Paolo Mastrolilli per “la Repubblica - Affari & Finanza”
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Correva l'anno 1873, per la precisione il 21 luglio, quando Jesse James immaginò questo audace piano. Una volta saputo l'orario esatto in cui il treno con la cassaforte della U.S. Express Company sarebbe transitato per Adair, in Iowa, con i suoi complici allentò il binario della Chicago, Rock Island and Pacific Railway.
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Quando la locomotiva arrivò alla curva cieca dietro cui i banditi si erano nascosti, Jesse ordinò di tirare con forza la corda a cui lo avevano legato. Il binario si spostò, facendo deragliare i vagoni.
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Il macchinista morì sul colpo nell'incidente, ma il resto del treno si fermò senza grossi danni lungo le rotaie. Allora James e suo fratello Frank salirono sopra per aprire la cassaforte.
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Dentro però ci trovarono solo duemila dollari, e quindi per rifarsi della delusione rapinarono tutti gli impauriti passeggeri, portando via soldi e qualunque altro oggetto di valore.
Questa rapina contribuì a creare il mito di Jesse James e aprì l'epopea degli assalti ai treni, assai più allettanti e profittevoli di quelli alle diligenze. Nel 1899, ad esempio, Butch Cassidy fece saltare con la dinamite un intero ponte del Wyoming, in modo da bloccare e isolare un convoglio.
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Così poté rubare i 30.000 dollari della famigerata Wilcox Train Robbery, a cui poi nel 1903 si sarebbe anche ispirato il film muto "The Great Train Robbery". Quei vagoni correvano sui binari della Union Pacific Railroad, fondata 160 anni fa ad Omaha, in Nebraska. Oltre un secolo dopo, la compagnia sperava di essersi messa alle spalle queste storie da Far West. Ma l'America evidentemente non è cambiata, o almeno non fino al punto di lasciare in pace i treni.
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Dal dicembre del 2020 ad oggi, infatti, i furti ai danni dei vagoni proprio della Union Pacific sono aumentati del 160%, con una media di 90 container compromessi ogni giorno. Gli assalti però si sono moltiplicati durante l'epidemia di Covid, e in particolare da quando gli imbuti creati dal virus nella catena di approvvigionamento hanno paralizzato i trasporti.
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Soprattutto nella zona di Los Angeles, dove al porto di Long Beach arriva circa il 40% delle importazioni che raggiungono gli Stati Uniti via mare. Da qui, quando finalmente riescono a scaricarli dalle navi, i container vengono trasferiti con i camion. In larga parte vanno al centro di smistamento di Hollenbeck a Lincoln Heights, dove vengono caricati sui treni che poi li portano nel resto del paese, partendo dalle 275 miglia di binari che si intrecciano nella contea di Los Angeles.
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E appunto qui vengono rapinati, perché gli intoppi provocati dal blocco della supply chain obbligano i vagoni a restare fermi anche per giorni sulle rotaie, rimanendo così esposti agli assalti dei ladri.
Il capo della polizia della città, Michael Moore, ha lanciato l'allarme perché tra le merci rubate ci sono anche armi, «decine di fucili e pistole, che minacciano di aggravare le violenze nelle nostre strade».
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Per capire le dimensioni del problema, secondo il Los Angeles Times nell'ottobre scorso i furti ai danni della Union Pacific sono aumentati del 356% rispetto allo stesso mese dell'anno prima.
La compagnia, che ha un valore complessivo di mercato di 155 miliardi e nel quarto trimestre del 2021 ha incassato profitti per 1,7 miliardi, ha anche subito perdite per 5 milioni di dollari durante l'anno passato a causa dei furti.
E questa cifra non tiene conto dei soldi persi dai clienti, a causa della scomparsa dei beni spediti e mai consegnati, inclusi i pacchi di Amazon, United Parcel Service o FedEx. Le immagini scattate sui luoghi dei furti, che ormai sono diventate virali, descrivono una realtà che il governatore della California Newsom ha definito senza mezzi termini «da paese del terzo mondo».
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Perché i ladri aprono i vagoni, prendono gli oggetti di maggior valore, e poi buttano per terra i cartoni in cui sono imballati o la merce che non li interessa. In qualche caso dei testimoni oculari hanno raccontato al Los Angeles Times di averli visti bivaccare tra i binari, perché tanto non correvano alcun rischio.
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Nei giorni scorsi Newsom si è vestito in maniche di maglietta ed è andato a ripulire le rotaie, approfittando dell'occasione per promuovere la sua riforma che darebbe 255 milioni di dollari alle forze dell'ordine nei prossimi tre anni, proprio allo scopo di combattere i furti sui treni, nei negozi, e quelli delle auto.
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Ma di chi è la colpa di questa emergenza? Il primo responsabile è il Covid, che ha creato gli intoppi nella supply chain, lasciando i vagoni alla mercè dei criminali. Nel frattempo, secondo il Wall Street Journal, a causa dell'epidemia circa 2.000 agenti si sono dimessi dal dipartimento di Polizia di Los Angeles (LAPD), lasciandolo senza gli uomini necessari per garantire l'ordine.
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A sua volta Union Pacific, che ha circa 200 guardie private per proteggere i propri treni lungo migliaia di chilometri di ferrovia, ha ridotto il personale. Così è rimasta con soli sei agenti a pattugliare i binari da Yuma, in Arizona, fino alla costa del Pacifico.
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Risultato: dal febbraio al dicembre dell'anno scorso LAPD ha arrestato 122 ladri sui treni. Eppure restano troppo pochi, per fermare le razzie. I casi presentati alla procura di Los Angeles sono scesi da 78 nel 2019 a 47 nel 2021, e solo nel 55% delle occasioni è seguita l'incriminazione. L'unica speranza, in altre parole, sembra essere che il Covid vada via, mettendo così fine alla resurrezione del Far West.