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Estratto dell’articolo di Irene Soave per il “Corriere della Sera”
«Spende troppo», le hanno rimproverato i suoi avversari criticando la generosissima spesa pubblica del suo programma. «Splende troppo», sembra il rimprovero sotteso dei suoi (tanti) detrattori: troppi follower su Instagram, troppe copertine sui giornali di moda, troppe sortite notturne con gli amici (con una guerra al confine e l’adesione alla Nato da portare a casa).
Viste dall’estero, le elezioni finlandesi di domenica 2 aprile sono sembrate un referendum sulla figura di Sanna Marin, icona della sinistra e della «leadership al femminile»: che però ne è uscita terza classificata con uno scomodo 19,9% di voti, e pare già condannata all’opposizione.
Vista da Helsinki, però, la cacciata della premier si basa principalmente su una serie di errori politici.
riikka purra
Giovane, affascinante e custode del generoso welfare alla scandinava, […] la 37enne Marin è stata la premier con più visibilità internazionale che la Finlandia abbia mai avuto: il Parlamento ha dovuto allestire una seconda sala stampa, in un edificio separato (il Pikkuparlamenti) dedicata ai giornalisti da tutto il mondo che si sono accreditati per le elezioni del 2 aprile, sotto i riflettori anche per l’adesione del Paese alla Nato (che sarà completata già martedì).
[…] La Sanna Marin più amata è stata quella dei primi tempi: poco dopo essersi liberata dall’accusa di inesperienza, appena prima di iniziare a sembrare «troppo protagonista».
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PETTERI ORPO
In patria l’opposizione è scettica sulla sua inesperienza: quando la pandemia arriva, alla fine dell’inverno 2020, la Finlandia ha al timone la premier più giovane del mondo, nemmeno trentacinquenne, eletta da tre mesi.
Alla guida dell’esecutivo, a dicembre 2019, Marin è salita che la legislatura era già avviata: il premier designato, il socialdemocratico Antti Rinne (che ieri le urne non hanno riconfermato nemmeno al Parlamento), si era dovuto dimettere per la sfiducia del partito di Centro nei confronti di un progetto di riforma delle Poste.
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[…] Rinne si dimette, il partito di maggioranza — i Socialdemocratici — deve decidere con chi sostituirlo, dalle elezioni interne esce vincitrice Sanna Marin. Pochi mesi dopo, il Covid.
«Lì entrò nel cuore dei finlandesi. Tutti preoccupati per questa misteriosa pandemia, si vedevano in tv a giorni alterni i rassicuranti discorsi alla nazione della nuova presidente del Consiglio», continua Junkkari.
«Calma, serissima, parlava in un linguaggio quasi elementare e non si concedeva guizzi, né eccentricità». Tailleur scuri o spigati, nessun trucco, una leggera pinguedine. «Sembrava la timoniera perfetta».
Poi la crisi del Covid finisce, lasciando pesanti strascichi nelle casse dello Stato e nella spesa pubblica già ingente per la sanità. Aprile 2022, un’altra emergenza: la Russia, con cui la Finlandia condivide più di 1.300 chilometri di confine, invade l’Ucraina.
Sanna Marin, a capo di un partito tradizionalmente contrario all’ingresso della Nato, è però in grado di guidare il Paese in una svolta storica. Intercetta anche un radicale cambio d’umore dei finlandesi: dal 20% dell’anno prima, i favorevoli a unirsi all’Alleanza Atlantica sono diventati il 70%.
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Anche questa prova sembra brillantemente superata. In estate Marin viene colpita da un piccolo «Party-gate» nazionale: sui tabloid spuntano foto di lei a due feste, con un’aria un po’ brilla. L’opposizione, e in particolare la sovranista Riikka Purra, le chiede un test antidroga (che lei accetta di fare: negativo). Un danno d’immagine? Forse all’estero. In patria, concordano vari analisti, non ha spostato quasi nessun voto.
Il gradimento personale di Marin, nei sondaggi di prima delle elezioni, è sempre rimasto alto. Il 62% dei finlandesi (e il 69% tra le elettrici) l’ha definita «brava» o «molto brava» in un sondaggio dell’Helsingin Sanomat di pochi giorni prima del voto. E quanto a preferenze individuali, è risultata con 34.500 voti la seconda candidata più votata.
Ma non è bastato. Le elezioni del 2 aprile 2023 le ha vinte il leader del Partito di Coalizione Petteri Orpo, un uomo di mezza età con occhiali da burocrate e una dottrina economica basata sui tagli (ne ha in programma sei miliardi). E la seconda classificata è stata la sovranista Riikka Purra. Due personaggi ai suoi antipodi. Perché?
Sanna Marin
«Abbiamo perso sull’economia», constata il numero due del partito Matias Mäkynen, 32 anni, la mattina dopo la sconfitta. Bella novità: è sul debito pubblico altissimo, «all’italiana» sorride lui, che si è imperniata la campagna elettorale del vincitore Petteri Orpo; e sulle bollette del gas dei finlandesi medi, schizzate alle stelle, che ha giocato quella della seconda classificata Riikka Purra, leader sovranista. […]
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