Emanuela Minucci per www.lastampa.it
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Una gomma per cancellare da sei sterline fatta a forma di orecchio: come quello che Vincent Van Gogh si staccò da solo in un momento di rabbiosa follia, dopo una litigata con Gauguin.
Una saponetta con l’effige di Van Gogh tra i girasoli, fiori diventati emblematici della sua opera, con lo slogan: «Per l’artista tormentato che vuole fare il bagno con le bollicine. E un prontuario di «pronto soccorso emotivo» con consigli su come reagire in 20 tipiche crisi psicologiche.
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Ecco i gadget di buon gusto, e pienamente rispondenti ai criteri del politically correct che il book-shop della Courtauld Gallery di Londra ha messo in vendita in occasione della mostra su Van Gogh. Dopo essere stata bersagliata dalle critiche – sia sui social che lì, direttamente, al museo (molti visitatori hanno trovato l’idea non solo di dubbio gusto ma anche offensiva, tanto per il grande artista, quanto per tutte le persone che soffrono di disturbi mentali) il museo ha deciso di ritirare i gadget della vergogna.
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L’attacco del Daily Mail
Commentando la vicenda al Daily Mail, Charles Thomson, artista e co-fondatore del collettivo Stuckist, ha dichiarato che «Il suicidio e la malattia mentale non sono uno scherzo». Van Gogh si mutilò l’orecchio, usando un rasoio, la sera del 23 dicembre 1888, ad Arles, in preda ad allucinazioni.
Dopo, lo avvolse in un foglio di giornale e lo fece recapitare a una donna. Nel corso degli anni, tante sono state le ipotesi sui motivi di questo gesto, che lo stesso artista diceva non riuscire a ricordare. Oltre alla lite con Gauguin, si pensa anche a un episodio famigliare: in una lettera, ritrovata nel 2016 dallo scrittore britannico Martin Bailey e risalente proprio a quel giorno, il fratello Theo annunciava le proprie nozze.
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Ma a prescindere dai motivi e dalle cause scatenanti, si tratta di un gesto di autolesionismo che andrebbe considerato con la giusta delicatezza, considerando oltretutto che solo due anni dopo, il 29 luglio 1890, Van Gogh si sarebbe tolto la vita. «Questo gadget è superficiale, brutto e insensibile. E dopo? La pistola suicida di Van Gogh?», ha continuato Thomson. Oltretutto, un gadget di questo tipo sembra ancora più fuori luogo considerando la sede della mostra: la Courtauld Gallery fa parte del Courtauld Institute of Art, universalmente considerato tra i migliori centri per lo studio della storia dell’arte nel Regno Unito e nel mondo.
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L’iconico autoritratto del viso fasciato
Eppure, il presupposto scientifico e storiografico della mostra ha un suo interesse e una sua profondità anche emotiva. L’esposizione si apre proprio con l’iconico autoritratto con orecchio fasciato, una delle opere più celebri della collezione Courtauld, e riunisce 16 autoritratti realizzati da Van Gogh, per documentare per la prima volta l’evoluzione dell’autorappresentazione dell’artista, nel corso della sua breve e tormentata esistenza.
Il percorso comprende il suo primo autoritratto conosciuto, quello con cappello di feltro scuro realizzato nel 1886 durante il suo periodo formativo a Parigi, e quello dipinto a Saint-Rémy-de-Provence, nel settembre 1889, uno dei suoi ultimi autoritratti prima della morte.
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La saponetta con i poteri del Tavor
In vendita nel bookshop c’era anche una saponetta da 5 sterline, commercializzata come l’ideale per «L’artista tormentato a cui piacciono le bolle soffici», e un «kit di pronto soccorso emotivo», al prezzo di 16 sterline, descritto come «Un box di saggi consigli di emergenza per 20 situazioni psicologiche critiche».
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Attualmente, almeno nel bookshop online della Courtauld Gallery, la gomma a forma di orecchio è stata ritirata. La mostra infine contiene anche un oscuro autoritratto regalato da van Gogh ad amici di Arles, con gran parte della vernice sul viso raschiata via. In uno dei suoi periodi di ripresa, lo descriveva come «Una prova di quando ero malato».
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