Francesco Persili per Dagospia
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“E’ stata una partita molto difficile, all’inizio Medvedev ha giocato meglio di me. Alla fine ho trovato la soluzione giusta, sono stato più aggressivo e ho servito molto meglio”.
Jannik Sinner alle “Finals” di Torino fa la storia: batte il numero 3 del mondo Daniil Medvedev in tre set (6-3; 6-7; 6-1) e vola in finale (da imbattuto) dopo 2 ore e 29 minuti di battaglia. E' la prima volta che un italiano arriva all'ultimo atto del torneo. Affronterà il vincente tra Djokovic e Alcaraz.
Si avvera la profezia di Adriano Panatta che parlando con Paolo Bertolucci nel podcast “La Telefonata” prodotto da Fandango e” il Tennis Italiano”, aveva detto: “Sinner ce la può fare. Medvedev non mette mai pressione, rimette la palla in campo, sarebbe stato il mio avversario ideale”.
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Nel primo set a mettere in difficoltà Jannik non è stato solo il tennista russo ma anche un faretto blu. La luce puntata contro il suo volto lo disturba al momento della battuta. Spento il faretto, Sinner riprende la marcia e chiude 6-3.
Ma la partita non è ancora finita. Medvedev aumenta l’intensità, la potenza dei suoi colpi, si esalta negli scambi duri e va a conquistare il tie-break. Paolo Bertolucci spiega il motivo del passaggio a vuoto di Sinner: “Non ha avuto il supporto del servizio e si è dovuto adattare alle scelte dell’avversario”.
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Tutto da rifare. Medvedev chiede l’intervento del fisioterapista scatenando i fischi del pubblico e la polemica di Panatta: “Ma poi cos'è questa cosa che devono andare ogni volta a fare il trattamento, ma cos’è un trattamento di bellezza? Tra un po’ metteranno la spa, forse c’è già. Questo è un regolamento che non ha senso".
Jannik cambia registro nel terzo set: accorcia gli scambi e torna a variare ritmo e colpi. Nel secondo game del terzo set, parte la gufata di Panatta: “Doppio fallo, mai?” E Medvedev fa doppio fallo. Break per Sinner. Il russo perde la testa, lancia la racchetta e punta il dito contro uno spettatore: “Vieni giù…”
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Sinner non si scompone e vola a prendersi la partita. Bertolucci: “Un terzo set semplicemente pauroso”
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