DAGO in the Sky: da martedì 7 novembre su Sky Arte HD (21:15)
Andrea Greco per Oggi - www.oggi.it
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«Chiariamo subito un elemento essenziale. Tra Dago in the Sky, il mio programma, che in onda dal 7 novembre, in 10 puntate monotematiche da Sky Arte, e il sito Dagospia, non c’è nessun legame, nemmeno visivo: in chiesa ci si comporta in maniera diversa che in discoteca».
giampiero mughini (2)
La chiacchierata con Roberto D’Agostino parte con questa premessa, e con una dichiarazione d’intenti: «Il mio sarà percepito come “stravagante” dagli addetti ai lavori, ma per il pubblico sarà tv popolare. Io e la co-autrice Anna Cerofolini abbiamo portato in tv un linguaggio, un’estetica contemporanea a quella che abbiamo sugli smartphone, quel computer che ognuno di noi ha in tasca».
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È un modo elegante per dire che guarda la tv è più avanti di chi la fa?
«Il paradosso è che la tv di oggi trasmette spesso programmi radiofonici. Fabio Fazio, e tutti gli altri talk, è sufficiente ascoltarli: guardi o non guardi lo schermo non cambia nulla».
E gli spettatori cosa vorrebbero?
morgan sul palco
«Se la fiction con Morandi supera i 4 milioni di spettatori tutti festeggiano. Evviva. Ma nessuno però ha voglia di chiedersi che cosa hanno fatto gli altri 56 milioni di italiani. La maggior parte era sul web, o sui social come Instagram, dove si sta sviluppando un nuovo “pensiero visivo”: quando cambiano i tempi, cambia l’immagine; è sempre la cifra più evidente di qualsiasi rivoluzione, e noi viviamo nel pieno di una rivoluzione, pari al passaggio tra Medioevo e Rinascimento, con Berners-Lee, inventore del Web, al posto di Gutenberg e i suoi caratteri mobile di stampa».
Una rivoluzione senza ideologia.
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«Al contrario: è una rivoluzione che ha come ideologia la tecnologia. Quella di internet è una rivoluzione senza dissenso, piace a tutti: poveri, ricchi, uomini, donne. È una rivoluzione comprensibile: tutti hanno capito che il telefonino è una protesi che ci regala dei superpoteri, che ci permettono non di essere se stessi bensì di creare se stessi a colpi di account, photoshop, blog, like, follower.».
Ci dovremo abituare a rinunciare alla privacy?
«La prima cosa che si fa appena si entra in possesso di un telefonino è quella di connettersi, e di rovesciare in pubblico sui social la nostra vita privata. Perché la vita è ciò che raccontiamo agli altri, dall’’’Odissea’’ di Omero a “Mille e una notte” passando per il “Decamerone” di Boccaccio. Noi siamo la fiction di noi stessi. Per questo diffondiamo sui social la nostra autobiografia, edulcorata e corretta. Vogliamo i like, vogliamo i followers: sono loro che ci danno un’identità sociale».
alessandro portelli
E nemmeno dobbiamo saper recitare, cantare, ballare...
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«Non è vero che il web premia chiunque. Chiara Ferragni viene sovente presa ad esempio come la miracolata che ha raggiunto il successo per caso. Be’, io penso che se la seguono milioni di persone un motivo ci deve essere: lei, consapevole o meno, ha saputo intercettare lo spirito del tempo».
In questa orgia digitale che fine faranno i giornali?
«Noi vogliamo solo essere amati, pensiamo che ce lo meritiamo. Ed è anche per questo che i grandi giornali non vendono più».
Riesce a chiarire il nesso?
«I quotidiani sono punitivi per il lettore, hanno sostituito la preside con la bacchetta in mano: non danno notizie, anzi le fanno scomparire, ma in cambio sparano opinioni che mi dicono che sono un incivile, un ignorante, che sto sbagliando tutto della mia vita... Ho speso un euro e mezzo, perché mi devi trattare a pesci in faccia?».
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Ma non si comprano i quotidiani anche per leggere notizie attendibili?
«I grandi mezzi di comunicazione sono le vere, grandi fucine di fake news. Da sempre. È li che vendono preparate, cucinate, diffuse o nascoste, a seconda degli interessi. Guardi il caso Weinstein: Il New York Times aveva tutti i documenti necessari a pubblicare l’inchiesta dieci anni fa. Non è finita in pagina a suo tempo perché Weinstein investiva in pubblicità e finanziava la politica. Convenienza e pressioni hanno nascosto il segreto di pulcinella».
Ma c’è un manuale di comportamento che ci può tornare utile per affrontare questo mare burrascoso?
«Abbandoniamo atteggiamenti moralistici, di chiusura. Qui tutto cambia velocemente e dobbiamo imparare a surfare su queste onde, a volte si va giù. a volte si torna su. L’essenziale è restare a galla».
pugliese, rho e cerofolini
Come ci riusciremo quando robot e intelligenza artificiale faranno sparire la maggior parte dei lavori?
«Pensiamo solo a quante cose sono sparite, risucchiate nei telefonini: macchine fotografiche, bussole, navigatori, agende elettroniche, lettori mp3. Con questi oggetti sono spariti i posti di lavoro di chi li costruiva. Se le macchine diventano più intelligenti di noi, noi diventiamo inutili. Ma non possiamo fare nulla, se non cavalcare lo tsunami».