DAGONEWS
Standard & Poor’s
Questa settimana gli occhi non sono puntati solo sulla video-conferenza del Consiglio europeo, per cui tutto è già stabilito, e il copione già scritto. Ci sarà solo una enunciazione politica sul Recovery Fund. Quello che davvero si attende è il rating sull'Italia di Standard & Poor's, che sarà deciso domani e comunicato venerdì. Il nostro debito per l'agenzia è due gradini sopra la spazzatura, e a ottobre 2018 aveva cambiato l'outlook da neutrale a negativo, alla vigilia della prima (e ultima) finanziaria giallo-verde.
Dal giudizio di S&P dipende ovviamente la tenuta dei nostri Btp, e data la situazione emergenziale, quella di venerdì sarà una valutazione politica: questo governo è in grado di portare l'Italia fuori dal baratro coronavirus? Per questo c'è una ''diplomazia'' al lavoro per far rinviare la decisione con la scusa del momento storico straordinario. In fondo, gli acquisti massicci da parte della BCE stanno già ''dopando'' il mercato...
giuseppe conte roberto gualtieri mes
Un downgrade sarebbe una botta da cui sarebbe impossibile riprendersi, visto che già lo spread è sopra il livello di guardia e gli speculatori che hanno perso decine di miliardi non vedono l'ora di trovare qualche osso da spolpare. Anche se la mossa di far rimandare la comunicazione riuscisse, poi bisognerebbe rimettersi in moto visto che l'8 maggio tocca a Moody's, che ci tiene su Baaa3, ovvero una sola tacca sopra il ''junk'' (Fitch aveva già confermato il rating prima del tracollo, il 7 febbraio).
THIERRY BRETON EMMANUEL MACRON
Questo è il fronte dei mercati, ma che succede in Europa? Se di Corona-bond non si parla neanche più, ora restano in campo le due proposte: il Recovery Fund di Gentiloni-Breton, e la nuova trovata spagnola (sussurrata da Angela Merkel all'orecchio di Sanchez), ovvero il debito perpetuo. Di che si tratta? In soldoni, un'obbligazione senza scadenza che garantisce interessi e cedole ma non la restituzione del capitale. Ovviamente si può vendere a terzi, che continueranno a incassare gli interessi. E in genere l'emittente inserisce una clausola per cui a determinate condizioni può rimborsare il capitale e chiudere la faccenda. C'è un bond perpetuo olandese che da 367 anni ancora paga interessi, incassati nel 2015 dall'Università di Yale.
paolo gentiloni ursula von der leyen
A differenza di quello che dice l'impresentabile viceministra all'Economia Castelli, il tasso c'è, e deve pure essere alto rispetto – ad esempio – ai bond trentennali che potrebbero essere emessi dal Recovery Fund. Per questo la Francia preferisce raccogliere i famosi 1.500 miliardi con obbligazioni a lunga scadenza, invece che con i più costosi bond perpetui. Il problema è che al momento si parla di soli 540 miliardi di aiuti, una cifra decisamente troppo bassa per spalmarla su 27 paesi. Ma ora l'opposizione dei paesi del Nord, dopo aver silurato i Coronabond, si è spostata sull'entità dell'intervento.
ANGELA MERKEL PEDRO SANCHEZ
Avremo i soldi prima dell'estate? Scordiamocelo. E non solo per motivi politici (così di fatto ci costringono a prendere i 36 miliardi del MES, pochi maledetti e subito), ma anche per ragioni tecniche. L'Unione Europea è un pachiderma di trattati, organismi, istituzioni. Mettere in piedi la struttura che dovrà gestire i 540-1500 miliardi è un compito a medio-lungo termine. Non è un caso se la Brexit dopo 4 anni dal referendum ancora non sia compiuta. Se ci va di lusso, del Recovery Fund si parla a ottobre…
Chiudiamo con una battuta che gira in questi giorni a Bruxelles: siamo nel mezzo della peggior crisi dalla nascita dell'Unione Europea, con il peggior governo italiano della storia.