FRUTTETO DITALIA - VIGNETTA BY MACONDO
DAGOREPORT
Che cosa si prova a ritornare a Palazzo Chigi come vice-premier, nonché ministro delle Infrastrutture e dopo un anno scoprire che sei diventato una gallina lessa, una lingua in salmì, uno zampetto con mostarda, sbattuto in un "carrello di bolliti" dalla prima premier coatta della politica italiana?
E’ ciò che sta succedendo a Matteo Salvini, incalzato ossessivamente dalle entrate a gamba tesa di Giorgia Meloni. Su ogni tema e mossa del governo, predomina implacabile l’immagine-“Scream”, con gli occhioni di fuori e il ghigno da caposala che ti infila la supposta, della Ducetta.
meme giorgia meloni matteo salvini
Negli ultimi tempi, il capoccione della Lega è sparito dalla scena politica travolto da continui polveroni meloniani, a partire dal premierato e riforma costituzionale per poi finire sepolto e tumulato dall’accordicchio con l’Albania, che ha sottratto a Salvini il suo storico cavallo di battaglia: la questione migranti.
La mossa Meloni-Rama è stata presa come un pestone sui genitali dagli apparati della Lega e dal suo elettorato nordista che ancora devono metabolizzare la perdita della Regione Lombardia, che è sempre stata la gallina dalle uova d’oro del potere del Carroccio.
E si alzano alte le critiche a Salvini che si gloria ogni giorno del fantasmatico Ponte dello Stretto: ma che ci frega di un progetto che interessa unicamente Sicilia e Calabria, due regioni in mano a Occhiuto e Schifani, ambedue di Forza Italia?
giorgia meloni matteo salvini.
Infinocchiato dalla Ducetta di Palazzo Chigi, ora l’ex Truce del Papeete si sta agitando mentalmente per capire quale reazione mettere in campo per fronteggiare il caterpillar meloniano e recuperare i consensi del Nord. Anche se sa benissimo che l’unico collante che tiene insieme i tre partiti del governo è unicamente la mangiatoia che solo il potere può apparecchiare.
lotta continua meme su giorgia meloni e matteo salvini by edoardo baraldi
Dall’altra parte, a “Io so’ Giorgia e voi non siete un cazzo” non resta altro che inventarsi continui ''mezzi di distrazione di massa''; un parlar d’altro che possa coprire il vero problema del suo governo: la questione economica. Che può distruggerla, a causa dell’enorme debito pubblico e dello stato di crisi del Pil industriale italiano.
TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO
Terrorizzata, in vista delle risolutive europee del 2024, dal calo dei consensi di Fratelli d’Italia (vedi i sondaggi di Pagnoncelli e compagnia), irrilevante in Europa con la disfatta dei suoi alleati dei Conservatori, gli spagnoli di Vox e i polacchi di Morawiecki (la vittoria di Sanchez mette in sicurezza la conferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea), la Meloni ha gettato nel cesso l’idea di trasformare FdI in un partito di destra moderato in modalità Fini, per calzare l’elmetto e, armata di mattarello, riprendere il suo posto di destra populista-sovranista. E voilà! La sopravvivenza del Sistema Italia è nelle mani dell’Unione Europea? Me ne frego!, è oggi la risposta della Fiammetta Nera di Palazzo Chigi.
MACRON SCHOLZ
Ed ecco che volano i vaffa al Patto di Stabilità e al Mes. Se non ti va, pazienza, rispondono sodali Francia e Germania avvertendo Meloni e la sua Foglia di Fico, il ministro Giorgetti, di tenere presente l’insostenibile debito pubblico che ha sul groppone il nostro paese e del conseguente nervosismo dei mercati che fremono per disfarsi dei nostri BTP e una volta che lo spread andrà alle stelle rischia di fare la fine di Berlusconi, gettato fuori nel 2011 da Palazzo Chigi.
the economist e l articolo contro la riforma costituzionale di giorgia meloni
Essì, ieri l’Italia era l’anello debole dell’Europa, oggi con la Ducetta affacciata al balcone è diventata l’”anello infetto”. Dopo Financial Times e Blumberg, lo scrive oggi l’altro organo dei poteri forti internazionali, “Economist”: “Meloni dovrebbe abbandonare la riforma antidemocratica e concentrarsi invece sull’inflazione, su un’economia stagnante e sull’eterno problema dell’elevato debito italiano”.
Da qui alla fine dell’anno, ne vedremo delle belle…