Giacomo Amadori per “la Verità”
palamara
C' è una notizia che farà tremare i polsi di molte persone. Luca Palamara ha ritrovato il cellulare con cui aveva iniziato la consiliatura al Csm, con in memoria numerose chat inedite, che in parte compaiono in alcuni atti di mediazione civile in corso sul libro Il Sistema. Il telefonino, che i magistrati di Perugia non hanno sequestrato nel 2019, custodisce i segreti delle nomine dal 2014 al 2016. Le chat sino a oggi conosciute si fermavano all' inizio del 2017.
Tra le conversazioni più sensibili del nuovo-vecchio cellulare ci sono quelle riguardanti la controversa nomina per la Procura di Palermo, quella in cui Palamara sosteneva formalmente Guido Lo Forte, ma sottobanco, su indicazione del suo vecchio capo Giuseppe Pignatone, spianò la strada a Franco Lo Voi.
giuseppe pignatone 1
Nei giorni scorsi, davanti alla commissione Antimafia, come ha riportato La Verità, Palamara ha ricostruito le logiche che avevano portato all' aborto della candidatura di Lo Forte che «nell' ambiente era considerato un magistrato sostenitore dell' inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, che come noto lambiva, per usare un eufemismo, il Quirinale». E aveva evidenziato come l' ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, che «nel frattempo aveva allacciato un ottimo rapporto con il presidente Giorgio Napolitano», avesse cambiato «cavallo» nonostante fosse «molto amico di Lo Forte» e avesse spronato Palamara con queste parole: «Si va su Lo Voi».
lo voi 5
Una delle nuove chat, datata 17 dicembre 2014, giorno del voto al plenum, sembra confermare la ricostruzione dell' ex presidente dell' Associazione nazionale magistrati. Palamara quel giorno scrive alla consigliera laica (in quota Sinistra e libertà) Paola Balducci: «Noi Lo Forte. Così via libera per l' altro con ballottaggio».
«L' altro» chi è? Lo si capisce proseguendo la lettura. La Balducci chiede lumi sulla posizione del procuratore di Roma: «E Pigna?». Risposta secca: «Appunto vince Lo Voi». Che da Pignatone era sostenuto. Lo Forte nella precedente consiliatura era arrivato a un passo dalla nomina. A quel punto dal Quirinale era partita una missiva che invitava il Csm a procedere in ordine cronologico, ovvero partendo dalle Procura con il tempo di vacanza più lungo. Così il voto per Palermo slittò alla consiliatura di Palamara.
Che nell' occasione non sfoderò le sue celeberrime doti di negoziatore. Infatti al primo turno il candidato della sua corrente, Unicost, si fermò a cinque preferenze, mentre Sergio Lari, sostenuto dal cartello di sinistra di Area raccolse sette voti. Lo Voi fu sostenuto dai quattro esponenti di Magistratura indipendente, la sua corrente, e da due consiglieri di centro-destra.
luca palamara roberto rampioni
A quel punto i commentatori erano convinti che i due gruppi alleati (Unicost e Area) convergessero su Lari o su Lo Forte. Invece Palamara trasformò Lo Forte in un candidato di bandiera e accettò la sconfitta. Al ballottaggio tutti i laici, anche quelli di sinistra, votarono per Lo Voi, nonostante fosse espressione dell' ala conservatrice.
Pure i due membri di diritto del Csm, le cariche apicali della magistratura, lo appoggiarono.
Alla fine Lo Voi totalizzò 13 voti e vinse a sorpresa. Infatti era il più giovane dei contendenti e l' unico a non aver mai diretto un ufficio giudiziario (gli altri erano stati già procuratore e Lari anche procuratore generale). Il vicepresidente di Palazzo dei marescialli, Giovanni Legnini, fu costretto ad allontanare i sospetti di intervento del Quirinale, negando «condizionamenti esterni».
GUIDO LO FORTE
Nel gennaio del 2015 Lari e Lo Forte impugnarono la delibera di nomina e il 21 maggio il Tar del Lazio annullò la nomina di Lo Voi. A quanto risulta alla Verità Palamara, il 26 maggio, si recò personalmente a Palermo dove incontrò a una cena il procuratore sub judice, intenzionato a impugnare la decisione del Tribunale amministrativo di fronte al Consiglio di Stato. Una mossa a cui Palamara o, forse, i suoi punti di riferimento dovevano essere molto interessati. E le chat stanno lì a dimostrarlo.
palamara
L' ex pm, quello che lui stesso ha definito un linguaggio in codice, iniziò a compulsare il procuratore di Palermo. Il primo messaggio è del 30 maggio 2015, quattro giorni dopo l' incontro siciliano. Scrive Palamara: «Benissimo. Un abbraccio». Lo Voi: «Caro Luca, spero stia bene. Io benissimo. Scusa se non ti ho chiamato prima, conto di farlo al più presto, sicuramente entro la prossima settimana. Un abbraccio, Franco». È un riferimento all' istanza di sospensiva di Lo Voi al Consiglio di Stato? Secondo Palamara sì. Il 4 giugno l' ex leader di Unicost pare in fibrillazione e comunica, a suo dire, in modo cifrato: «Caro Franco ancora non sono arrivati gli inviti. Sai dirmi esattamente quando?».
Riccardo Virgilio con Mattarella
La replica di Lo Voi pare coinvolgere Pignatone: «Giuseppe lo sa. Parla con lui». Se in parte l' interessamento di Palamara poteva essere giustificato, avendo la decisione del Tar sconfessato la scelta del Csm (che infatti farà ricorso), il ruolo di Pignatone risulta meno comprensibile, se non si prende per buono il racconto di Palamara. Il 5 giugno quest' ultimo sembra sollevato e manda un messaggio: «Grazie è arrivato l' invito. A presto un abbraccio».
Palamara ha raccontato che, proprio in quei giorni di giugno, a casa sua si tenne un incontro tra Riccardo Virgilio, il presidente della quarta sezione del Consiglio di Stato che aveva in mano la pratica, e lo stesso Pignatone, una colazione a base di croissant in cui i due avrebbero parlato «in maniera molto fitta e riservata».
david ermini sergio mattarella al csm
Il 17 giugno i giornali comunicano che il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza del Tar.
Nel gennaio del 2016 la stessa sezione ribalta definitivamente la decisione dei giudici amministrativi e conferma Lo Voi sulla poltrona di procuratore di Palermo.
Il presidente Virgilio era un vecchio amico di Pignatone, mentre il giudice estensore e relatore della sentenza era Nicola Russo. Nei mesi successivi sono finiti entrambi sotto inchiesta per corruzione in atti giudiziari proprio in relazione ad alcune sentenze del Consiglio di Stato (non quella su Lo Voi) e successivamente sono stati rinviati a giudizio.
luca palamara
Nel 2018, davanti al gip, Russo, che è stato anche arrestato, ha dichiarato «di avere ricevuto diverse segnalazioni su procedimenti a lui assegnati e indicato generali della Guardia di finanza e magistrati». A quel punto uno dei pm della Capitale gli ha chiesto: «Chi sono i giudici che si sono raccomandati?». E Russo ha replicato: «Suoi colleghi, anche pubblici ministeri che lei conosce bene». Ma si è fermato lì.
Il 16 maggio del 2019, mentre è intercettato dal trojan, Palamara parla con il collega del Csm Luigi Spina. Questi domanda: «Ma è ricattabile Pignatone?». Palamara risponde: «Andiamo avanti a un' altra storia... Lo Voi lo fa fa Pignatone... il ricorso di Lo Forte c' è pure Pignatone in mezzo...vabbè è meglio che non ti racconto...».
Consiglio Superiore della Magistratura
Il 21 maggio Palamara dice al vescovo Vincenzo Paglia: «Io sono stato uno dei fautori per aiutare Pignatone a portare Lo Voi a Palermo». Il 28 maggio, invece, Palamara parla con Cosimo Ferri (ex leader di Mi e oggi deputato di Italia viva): «E loro perché stanno a fa' i patti per Lo Voi (in quel momento candidato alla Procura di Roma, ndr)? Che faccio, mi metto a parlare di Lo Voi io? Io non mi posso mettere a parlare di Lo Voi eh!».
Adesso quest' ultimo è in corsa per il posto di procuratore della Capitale. Per una sorta di contrappasso questa volta è lui ad aver impugnato la nomina del collega Michele Prestipino, attuale capo dei pm di Roma. Il Tar gli ha dato ragione. Ora, come sei anni fa, la palla è passata al Consiglio di Stato. Ma questa volta Palamara, Virgilio e Pignatone sono fuori dai giochi.