Marco Grasso, Matteo Indice, Simone Schiaffino per “La Stampa”
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Marta Vincenzi, ex sindaco di Genova, è stata condannata a cinque anni e due mesi per tutti i capi di imputazione , nel processo per le morti causate dall’alluvione del 2011. Il pm Luca Scorza Azzarà aveva chiesto sei anni e un mese.
«Per fortuna non è finita qui: ci sono tre gradi di giudizio» ha detto Vincenzi uscendo dal tribunale, dopo la lettura della sentenza da parte del giudice Adriana Petri. Le accuse erano, a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, disastro e falso, per aver fabbricato il verbale fasullo che, modificando la scansione degli eventi, alleviava le responsabilità dei vertici di Tursi e della protezione civile.
MARTA VINCENZI
Gli altri imputati nel processo: l’ex assessore alla protezione Civile del Comune di Genova Francesco Scidone è stato condannato a 4 anni e nove mesi; il dirigente comunale Gianfranco Delponte a quattro anni e cinque mesi, il dirigente comunale Pierpaolo Cha un anno e 4 mesi (assolto dall’accusa di disastro) e Sandro Gambelli (anch’egli assolto dall’accusa di disastro) quattro anni e mezzo.
La decisione è stata presa dopo sette ore di Camera di Consiglio. La Vincenzi era accusata di omicidio plurimo, disastro colposo plurimo, falso e calunnia. Per quest’ultima accusa è stata assolta. Secondo l’accusa, i politici e i tecnici non chiusero le scuole nonostante fosse stata diramata l’allerta 2 e, la mattina della tragedia, non chiusero con tempestività le strade. Dalle indagini era emerso che «gli uffici comunali di protezione civile avevano ricevuto notizie allarmanti già alle 11 mentre il rio Fereggiano esondò intorno all’una».
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In quelle due ore c’era la possibilità di evitare la tragedia con alcuni accorgimenti che «non vennero messi in atto», aveva scritto il pm. I vertici della macchina comunale «non solo non fecero quello che andava fatto» ma, secondo l’accusa, «falsificarono il verbale alterando l’orario dell’esondazione». Quel documento secondo gli inquirenti venne alterato per sostenere la tesi secondo cui quel giorno sulla città si abbattè una «bomba d’acqua» di per sé imprevedibile. All’indomani della tragica alluvione, venne aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo contro ignoti.
MARTA VINCENZI
Grazie alle testimonianze dei cittadini, alle loro foto e video, gli investigatori hanno scoperto che la verità raccontata dai verbali presentati dagli uffici comunali era ben diversa da quanto veramente accaduto. Vennero così ipotizzate le accuse relative al verbale `taroccato´: il falso, appunto, e la calunnia perché gli imputati scrissero nel documento che il volontario di protezione civile risultava presente sul rio a monitorare l’andamento dell’acqua quando invece non arrivò mai sul posto
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