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    ALLEGRI, VEDIAMO SE ALMENO IN EUROPA NE IMBROCCHI UNA - LA JUVE DEBUTTA IN CHAMPIONS A MALMOE, PROPRIO DOVE INIZIÒ IL CAMMINO NEL 2015, QUANDO MAX SI VANTAVA DI AVERE INSTILLATO LA MENTALITÀ VINCENTE ALLA SQUADRA ANCHE FUORI DALL'ITALIA - SZCZESNY GIOCA NONOSTANTE LE PAPERE, BONUCCI SCARICA LE COLPE SUI GIOVANI: "DEVONO CAPIRE CHE LA MAGLIETTA DELLA JUVE NON È COME LE ALTRE" 


     
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    Paolo Tomaselli per il "Corriere della Sera"

     

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    Ritrovare un po' di vera Juve a casa di Ibrahimovic, in attesa di sfidarlo domenica prossima. Massimiliano Allegri ricomincia il suo percorso europeo da questo angolo meridionale di Svezia, contro il Malmoe, avversario d'esordio anche della sua prima campagna continentale in bianconero, conclusa con la finale di Berlino.

     

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    «In quella partita con gli svedesi le facce dei giocatori prima di entrare in campo erano bianche come questo pallone» ha ripetuto spesso Max negli anni seguenti, per sottolineare che la nuova mentalità europea l'avesse instillata lui.

     

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    E ora che Sarri e Pirlo sono usciti con Lione e Porto agli ottavi e che la Juve si è qualificata in Champions all'ultima giornata, i visi degli juventini sono tornati di nuovo pallidi? «All'epoca c'era un'aria negativa per la Champions, quest'anno è il contrario - spiega il tecnico - perché l'inizio in campionato è stato disastroso. Dobbiamo subito cercare di fare risultato in Europa per affrontare il girone nel migliore dei modi. Era normale che gli anni scorsi la Juve venisse considerata tra le favorite mentre adesso non lo siamo: ma questo non vuol dire che non abbiamo il desiderio di vincerla. Intanto pensiamo a passare il turno, altrimenti è tutto inutile».

     

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    Rispetto alla rimonta subita a Napoli, Allegri ritrova i sudamericani ma deve ancora fare a meno di Chiesa, alle prese con un risentimento ai flessori e Bernardeschi per un problema al ginocchio.

     

    Uomini chiave come Dybala, Cuadrado e Danilo tornano ai posti di comando, ma ritrovare la Juve non è un'operazione così semplice e immediata: «Le difficoltà non me le aspettavo così - ammette Max - e se mi avessero detto che un portiere affidabile come Szczesny avrebbe fatto 3-4 errori decisivi in tre partite non ci avrei creduto, ma è accaduto. Lui è di valore assoluto e difatti gioca. Poi i giovani non sono più giovani: bisogna darsi una svegliata».

     

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    In sintesi - e in assenza di autocritica sull'atteggiamento tenuto in campo per larghi tratti - se ci sono delle responsabilità, sono soprattutto del portiere e dei giocatori meno esperti. Una tesi avvalorata anche da Bonucci, che parla al posto di Chiellini (in panchina per far posto a De Ligt) ma come noto non sarà capitano, ruolo che spetterà a Dybala: «C'è un capitano con la fascia e uno senza - sottolinea Leo in modo significativo -. È evidente che c'è un problema di continuità mentale: bisogna ritrovare l'umiltà delle stagioni vincenti e il senso di responsabilità, senza tirarsi indietro o cercare alibi nelle difficoltà. I giovani devono capire che la maglietta della Juve non è come le altre: qui si è vinto tanto con una mentalità ben precisa».

     

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    Parole forti, ma non nuove, dato che i blackout tecnici e di concentrazione si susseguono ormai da tempo. Urgono reazioni concrete e prolungate, senza sottovalutare nessuno: il Malmoe ha giocato otto partite di qualificazione, battendo anche Rangers e Ludogorets e sta vivendo un momento di stanchezza (1 vittoria nelle ultime 6 gare) dopo la lunga cavalcata per arrivare fin qui.

     

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    Ad allenarlo c'è l'ex punta milanista Tomasson: «Dobbiamo essere ambiziosi, coraggiosi e anche realisti, visto che un giocatore della Juve guadagna come tutta la nostra squadra». E dire che manca Ronaldo, convitato di pietra nelle serate juventine chissà fino a quando.

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