Leonardo Martinelli per “la Stampa”
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«È importante oggi ritrovare una forma di serenità dopo gli eventi straordinari che abbiamo appena vissuto». Sono le prime parole pronunciate ieri da Jean-Dominique Senard, dopo la sua nomina a presidente di Renault. La sera prima da Tokyo, direttamente dal carcere dove è alloggiato, erano arrivate le dimissioni di Carlos Ghosn, già alla guida della casa automobilistica e dell' alleanza che la lega a Nissan e Mitsubishi (in attesa di giudizio, rischia fino a quindici anni di galera).
Senard sarà accompagnato ai vertici di Renault da Thierry Bolloré, amministratore delegato, ma per la strategia e per ripensare il matrimonio con i giapponesi (un' urgenza) il ruolo del presidente sarà fondamentale. Già la parola «serenità» è molto tipica di Senard, 66 anni, che usa dire di «servire» un' azienda e non dirigerla.
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L' uomo è presidente di Michelin (e lo rimarrà fino a maggio, in parallelo a Renault), il colosso degli pneumatici ancora sotto il controllo della famiglia omonima, dinastia cattolica e sobria. Ecco, «Le Monde» ha definito Senard un «social-macronista».
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A fine gennaio, visitando un impianto di Michelin, il presidente francese ha parlato del gruppo come di «un' impresa modello». Macron, invece, anche quando era ministro dell' Economia, non aveva mai sopportato Ghosn, che dirigeva Renault (bene, da un punto di vista finanziario e operativo) di testa sua, nonostante lo Stato ne sia azionista di riferimento: cost killer nell' anima, delocalizzando la produzione fuori dalla Francia appena poteva. Senard, invece, è noto per la sua sensibilità sociale.
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Sportivo, nuota nella piscina pubblica della noiosissima Clermont-Ferrand, dove la Michelin ha sede. Se uno pensa alle foto dell' ultimo matrimonio di Ghosn alla reggia di Versailles, privatizzata per l' occasione, con tutti quei vestiti kitsch, si capisce che è cambiata aria davvero. Padre diplomatico e madre aristocratica (lui stesso fa parte dell' associazione della nobilità pontificia, perché il titolo venne concesso da papa Leone XIII), Senard viene da Hec, la «grande école» francese del business e ha circolato, come da copione, tra una multinazionale francese e l' altra.
jean dominique senard e thierry bollore'
Anche qui, niente a che vedere con la sete di rivincita da parvenu del franco-libanese-brasiliano Ghosn, che era stato ammesso faticosamente al «circolo» perché laureato a un' altra grande école (d' ingegneria, il Polytechnique) e passato anche lui da Michelin. Ma che poi aveva preso un' altra strada, abbandonando l' ancien régime e assumendo i modi spicci di un manager internazionale.
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Quanto a Thierry Bolloré, 55 anni, è in Renault dal 2012. Molto riservato, è bretone come un lontano cugino dal nome Vincent (proprio lui, ma non avrebbero rapporti). Soprattutto conosce bene l' Asia e il Giappone, per averci lavorato per anni. Quali le priorità del tandem Senard-Bolloré?
CARLOS GHOSN NISSAN RENAULT
Ripensare con Nissan il matrimonio, dove a decidere per il momento è soprattutto Renault, che ha sempre scelto il presidente dell' holding olandese che rappresenta la grande alleanza (era appunto Ghosn). Ma dai tempi in cui (nel 1999) Renault, grazie proprio alle capacità del manager ora in carcere, salvò Nissan, sull' orlo della bancarotta, ne è passata di acqua sotto i ponti.
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Oggi la capitalizzazione del gruppo giapponese è il doppio di quella di Renault. Senard dovrà cedere qualcosa e forse rinuncerà a guidare quella holding. Lui stesso, così buono, dovrà comunque cercare di far fuori l' establishement di Renault, messo lì da Ghosn e ancora molto folto, a cominciare da una donna, fedelissima dell' ex patron, Mouna Sepehri, alla guida dell' ufficio di presidenza .
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