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    MAY DAY – ALLA PREMIER BRITANNICA NON NE VA BENE UNA: DOPO GLI SGARBI DI TRUMP E LE ACCUSE SULLA BREXIT, ORA DEVE AFFRONTARE PURE UNO SCANDALO SESSUALE – IL MINISTRO ANDREW GRIFFITHS SI TRASTULLAVA INVIANDO MESSAGGI SESSUALMENTE ESPLICITI A DUE PROCACI SIGNORINE DELLA SUA CIRCOSCRIZIONE – BORIS JOHNSON TORNA A FARE L’EDITORIALISTA DEL “TELEGRAPH” E SCALDA I MOTORI…


     
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    Cristina Marconi per “il Messaggero”

     

    andrew griffiths messaggi espliciti andrew griffiths messaggi espliciti

    Quanto può ancora peggiorare l' estate di Theresa May, premier britannica alle prese con una strenua difesa della sua proposta di soft Brexit contro gli attacchi del fronte euroscettico dei Tories?

     

    andrew griffiths andrew griffiths

    La domanda se l' è posta The Guardian e effettivamente la situazione, a parte il fatto che per ora la May è ancora in sella, continua a peggiorare.

     

    donald trump theresa may donald trump theresa may

    La polvere sollevata dal passaggio del presidente statunitense Donald Trump nel Regno Unito non ha ancora finito di posarsi e già la premier se l' è dovuta vedere con un nuovo problema, ossia il fatto che il suo ex capo di gabinetto e ministro per le piccole imprese, Andrew Griffiths, di 47 anni, abbia dovuto fare un passo indietro per aver mandato duemila messaggi estremamente espliciti a due ragazze della sua circoscrizione, portando il numero di dimissioni nel governo a quattro nel giro di una settimana.

     

    Griffiths si è scusato, ma i precedenti degli scandali sessuali di Westminster dove ministri sono stati costretti a dimettersi per aver messo una mano sul ginocchio di una donna rende la sua posizione indifendibile.

    imogen treharne, una delle destinatarie dei messaggi di andrew griffiths 2 imogen treharne, una delle destinatarie dei messaggi di andrew griffiths 2

     

    Tuttavia l' attenzione della May e' tutta sulla Brexit, su cui Trump le avrebbe dato un consiglio molto singolare, da lei disatteso con grande delusione dell' inquilino della Casa Bianca.

     

    «Mi disse che avrei dovuto fare causa all' Unione europea. Non andare al negoziato, ma fargli causa», ha riferito la premier durante uno dei programmi politici della domenica mattina, con quella che a tutti è apparsa come una piccola vendetta per il trattamento ricevuto sull' intervista al Sun in cui Trump ha criticato la May e elogiato l' ex ministro degli Esteri Boris Johnson.

     

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    Il quale, a una sola settimana dalle dimissioni, sta per riprendere il suo lavoro di editorialista del Daily Telegraph, quotidiano conservatore dalle cui pagine potrà continuare ad essere una spina nel fianco per la premier, la quale deve vedersela con critiche da destra e da sinistra sulla sua piattaforma Brexit: da una parte perché renderebbe il Regno Unito uno «stato vassallo» della Ue, costretto a seguirne le regole senza poter decidere niente, dall' altra perché seppur morbido, rappresenta comunque una forma di Brexit.

     

    LA DIFESA

    E proprio su quest' ultimo punto la May ha voluto insistere con i suoi detrattori: «Il mio messaggio al paese questo fine settimana è semplice: non dobbiamo perdere di vista il premio finale.

    imogen treharne, una delle destinatarie dei messaggi di andrew griffiths 4 imogen treharne, una delle destinatarie dei messaggi di andrew griffiths 4

     

    Se non lo facciamo rischiamo che non ci sia nessuna Brexit e basta». Con i sondaggi che danno un vantaggio notevole, di 4 punti, al Labour rispetto ai Tories, e una miracolosa rinascita di Ukip, all' 8% dopo che era praticamente scomparso, la May sa di avere un argomento forte dalla sua parte tra i conservatori, ossia che una sfida alla sua leadership aprirebbe le porte a Jeremy Corbyn, il quale deve vedersela con una base sempre più contraria alla Brexit, visto che gli «hard Brexiteers» fanno molto rumore, ma non hanno una maggioranza.

    theresa may theresa may

     

    Prima o poi la posizione del partito potrebbe farsi più esplicita in materia di Europa, riaprendo i giochi.

     

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    L' ex commissario europeo e esponente del New Labour Peter Mandelson ha definito la Brexit nei termini della May una «umiliazione nazionale», ma la premier ha fatto presente come sia l' unico compromesso possibile per tenere insieme tutte le esigenze emerse dal voto del 2016. Perché lei è debole per ragioni strutturali, non per mancanze personali, e questo lo sanno tutti.

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