amicizia", fatto di progetti, avventure, liti, giochi, canzoncine inventate mentre andavamo al mare, lessico famigliare senza famiglia.
alessandra appiano
Dimmi tu cosa succede quando tutto è raso al suolo in sette settimane per opera di una malattia mentale feroce, rapace, subitanea e violenta, un male che come un lampionaio spegne una per una le luci della persona che ogni giorno ti ha illuminato la vita.
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Questo per dire che mia moglie Alessandra Appiano, 25 anni di convivenza, 15 di matrimonio civile, è soggiaciuta al raptus di un disturbo manifestatosi in modo oscuro e quasi metafisico, un maleficio che non le ha lasciato scampo nonostante i diversi tentativi di cura. Da ultimo, il ricovero presso il reparto "disturbi dell' umore" dell' ospedale Turro San Raffaele, "non un' eccellenza italiana, un' eccellenza europea", ci disse il medico che la prese in cura lo scorso 17 maggio, e non c' era motivo di dubitarne.
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Eravamo certi che tutto si sarebbe risolto. Come immaginare che una simile forza della natura non si sarebbe risollevata, così come era accaduto ai tanti amici che in un modo o nell' altro avevano sperimentato la depressione? Invece quel ricovero si è rivelato l' ultimo passaggio di uno spietato destino di morte, la prova - non il sospetto - che la vita è davvero capace di tutto.
Da quella vuota, afosa mattina del 3 giugno cliccando il nome di Alessandra in quella peste delle relazioni umane che sono i cosiddetti social network è venuto fuori di tutto: il ritratto di una donna fragile, malinconica e segretamente depressa. I segnali trascurati, i segni premonitori, la ricerca morbosa del giallo e dell' orrore nei suoi romanzi e nei suoi post. Ognuno è padrone di dare libero sfogo alla propria nullità e alla propria spazzatura. Ma si tratta di idiozie o di cattiverie, a seconda del grado di ignoranza da cui sono state originate.
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La verità è che Alessandra era una sorgente infaticabile di luce e di energia non solo per me, ma anche per i nostri tanti amici - percorsa da qualcosa di magico fin da quando era una bambina impossibile da far tacere da parte dei suoi adorati genitori ("Zitta Alessandra", "E io parlo, parlo parlo!").
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È stata la donna più attenta alla propria salute che abbia mai conosciuto - fin troppo, faticavo a farle bere un bicchiere - dedita alla propria cura e al proprio aspetto, il primo gesto del mattino era salire sulla bilancia che invece il sottoscritto fugge come la peste, portatrice di un' immagine pubblica garbata ed elegante nell' èra del vince chi urla di più, di una bellezza quasi soprannaturale per i suoi 59 anni senza il minimo ritocco estetico, sul perenne sentiero di guerra verso lo stile di vita di un marito trascurato nell' alimentazione e sgarrupato nell' aspetto (ma io sapevo di essere in una botte di ferro perché nessuno se ne accorgeva; quando eravamo insieme, notavano solo lei e diventavo invisibile).
ALESSANDRA APPIANO
Aveva le sue tristezze e le sue malinconie, certo, accentuate da una natura cui si alternavano spleen ed euforia.
Era un' artista vera, duplice anche nel suo lavoro, capace di tormentarsi per tre mesi sul "non ho più niente da dire" e poi di buttar giù di getto un romanzo nei tre mesi successivi.
ALESSANDRA APPIANO
Sentiva come pochi l' ineluttabile trascorrere del tempo e aveva i suoi momenti di crisi; ma quale persona intelligente e sensibile non ne ha?
In cinquanta giorni è cambiato tutto, tutto si è rivelato inutile; un calvario da uno specialista all' altro, fino alla decisione del ricovero proprio per scongiurare qualsiasi gesto estremo. Ma la mattina del 3 giugno da quel luogo che doveva curarla e proteggerla è potuta fuggire, vagare indisturbata per i deserti vialoni della periferia fino a raggiungere uno dei tanti anonimi grattacieli milanesi, sede di un hotel; dalla terrazza dell' ottavo piano ha guardato per l' ultima volta quella città che amava tanto, dove era arrivata dalla provincia nella speranza di un posto nel mondo che si era conquistato con la sua intelligenza, il suo talento, il suo perfezionismo, il suo culto per il lavoro.
ALESSANDRA APPIANO
Fra i lettori di queste righe ce ne saranno alcuni che conobbero Alessandra, ed è verosimile che sviluppino riflessioni ulteriori, più o meno analoghe. Ma quelli che non la conobbero, o l' hanno vista solo in qualche apparizione mediatica, vorrei che avessero di Alessandra l' immagine più semplice che io ne porto nel cuore. Era una donna buona.
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