1. DAI VECCHI SOCI ALTRI SOLDI: L’AUMENTO SALE A 300 MILIONI
Alessandro Barbera per “La Stampa”
alitalia
Intesa Sanpaolo verserà circa ottantacinque milioni di euro, Unicredit cinquantasette, Poste settanta. E poi la Atlantia dei Benetton, la Immsi di Roberto Colaninno, forse Pirelli e uno o due nuovi soci minori. Per gli azionisti di Alitalia è arrivato il momento di aprire il portafogli. La lettera di James Hogan - diffusa martedì sera con abilità da un misterioso socio - ha ottenuto l’effetto voluto: accelerare la ricerca della soluzione possibile.
I protagonisti del romanzo più travagliato della storia dell’aviazione civile ieri mattina si sono incontrati di persona o via telefono nello studio del sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio a Palazzo Chigi. Etihad invocava l’intervento diretto e immediato del governo, e l’ha ottenuto. L’aumento di capitale per la costituzione della nuova società, deliberato per 250 milioni di euro, arriverà a 300.
volo etihad atterra a fiumicino
Di più, in così poche ore, non è possibile andare: Etihad ha scritto di attendere una risposta entro oggi. Non è detto che al socio arabo basti, la controparte italiana è convinta che debba bastare. Dice una fonte di governo: «Le condizioni per chiudere adesso ci sono. C’è l’impegno di tutti, la struttura societaria individuata è coerente, più in là non è possibile andare». Una risposta indiretta alla ipotesi, vagheggiata da alcuni, che immaginava il governo impegnarsi in un prestito-ponte contro il quale si sarebbero scagliati Bruxelles e i concorrenti.
colaninno alitalia
Ieri sera i vertici di Alitalia hanno lavorato fino a tardi per scrivere la risposta che stamattina sarebbe stata recapitata sul tavolo di Hogan. Una prima bozza è stata condivisa dai soci nel pomeriggio e discussa fra gli avvocati delle banche e di Poste. Dentro ci saranno tutte le risposte ai quesiti arabi: la garanzia del sì dei sindacati, le ragioni per le quali l’Europa non boccerà l’operazione, una spiegazione dettagliata di come verrà risolto il caso Toto, l’ex patron di AirOne finito nei guai per alcune scatole societarie irlandesi alle quali erano intestati i contratti di leasing per i nuovi aerei Alitalia. Un pasticcio legale nato nel 2008 con l’operazione dei capitani coraggiosi e del quale Etihad non vuole nemmeno sentir parlare.
BENETTON
In queste ore gli advisor si stanno preoccupando anche di risolvere tutti i problemi legali che potrebbero sorgere il giorno dopo l’eventuale sì degli arabi. Ad esempio: che accadrebbe nel caso in cui, per una qualche ragione, la soluzione chiesta e ottenuta da Poste per non caricarsi sulle spalle i vecchi debiti non dovesse funzionare? Poste accetterà comunque di entrare come socio nella vecchia Cai, assumendosi l’onere come tutti gli altri di farsi carico dei debiti del passato?
Le banche spingono perché la società pubblica accetti, quest’ultima insiste nel ricordare che è azionista solo da un anno, e dunque intende partecipare all’aumento protetta da una «midco», una società cuscinetto intermedia fra la nuova Alitalia e la vecchia. Dettagli legali, che non dovrebbero in ogni caso impedire ad Etihad di accettare.
Premio Guido Carli Federico Ghizzoni
La novità rilevante è che dopo giorni di pressing da parte delle banche e di Poste, alcuni dei vecchi azionisti ancora su piazza avrebbero accettato di versare qualcosa di più per l’ennesima ricapitalizzazione. Non è ancora noto chi metterà quanto, ma ieri sera erano state raccolte adesioni formali per circa 290 milioni di euro, almeno ottanta in più di quelli che verseranno nel loro insieme i tre grandi soci.
C’è da chiedersi come è possibile, dopo tante perdite, che ci sia qualcuno ancora disponibile a investire nella fornace Alitalia. Due le ragioni. Perché la compagnia targata Etihad, per quanto ridimensionata perfino rispetto ai programmi del progetto franco-olandese, promette ben altri orizzonti rispetto al bagno di sangue degli ultimi cinque anni.
FRANCESCO CAIO
E perché, se l’accordo con gli arabi saltasse davvero, le probabilità che Alitalia questa volta fallisca sono altissime. Gli arabi accetteranno? Gabriele del Torchio è convinto di sì. Fra oggi e domani sono già in calendario la convocazione del consiglio di amministrazione e dell’assemblea dei soci che aggiorneranno l’entità dell’aumento di capitale.
Twitter @alexbarbera
2. L’EREDITÀ DI TOTO PESA FINO A 100 MILIONI
Francesco Spini per “La Stampa”
Aveva cominciato col far concorrenza alla prima Alitalia, quando ancora era la compagnia di bandiera. Con la sua AirOne è finito ad essere il perno del «Piano Fenice». Ora, per Carlo Toto, arriva la terza parte nella infinita commedia di Alitalia: quella dell’ostacolo che rischia di far saltare l’intesa tra i vecchi soci di Cai (tra cui c’è pure lui con lo 0,41%), le banche e gli arabi di Etihad.
james hogan
Sul tavolo ballano meno di 100 milioni di possibile contenzioso e riguardano tre fronti: la fornitura degli aerei ad Alitalia, contestazioni del Fisco alla vecchia AirOne e cause di lavoro.
Il litigio tra Toto e l’Alitalia parte poco tempo dopo l’operazione che, nel 2008, segnò l’operazione dei «capitani coraggiosi» con la vendita di AirOne all’Alitalia per la bellezza di un miliardo e rotti, inclusi 600 milioni di debiti. Insieme alla vendita Toto stipula con la compagnia un contratto per la fornitura in leasing di 71 aeromobili Airbus tramite la Aircraft Purchase Fleet Limited con sede a Dublino.
Nel 2010 il contratto viene rivisto e le consegne si riducono a «soli» 14 aerei. La mancata consegna degli aerei è costata a Toto di 7 milioni nel 2011 e 12 milioni nel 2012 di penali nei confronti di Airbus. Ma non è l’unico aspetto che oggi pesa sull’accordo con Etihad.
carlo toto air one lap
Al termine di una verifica fiscale in Alitalia, la Finanza contesta violazioni tributarie per 33 milioni di euro. Sarebbero violazioni commesse tra il 2002 e il 2008, quando Alitalia era ancora un semplice concorrente e dunque del tutto ascrivibili al gruppo Toto. A completare il quadro del pregresso che Hogan vuole assolutamente lasciare agli altri soci è un gruppo di cause di lavoro intentate da ex dipendenti di AirOne che lamentano disparità di trattamento una volta giunti nel nuovo gruppo.
3. PALAZZO CHIGI CONVINTO CHE L’UE NON SI OPPORRÀ
Ale. Bar. per “La Stampa”
GUARDIA DI FINANZA
Di tutte le richieste formulate nella sua ultima lettera, è la più delicata. Scrive il numero uno di Etihad: «Attendiamo la conferma di un assenso preventivo della Commissione europea». Come accade per le grandi operazioni di fusione, Ali-Etihad non potrà nascere senza il sì di Bruxelles. L’operazione è particolare per due ragioni.
AIR FRANCE KLM
Primo: il primo socio della nuova Alitalia sarà extraeuropeo. Le regole impongono di non superare il 49 per cento, pena la perdita dei diritti di traffico. Secondo: la presenza nell’azionariato di Poste. Il suo ingresso, poco più di un anno fa, servì a salvare la compagnia dal fallimento dopo la fine della trattativa con Air France-Klm.
Se il nuovo intervento venisse valutato alla stregua di un salvataggio, l’Antitrust potrebbe aprire una procedura di infrazione per aiuto di Stato. I tre grandi concorrenti - British Airways, Lufthansa ed Air France-Klm - hanno ottime ragioni per disturbare il nuovo socio arabo il quale ora può rompere l’oligopolio.
Lufthanasa
Non è l’unica minaccia: compagnie come Emirates e Qatar Airlines sono società statali in grado di acquistare petrolio a prezzi bassi. Le nozze italo-arabe sono un ottimo terreno di guerra per chi ha deciso di difendere le posizioni: per questo Etihad chiede garanzie. A Palazzo Chigi non sono preoccupati, e spiegano che gli estremi per ottenere il sì ci sarebbero: la maggioranza sarà in ogni caso dei soci italiani, e Poste dimostrerà che il suo investimento avverrà alle condizioni di qualunque socio privato.
4. ARRESTATI CON 400 KG DI RAME RUBATO AD ALITALIA
Sei romeni sono stati arrestati mentre tentavano di fuggire in autobus con un bottino di 400 kg di rame rubato ad Alitalia. Il furto risale alla scorsa notte quando 3 uomini e 3 donne tra i 25 e i 35 anni, si sono intrufolati nel Centro Direzionale Alitalia alla Muratella, in via Bruno Velani, sottraendo dall’impianto ben 400 kg di cavi elettrici.
Qatar Airlines
I romeni hanno poi diviso la refurtiva in 7 borsoni, tentandone il trasporto in autobus. E’ alla fermata del 128 che i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma hanno notato i ladri mentre cercavano di trasportare a fatica i pesanti borsoni sul bus. Colti in flagranza sono stati fermati e il rame sequestrato, i 6 romeni sono ora trattenuti in caserma in attesa di processo.