Mauro Evangelisti e Antonio Pollio Salimbeni per “Il Messaggero”
Charles Michel Angela Merkel Emmanuel Macron
Dati di ieri: la Germania ha vaccinato oltre 41mila persone, l’Italia poco più di 8mila. Basterebbero questi due numeri per spiegare che la ritrovata armonia dell'Europa, nella sfida del secolo contro il coronavirus, non è così tanto solida. E a Berlino già in partenza sono arrivate più fiale.
L'altro giorno il portavoce del ministero della Salute tedesco ha confermato che la Germania balla anche da sola: ha acquistato 30 milioni di dosi di Pfizer-BioNTech, al di fuori del patto dei 27 Paesi della Ue. Ma le nuvole vengono da lontano, da quando la Germania aveva guardato con diffidenza alle pressioni della Francia di Macron per non superare il quantitativo corposo di dosi di vaccino sviluppato dalla transalpina Sanofi.
VACCINO PFIZER
FRENATA
Ma l'11 dicembre il colosso farmaceutico ha annunciato: la sperimentazione si è rivelata insoddisfacente, se ne riparlerà a fine 2021. Der Spiegel, settimanale tedesco, ha spiegato che il governo federale era stato critico verso la scelta della Commissione europea di chiudere il negoziato con BioNTech-Pfizer (consorzio tedesco-americano) per 300 milioni di dosi a fronte di un'offerta di mezzo miliardo.
sanofi 15
Il ministro Spahn avrebbe chiesto un incremento ma, secondo il settimanale, sono emerse resistenze di altri Paesi leggasi Francia perché la commessa Sanofi/GSK, consorzio franco-britannico, prevedeva 300 milioni di dosi, e non poteva essere superata da altri gruppi. Tesi respinta come falsa da Bruxelles. Der Spiegel: «L'Unione europea ha comprato pochi vaccini, in ritardo e dai produttori sbagliati».
EMMANUEL MACRON CON LA MASCHERINA
LE TAPPE
Promemoria: l'Europa per i Paesi membri ha opzionato 6 tipi differenti di vaccini anti Covid, per un totale di 2 miliardi di dosi. Il quantitativo più rilevante è di Johnson&Johnson (che però sta completando la sperimentazione), seguono AstraZeneca (non si sa quando ci sarà l'autorizzazione) e appunto Sanofi/Gsk. Paradossalmente i due vaccini che si sono dimostrati vincenti - Pfizer-BioNTech e Moderna - sono quelli per i quali la Commissione europea ha acquistato meno dosi.
l appello di angela merkel ai tedeschi per il natale
Angela Merkel, che su BioNTech (centro di eccellenza di biotecnologie fondato da due scienziati tedeschi di origine turca) ha investito molte risorse, e pressata anche dalle critiche, ha deciso di passare al contrattacco. Ha concluso un acquisto di altre 30 milioni di dosi da Pfizer-BioNTech, che si aggiungono ai 55,8 milioni di cui ha diritto dalla fornitura acquisita dalla Ue. La Germania sta trattando anche con Moderna.
Pensare che l'Italia alla strategia unitaria dell'Europa ha creduto: il 13 giugno, con squilli di trombe, aveva annunciato che, insieme proprio a Germania, ma anche a Francia e Olanda, aveva raggiunto un accordo con AstraZeneca. Successivamente si è ampliata l'alleanza a tutti i 27 Paesi membri, ed ecco il famoso documento del 18 giugno: decisione della Commissione sull'approvazione dell'accordo con gli Stati membri sulla fornitura di vaccini Covid-19.
ASTRAZENECA
Viene dato mandato alla Commissione di trattare. E all'articolo 7 si legge: «Obbligo di non negoziare separatamente. Firmando il presente accordo, gli Stati membri partecipanti confermano la loro partecipazione alla procedura e concordano di non avviare le proprie procedure in anticipo per l'acquisto del vaccino con gli stessi produttori».
Una volta siglato il contratto da parte della Commissione europea, però, i Paesi membri possono concluderne altri con lo stesso produttore. Questo ha fatto la Germania, mentre l'Italia ha preferito restare sotto il solo e stretto ombrello della Commissione europea. Angela Merkel non ha violato formalmente l'intesa, ma certo il problema politico permane.
REAZIONI
URSULA VON DER LEYEN
E la Commissione Europea come reagisce? «Per quanto ne sappiamo nessuno si è assicurato dosi aggiuntive al di fuori dell'accordo Ue» fa sapere. Per Bruxelles non c'è alcun problema e, d'altra parte, nessun Paese ha criticato quantomeno pubblicamente la mossa di Berlino.
Si sapeva che la Germania si stava muovendo, ma aveva anche assicurato che le trattative sarebbero cominciate solo dopo aver accertato che le aziende sarebbero state in grado di soddisfare la domanda di tutti gli Stati membri della Ue.
Sta di fatto che la scelta tedesca ha creato malumore a Roma e Madrid, anche se non lo hanno indicato apertamente. Dell'arrivo in Ungheria di 6 mila dosi del vaccino russo che non ha il via libera dell'autorità farmaceutica Ue, intanto, non si occupa nessuno.