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    “NON ACCETTO RAMANZINE DA CHI NON E’ FERRATO”- MAX ALLEGRI DA FAZIO VA ANCORA ALL’ATTACCO DI LELE ADANI (UNO CHE IL CT MANCINI AVREBBE VOLUTO COME SUO VICE ALL’INTER): “IL CALCIO E’ UN GIOCO STUPIDO PER PERSONE INTELLIGENTI. IO DEVO PORTARE RISULTATI, LE FORMULE E I NUMERI A ME DANNO FASTIDIO...” – LE POLEMICHE DI “ACCIUGA” CONTRO SACCHI (CHE GLI RISPOSE “IO HO VINTO LE COPPE E TU NO”) E CON SCONCERTI – E POI LA PRIMA VOLTA A VINOVO (“I TIFOSI DELLA JUVE MI TIRARONO DI TUTTO”), LA PASSIONE PER I CAVALLI, CR7, AMBRA - VIDEO


     
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    Francesco Persili per Dagospia

     

    “La vita è bella perché è varia, quando sono arrivato per la prima volta a Vinovo, i tifosi juventini mi hanno tirato di tutto. Per fortuna c’era anche la macchina del presidente…”.

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    5 scudetti, 11 trofei e due finali di Champions perse dopo, Allegri se la ride con Fabio Fazio a “Che tempo che fa”: “Quest’anno abbiamo vinto il titolo con 5 giornate d’anticipo, la Coppa dei Campioni ci è andata un po’ di traverso, ma bisogna accettare le sconfitte”. Max resta alla Juventus (“ho ancora un anno di contratto, poi col presidente ci incontreremo”) e non vuol sentire parlare di maledizione Champions: “E’ vero che la Juve non la vince da 23 anni ma negli ultimi 5 anni il livello europeo si è alzato notevolmente. Almeno lì siamo simpatici…”.

     

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    Allegri ma non troppo: “Accetto le critiche ma discutere del lavoro altrui quando uno non è ferrato è una mancanza di rispetto e di educazione”. Il tecnico della Juve torna sul diverbio in tv Lele Adani: “Mi sono arrabbiato perché ogni volta devo sentire la ramanzina su quello che devo fare, non mi sta bene, sono umano”. Con il commentatore di Sky, che il ct Mancini avrebbe voluto come suo vice quando allenava l’Inter, le ruggini risalgono alla partita di San Siro contro l’Inter dell’anno scorso con Higuain che fece il 3-2. “Non mi scrivo nulla ma mi ricordo tutto. Ho una buona memoria al momento”.

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    Il tecnico che ha scelto "la praticità" per vincere non è nuovo a polemiche con colleghi e giornalisti sul modo di giocare delle sue squadre. Con Sacchi lo scontro è stato “filosofico”: “Io e te non ci troviamo mai d’accordo. Abbiamo due concetti di calcio completamente diversi. Ma tu sei permaloso”, la bordata di Max. “Porta rispetto, io ho vinto le coppe tu no”, la risposta al veleno di Sacchi. Anche con Sconcerti la disputa è stata sul gioco non brillante espresso dalla sua Juve: “Io il calcio lo reputo molto semplice: quando hai la palla devi giocar bene, quando non ce l’hai devi difendere”, la spiegazione del tecnico che ha vinto sei scudetti in Italia.

     

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    Fedele alla sua livornesità (“Sono uno di scoglio, molto duro”), ‘Acciuga’ continua la sua crociata contro i teorici del calcio: “La Juve è un’azienda, devo portare risultati calcistici e non. Bisogna avere una strategia che non è il 3-5-2 o il 4-3-3. Questi sono numeri che a me danno fastidio anche se a scuola ero un disastro e andavo bene solo in matematica”. Alle 14 regole di Cruyff, Max oppone in un libro (“E’ molto semplice”) edito da Sperling&Kupfer il suo codice in 32 massime. Il calcio non è riducibile a una formula, né come sosteneva il guru del calcio argentino Cesar Luis Menotti, a una somma di prefissi telefonici. “Il calcio è un gioco stupido per persone intelligenti”. Il segreto? Cazzeggio creativo, emozioni e semplicità. La scapigliata visione del mentore Galeone che incontra l’architettura del calcio totale del profeta Cruijff: “Giocare a calcio è semplice ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile che ci sia”. Figurarsi vincere dove “la vittoria è l’unica cosa che conta”.

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    Il tecnico bianconero si diverte, strappa più di una risata al pubblico raccontando della giacca strappata tipo Hulk in una partita col Carpi (“Mi stavo rovinando il Natale…”) e delle difficoltà con i nomi dei giocatori stranieri: “Per imparare a dire Szczesny ho impiegato un anno…Per scriverlo poi, tutte le volte alla lavagna devo pensare lettera per lettera…”

     

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    Amarcord livornese degno del brano portato a Sanremo da Enrico Nigiotti con il ricordo del nonno che a lui ha trasmesso la passione per i cavalli: “Avevo 5 anni e andavamo insieme all’ippodromo, ora a Livorno hanno tolto anche quello. Un mio amico che faceva l’allibratore un giorno mi disse: “E’ più facile che tu faccia l’allenatore in serie A che vinca il cavallo che mi volevo giocare, si chiamava Minnesota. Il cavallo quel giorno vinse e io alleno in serie A…”. Metafore ippiche (“Benatia l’ho mandato al prato, perché i cavalli dopo un po’ che vincono si mandano al prato a riposare…”) e l’elogio di Cristiano Ronaldo: “Un ragazzo d’oro, un grande professionista, è un esempio per tutti, anche per i più giovani”. Immancabile il doppio senso di Luciana Littizzetto: “Come è messo a falli?”, “Io ho lo spogliatoio da un’altra parte”, glissa Allegri che ricorda Chiellini, Barzagli, Buffon, Bonucci stesso...Per vincere non bastano grandi giocatori, servono uomini che abbiano cuore”. Un concetto ribadito nella postfazione del libro anche da una citazione griffata Erasmo da Rotterdam dell’ex dg Rai, Mario Orfeo: “La vita è un gioco della follia in cui il cuore ha sempre ragione”.

     

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    Ragione e sentimento. Immancabile il finale sulla compagna Ambra Angiolini, che da Mara Venier ha detto che i due non si sarebbero sposati. "Bugiarda, ci siamo già sposati", la battuta dell'allenatore che poi ha spiegato: "Nessun matrimonio ancora, ma ci siamo sposati appena ci siamo visti”. Perché in fondo anche l’amore, come il calcio, è una cosa semplice. Allegri? Lele Adani? No, Tiziano Ferro.

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