Marco Zatterin per “La Stampa”
RAFFAELE FITTO
In fondo alla classifica ci sono «quelli che... sono più interessati alla politica italiana». Dopo due sessioni e 82 voti nell’ottava legislatura dell’Europarlamento, in coda all’elenco dei deputati più attivi ci sono quattro nomi ben noti a pari merito, Lorenzo Cesa, Raffaele Fitto, Matteo Salvini, e Giovanni Toti, un alfaniano, due forzisti e un leghista. Hanno espresso il loro suffragio appena 13 volte, il che li pone al 722esimo posto su 751 eletti. Certo siamo all’inizio, le graduatorie sono parecchio mobili. Eppure, visto l’andazzo, è chiaro che d’ora in poi non potranno che migliorare.
A Strasburgo la stagione è comunque cominciata bene. Stando alle tabelle di Votewatch, dopo tre mesi 182 deputati sono ancora a punteggio pieno: hanno partecipato a tutte le sessioni di voto, 82 su 82. Fra questi, gli italiani sono sedici su 73, sei del Pd (compresi Cofferati e Picierno), cinque del Ppe (con Gardini e Comi), tre leghisti (incluso Borghezio), due grillini (Affronte e Zanni), nessuno della squadra di Sel, distratta nei confronti della campanella che chiama i deputati a esprimersi: Maltese ha votato il 58% delle volte, Spinelli il 46,3. Nel complesso, 51 italiani hanno partecipato ad almeno il 90% delle consultazioni. Mica male.
GIOVANNI TOTI TWITTA IO STO CON DUDU
Magari scherzava, ma nel famigerato discorso antiSchulz pronunciato a Strasburgo nel 2003, Berlusconi chiamò gli eurodeputati «turisti della democrazia», formula discutibile, tuttavia efficace al punto da diventare il titolo di un album di un gruppo bolognese tutto meno che berlusconiano, gli Stato Sociale.
Oggi l’ex premier dovrebbe prendersela coi suoi, semmai. Perché a sinistra i renitenti al voto non ci sono. Tolto chi - come Gianni Pittella - ha l’incarico di capogruppo degli eurosocialisti e dunque è assente giustificato (come lo è il popolare tedesco Weber che ha mansioni e punteggi analoghi), in casa Pd si comincia col il 50% di Renato Soru, si sale al 58 di Bettini, Moretti e Paolucci, quindi si va all’85 di Patrizia Toia, che pure guida la delegazione.
Matteo Salvini
In linea appare il grosso dei popolari, siano forzisti o Ncd. Cinque hanno votato sempre, mentre 13 su 17 sono oltre il 90 per cento. Ultimo è Aldo Patricello, con 5 suffragi su 82, ma ha avuto qualche problema di salute. Mezza classifica per Tajani, Matera e Mussolini, col primo che ha il serio alibi della vicepresidenza dell’assemblea: i ruoli di rappresentanza tengono da sempre a distanza dall’emiciclo.
alexis tsipras saluta curzio maltese (2)
La pattuglia grillina ha due sempre-votanti, ma tutti sono oltre l’82% , con un minimo di 68 voti su 82. Attira l’attenzione, senza sorprendere, l’alto tasso di deviazione dalle scelte del gruppo Efdd formato da Grillo con Farage. A Strasburgo, è considerato un matrimonio d’interesse, tanto che i due leader si sono dati libertà di scelta, così gli uomini e le donne del M5s hanno votato con gli altri nel 70% delle occasioni.
BARBARA SPINELLI
Nel Ppe siamo oltre il 90% di coerenza con la casacca che s’indossa, più che nel Pd, dove la fedeltà è inferiore e si distingue Sergio Cofferati, che ha seguito il capogruppo una volta sì e una no. Ribelle con una causa, si potrebbe dire.
Come i grillini che, del resto, ieri lo hanno rifatto. Si discuteva del bilancio 2015 e l’Ukip ha presentato un emendamento con cui proponeva di azzerare ogni posta che non comportasse un diretto vantaggio per il contribuente britannico. Risulta che la coordinatrice di casa M5S, Rosa D’Amato, abbia cercato di far ritirare il testo, chiaramente contrario al buon senso di chi ha un minimo di fede europeista. Inutile. L’Ukip è andato avanti. La modifica è stata bocciata da tutti. Cinquestelle compresi, ancora una volta.