Giovanna Vitale per “la Repubblica”
carlo fuortes foto di bacco
Più che parlare ha ascoltato, l'ad Carlo Fuortes, convocato dal Copasir nell'ambito dell'indagine sulla disinformazione russa nella Tv italiana. «Fatemi capire che cosa sta succedendo», ha chiesto in sostanza il capo della Rai ai parlamentari riuniti a palazzo San Macuto. I quali con dovizia di particolari gli hanno spiegato quanto già documentato dalla nostra Intelligence.
Ovvero che l'Italia è uno dei Paesi bersaglio della cosiddetta guerra ibrida combattuta a colpi di notizie false, fatti distorti e inquinamento del dibattito pubblico: un fenomeno diffuso sia sulle reti pubbliche sia su quelle commerciali, ma che per la Rai è ancora più grave trattandosi dell'emittente di Stato. Con tanto di esempi, formulati nel corso dell'audizione: i "comizi" di Nadana Fridriksson, la giornalista del ministero della Difesa russo che nega l'aggressione di Putin all'Ucraina.
NADANA FRIDRIKHSON BIANCA BERLINGUER
Nessuna volontà di imbastire processi contro talk e conduttori, bensì un confronto a tutto campo su come agisce la macchina della propaganda e della disinformazione, che «ha fornito utili indicazioni al fine di preservare la libertà, l'autonomia editoriale e il pluralismo da qualsiasi forma di condizionamento», specificherà alla fine il presidente del Copasir Urso.
CARLO FUORTES
Due le modalità utilizzate da Mosca per influenzare l'opinione pubblica occidentale: giornalisti, commentatori e imprenditori russi invitati dai media sono quasi sempre espressione diretta del Cremlino e agiscono secondo precise direttive per "avvelenare" il dibattito con fake news.
E poi ci sono figure apparentemente indipendenti - non solo russe - che hanno in realtà legami con il regime, i cui nomi sono ben noti alle agenzie di Intelligence. Una strategia che si configura come minaccia alla sicurezza nazionale. Non a caso, sono stati già sentiti i direttori di Aisi ed Aise, mentre mercoledì toccherà al capo dell'Agcom.
Sollecitato a spiegare i criteri di scelta degli ospiti, Fuortes ha precisato che gli inviti rientrano nell'autonomia di autori e conduttori. Rilanciando sulla necessità di rivedere il format dei talk, specie su temi complessi quali la guerra, per evitare contrapposizioni urlate e lasciare più spazio agli approfondimenti. Intanto, di contratto di Servizio da rinnovare si è parlato ieri in Cdm.
ADOLFO URSO
D'accordo con il premier Draghi, iI ministro Giorgetti ha illustrato i nuovi atti di indirizzo, che però «non c'entrano nulla con il dibattito mediatico sulla Rai». Il titolare dello Sviluppo ha auspicato che le reti pubbliche si occupino più di impresa, Orlando dei temi del lavoro, Gelmini del Pnrr. «Si può far tutto», ha tagliato corto alla fine Giorgetti, «ma i servizi vanno pagati». Perché la Rai non è un ente di beneficenza.
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