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    ALLORA, COM'È IL CANADA? - PIANTI E DISPERAZIONE A HOLLYWOOD, CHE AVEVA PUNTATO TUTTO SU HILLARY. NATURALMENTE, LE DECINE DI STAR CHE AVEVANO PROMESSO DI ESPATRIARE OGGI FANNO SAPERE CHE ''RESTANO PER COMBATTERE''. DECINE DI MILIONI RACCOLTI E BUTTATI PER UNA CANDIDATA CHE PIACEVA (SOLO) ALLA GENTE CHE PIACE


     
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    george e amal clooney george e amal clooney

    Simona Siri per “la Stampa

     

    Se c' è una categoria che esce davvero con le ossa rotte dal voto dell' 8 novembre, questa è Hollywood. A parte l' eccezione di Scott Baio che aveva parlato alla convention repubblicana e, forse, di Clint Eastwood che si era lasciato andare a dichiarazioni sibilline in un' intervista a GQ ma che si è ben guardato da scendere in campo, tutti i pesi massimi di Hollywood si erano schierati pro Hillary.

     

    Non solo mettendoci la faccia, ma anche soldi, tempo, energie. Un esempio su tutti: lo scorso aprile, George Clooney e la moglie Amal avevano organizzato una raccolta fondi per la Clinton a casa loro, a Los Angeles, con biglietti che partivano da 30 mila dollari.

    katy perry tra hillary e bill clinton katy perry tra hillary e bill clinton

    In agosto Justin Timberlake e la moglie Jennifer Biel avevano fatto lo stesso, una cena a casa loro che in un primo tempo doveva essere organizzata da Leonardo DiCaprio. Per non parlare della parata di stella vista durante la convention democratica: Meryl Streep, Elizabeth Banks, Lena Dunham, Sarah Silverman, Ora, di fronte alla sconfitta, Hollywood si trova completamente spiazzata.

     

    «Ieri c' erano due film in lavorazione e negli studi della Paramount Pictures non volava una mosca. Il cima era davvero funereo», ha dichiarato in forma anonima un insider al sito The Wrap, specializzato in notizie di cinema. Non è solo questione di snobismo e della paura di vedere certi privilegi ripudiati: le star del cinema, per questioni economiche, sono quelli che più usufruiscono di leggi libertarie sulle adozioni e sull' uso della maternità surrogata, per esempio.

    CHELSEA HANDLER CHELSEA HANDLER

     

    È che al di là degli attori miliardari, Hollywood è pur sempre l' industria più varia in termini di razza, religione e orientamento sessuale e che si poggia molto sul lavoro dei freelance - giovani sceneggiatori, ma anche comparse, truccatori - tutta gente che potrebbe essere colpita dalle iniziative della presidenza Trump, prima tra tutti l' abolizione della sanità pubblica.

     

    Per non parlare delle minoranze. «Hollywood in questo momento è paralizzata», prosegue l' insider. «So che quello che sento io in questo momento è solo una briciola di quello che sentono gli ispanici, i musulmani, i gay e i transessuali», ha detto il conduttore Seth Meyers martedì sera, quasi in lacrime durante il suo monologo di apertura. E poi: «Mi auguro che l' amministrazione tratterà loro con rispetto».

    miley cyrus da jimmy kimmel 7 miley cyrus da jimmy kimmel 7

     

    «Ora che è presidente non posso prenderlo a pugni», ha detto Robert De Niro ospite del Jimmy Kimmel Show. «Dovrò trasferirmi in Molise», ha aggiunto, facendo riferimento alle origini italiane. Non è il solo a pensare alla fuga. Anche Lena Dunham, Bryan Cranston e Chelsea Handler avevano dichiarato che si sarebbero trasferiti in Canada in caso di vittoria di Trump, mentre Samuel L. Jackson sta pensando al Sudafrica e Amy Schumer alla Spagna. Dichiarazioni che difficilmente saranno seguite da azioni, tanto che su Twitter, le presa in giro a chi aveva annunciato di andarsene è già cominciata (quindi com' e il Canada?, chiedeva ieri un follower a Lena Dunham).

     

    AMY SCHUMER EMMY AWARDS AMY SCHUMER EMMY AWARDS

    «Le celebrities hanno già portato alla campagna di Hillary molti soldi. Riusciranno a portare anche i voti?», si chiedeva in settembre il Time raccontando la più grande mobilitazione di star mai vista per un candidato alla presidenza. La risposta ora l' abbiamo. O come ha twittato acidamente Piers Morgan: «Tutte quelle egocentriche ossequiose celebrity sono davvero servite».

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